Cereali. Con i porti chiusi in Ucraina, è rischio approvvigionamento e aumento prezzi

Il World Food Programme e Federalimentare lanciano l'allarme: il blocco dei porti in Ucraina causerà grossi problemi a lungo termine.

12 Maggio 2022 - 12:34
Cereali. Con i porti chiusi in Ucraina, è rischio approvvigionamento e aumento prezzi
"Non sono più solo i prezzi alle stelle del grano a preoccuparci, ma il rischio di carenza di questa materia prima anche in Italia" questo l'allarme lanciato da Federalimentare in conseguenza del blocco nei porti ucraini. Sul sito del World Food Programme si legge che "con i porti bloccati a causa della guerra, milioni di tonnellate di grano sono stoccate in silos a Odessa e in altri porti ucraini sul Mar Nero. Altro grano è bloccato sulle navi impossibilitate a muoversi a causa del conflitto". Se i porti non verranno riaperti, fa sapere il WFP, gli agricoltori ucraini non sapranno dove immagazzinare il raccolto luglio/agosto. Migliaia di tonnellate di grano saranno sprecate e si rischia una crisi globale della fame. "Prima della guerra, - si legge su wfp.org - la maggior parte del cibo prodotto dall'Ucraina, sufficiente a sfamare 400 milioni di persone, veniva esportato attraverso i sette porti del Mar Nero del Paese. Negli otto mesi precedenti l'inizio del conflitto, quasi 51 milioni di tonnellate di grano sono transitate attraverso quei porti". Per quanto riguarda i prezzi, quelli del grano sono aumentati da febbraio a oggi del 52% e solo nell'ultimo mese l'aumento è stato del 16%. Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, ha dichiarato: "Ho sempre detto che l'Italia non avrebbe mai avuto problemi di approvvigionamento di cereali, ma una serie di eventi hanno cambiato questa condizione. In parte il problema è logistico, perché il blocco sul mar Nero non permette all'Ucraina di esportare, mentre dall'altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. C'è poi un problema di ritenzione, perché quasi tutti i paesi europei esportatori stanno rallentando l'offerta/export". "La conseguenza - continua Federalimentare - è che non solo nei paesi in via di sviluppo ma anche in paesi come l'Italia, importatore per il 60% di grano tenero, rischiamo di assistere a concrete difficoltà di approvvigionamento di cereali. Se le cose andranno avanti in questo modo, la mancanza di offerta che si sta verificando si ripercuoterà su aziende alimentari e consumatori molto più duramente di quanto non stia già accadendo con l'aumento dei prezzi, tanto più che i cereali sono trasversali a tutti i settori alimentari e quindi questa situazione non sarà relativa solo a qualche prodotto, ma a tutta la filiera (carne, uova, pasta, formaggi, latte, ecc)".
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