Controlli NAS su locali etnici: numerose irregolarità. Il commento di Fipe

17 Giu 2019 - 03:34
Controlli NAS su locali etnici: numerose irregolarità. Il commento di Fipe
I NAS svolgono un lavoro fondamentale per la nostra sicurezza: sono i numi tutelari della salute alimentare. I controlli capillari che effettuano sono volti a scoprire e sventare irregolarità nel mondo del food italiano a 360°. L'ultima indagine ha interessato 500 locali etnici in Italia, svelando che la metà ha rivelato irregolarità di diversa gravità: alimenti decongelati e ricongelati, mancato rispetto delle norme igieniche, etichette non a norma, prodotti di importazione vietati. 477 le violazioni di legge riscontrate e anche nel 41% dei grossisti e depositi di alimenti etnici analizzati sono state riscontrate irregolarità. 128 le tonnellate di prodotti ittici, verdure e carne sequestrate perché non idonei al consumo: privi di tracciabilità e in cattivo stato di conservazione. Sono in particolare locali che adottano la formula "all you can eat" ad essere i più "esposti" alle irregolarità. Livelli essenziali di igiene, fornitura di materie prime idonee, prassi corrette perché la salute del consumatore sia preservata: tutto ciò è passato al vaglio dei carabinieri che hanno analizzato il "rigoroso rispetto delle procedure di preparazione, conservazione e somministrazione degli alimenti, dello stato igienico e strutturale dei locali di ristorazione e degli esercizi di vendita al dettaglio di prodotti preconfezionati, del mantenimento della catena del freddo soprattutto in relazione ai cibi da mangiare crudi, estendendo la vigilanza anche ai canali di importazione e distribuzione delle derrate alimentari e delle materie prime provenienti da Paesi esteri, gestiti da aziende di commercio all’ingrosso, di deposito e di trasporto", secondo quanto ha spiegato il generale di divisione dei Carabinieri Adelmo Lusi.

Il commento di Fipe alla notizia sui locali etnici: "la ristorazione non è un mestiere per tutti"

A seguito della notizia, riportata dalle maggiori testate, Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha rilasciato una nota per commentare gli avvenimenti. “La ristorazione non è un mestiere per tutti: lo dimostrano gli esiti dei controlli del NAS nei locali che servono cibi etnici, che hanno portato alla denuncia di numerosissime irregolarità e a sequestri per 128 tonnellate di prodotti ittici, carnei e vegetali. Ringraziando i NAS per il prezioso e puntuale lavoro che svolgono per garantire la sicurezza ai consumatori, vogliamo ribadire ancora una volta che dedicarsi alla ristorazione non è semplice! È necessario conoscere e rispettare le regole di igiene e sicurezza alimentare del nostro sistema che, come ha opportunamente sottolineato il ministro della Salute Giulia Grillo, è tra i più avanzati a livello mondiale. Servono organizzazione, competenza e professionalità, ma anche attrezzature adeguate ed una adeguata preparazione - dichiara Fipe - Per questo abbiamo messo a disposizione degli esercenti della nostra Federazione un vademecum che li aiuti ad applicare le normative in tema di Lavoro, Salute e Sicurezza e Igiene e Sanità, con un roadshow di presentazione in tutte le città italiane, proprio con la collaborazione delle autorità competenti come ASL e NAS; la prossima tappa del roadshow sarà a Roma, il prossimo 19 giugno”. “Oggi, anche a causa di politiche che vanno a vantaggio di chi si vuole improvvisare nel settore, si è diffusa l’idea che con un impegno relativo e attrezzature di base si possa avviare un’attività di ristorazione, non è così! I risultati sono sotto agli occhi di tutti, e rappresentano un danno tanto per il mercato quanto per i consumatori. Da un lato gli esercenti che operano nella legalità e con precisione, anche nei locali etnici, vengono penalizzati da notizie di questo tipo che mettono in cattiva luce il settore. Dall’altro i consumatori vedono minata la garanzia della sicurezza alimentare e perdono fiducia nell’intero sistema. Da questi principi: garanzia di concorrenza leale e garanzia di sicurezza per i consumatori, è nata l’idea del manifesto Per non mangiarsi il futuro, firmato ormai da migliaia di lavoratori del settore, da grandi chef ad operatori più piccoli”.
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