Cia-Agricoltori: sul rincaro del pane pesano costi energetici e speculazioni

Per Cia-Agricoltori non sono il costo della materia prima e le problematiche legate alla guerra ad incidere sul prezzo del pane e di altri prodotto da forno ma l'aumento dei costi di elettricità, gas e fertilizzanti

8 Marzo 2022 - 14:10
Cia-Agricoltori: sul rincaro del pane pesano costi energetici e speculazioni
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/03/Cia-Agricoltori-sul-rincaro-del-pane-pesano-costi-energetici-e-speculazioni.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] Secondo Cia-Agricoltori Italiani non è il rialzo del prezzo del grano tenero, che incide tradizionalmente pochissimo (8,5%) sul costo allo scaffale di pane, prodotti da forno e da pasticceria, ma sono i maggiori costi di elettricità, gas, carburante per la logistica e imballaggi a impattare sull’industria della panificazione e sulla distribuzione, che non devono, però, scaricare sui cittadini gli aumenti, ma ripartirli equamente su tutta la filiera. Cia ricorda, inoltre, che il prezzo del frumento tenero è aumentato già da molti mesi, ben prima del conflitto in Ucraina, senza che vi siano speculazioni dalla parte agricola, che non si è arricchita per questi rialzi, avendo venduto il grano ai commercianti in estate a 22 euro, mentre ora il prezzo è di 34 euro al quintale. Secondo Cia non vi è pericolo di restare senza pane, né ci sono colli di bottiglia nell’approvvigionamento di grano tenero dall’estero; a preoccupare, invece, la situazione dei fertilizzanti e l'esorbitante aumento dei prezzi del gas naturale che ne è l'ingrediente principale. A pesare, dunque, non è la congiuntura bellica, ma fattori di natura strutturale e speculativa. La forte pressione internazionale sui cereali ha a che fare soprattutto con l’incertezza legata al lungo periodo pandemico e all'andamento negativo dei raccolti a livello mondiale, dovuto a siccità e climate change. Nel caso dell’Italia, le importazioni di grano tenero da Russia e Ucraina sono assolutamente marginali (5%) e sostituibili con fonti di approvvigionamento alternative, senza particolari ripercussioni sulla nostra industria alimentare, che deve far fronte ai ben più gravi problemi dell’esplosione dei costi energetici e logistici. Si rileva, inoltre, che l’import da Russia e Ucraina riguarda tipologie di frumento tenero ad alto contenuto proteico, per prodotti di lunga lievitazione destinate alla biscotteria, non certo alla panificazione, sulla quale si concentra in questi giorni l’allarme di molti. In merito alla questione del sovranismo alimentare, per Cia il tema non è il deficit dell'import da compensare con la produzione nazionale (attualmente viene coperto il 35% del nostro fabbisogno di grano tenero), semmai di gestire in modo più efficiente la filiera internazionale. La preoccupazione di Cia riguardo alla congiuntura bellica risiede, invece, sui rincari eccezionali dei fertilizzanti a base azotata di provenienza russa (nitrato d’ammonio e urea), che hanno fatto registrare aumenti del +380% sul livello dell'ultimo trimestre del 2020. Questo è allarmante per tutta l’agricoltura italiana, non solo per il settore cerealicolo. Su quel versante, poi, la preoccupazione maggiore non è sul frumento tenero, ma soprattutto sul grano duro - ingrediente principale per la produzione della pasta - poiché i nostri coltivatori hanno bisogno di fertilizzanti per ottenere l’elevato contenuto proteico richiesto dall’industria pastaria, fiore all’occhiello del Made in Italy.  width=
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