Arriva il pesce autunnale sulle nostre tavole

1 Ottobre 2019 - 03:30
Arriva il pesce autunnale sulle nostre tavole
Con il raffreddarsi dei mari, arriva il pesce autunnale sulle nostre tavole. Seppie e triglie si spostano al largo alla ricerca di acque più calde, lasciando spazio a specie più adatte alle variazioni di temperatura. Ecco quindi che arrivano l'alalonga, della famiglia dei tonni, l'acciuga, il merluzzetto giallo, il calamaro, la pannocchia e la cicala di mare; e poi il cefalo, il fragolino, la gallinella, la mazzancolla, il moscardino, il nasello, l'occhiata, l'ombrina, il pagello, il rombo, il sarago, le sardine, lo sgombro, la sogliola e la spigola. Tutti pesci di stagione il cui utilizzo, spiega Fedagripesca-Confcooperative, limita i costi di importazione, trasporto, oltre a salvaguardare l'ecosistema perché non si tratta di pesci in fase riproduttiva. L'autunno, secondo Fedagri-Confcooperative, è la stagione nella quale tre italiani su quattro decidono di avere un regime alimentare più equilibrato dopo i peccati di gola estivi e in preparazione di quelli delle festività natalizie.  width= Inserire nella propria dieta pesci, molluschi e crostacei almeno 3 volte a settimana aiuta a tenere sotto controllo il peso, grazie agli acidi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6 contenuti in questi alimenti. Le proteine del pesce facilitano a mantenere bassi i livelli di glicemia a digiuno e dopo due ore dal pasto, con un impatto positivo sul senso di sazietà e il desiderio di cibi ricchi di grassi e zuccheri. Nasello, orata, razza e gamberi d'acqua dolce sono i pesci con contenuto di grassi inferiore all'1%; sogliola, spigola, palombo, rombo, calamari, mitili, ostriche e vongole fino al 3%. Il salmone apporta Omega 3, acidi grassi essenziali preziosi il sistema nervoso.  width=Contribuiscono infatti al rilascio di serotonina, l’ormone del buonumore. Per assicurarsi un maggiore contenuto di acidi grassi essenziali, meglio preferire il pesce pescato piuttosto che quello allevato. E a proposito di molluschi, ostriche in particolare, il fatto di non doverle mangiare nei mesi senza la erre, ricorda l'associazione, è solo una leggenda legata sia alla freschezza del prodotto più facilmente deperibile con le alte temperature, ma anche al periodo di riproduzione che coincide proprio tra la primavera e l'estate.
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