Brexit e agroalimentare: i timori di Confagricoltura dopo il tavolo Ue

3 Lug 2018 - 04:45
Brexit e agroalimentare: i timori di Confagricoltura dopo il tavolo Ue
Si è discusso anche del negoziato in corso sulla “Brexit” durante il Consiglio Europeo che si è concluso venerdì 29 giugno, a Bruxelles. Nel documento finale del vertice si rivolge ai negoziatori l’invito ad intensificare le trattative, preparandosi a tutti gli esiti possibili. “In pratica – ha rilevato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - i capi di Stato e di governo non hanno escluso la possibilità che l’uscita del Regno Unito, nel marzo 2019, possa avvenire senza la definizione di un periodo di  transizione”. “Senza regole condivise, la “Brexit” avrebbe un impatto particolarmente pesante sull’economia e per il settore agroalimentare - ha ammonito Giansanti-. Perché tra meno di un anno il Regno Unito diventerebbe a tutti gli effetti un Paese terzo e gli scambi commerciali con la UE sarebbero sottoposti alle tariffe stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio”. Per il settore agro-alimentare, le tariffe oscillano tra il 10 ed il 30 per cento e le vendite di prodotti italiani sul mercato britannico ammontano a 3,5 miliardi di euro l’anno. “Inoltre – ha proseguito il presidente di Confagricoltura – non sarebbero più riconosciute e tutelate le denominazioni di origine e di qualità. In più, si verrebbe a creare un buco nel bilancio dell’Unione, tale da mettere a rischio la continuità di tutti i programmi di spesa nei restanti 27 Stati membri”. “Non possiamo che augurarci – ha sottolineato Giansanti -  che l’ipotesi di una “Hard Brexit” venga alla fine scongiurata. Ritengo che questo sia l’interesse comune degli imprenditori nella UE e nel Regno Unito”. Il presidente di Confagricoltura ha quindi rivolto un ringraziamento al Consiglio Europeo, e in particolare alla delegazione italiana, per l’annuncio, nelle conclusioni del vertice a proposito delle tensioni commerciali in atto, della determinazione con la quale l’Unione risponderà “a tutte le azioni di chiara natura protezionistica, comprese quelle che mettono in discussione la politica agricola comune”.
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