Dal crollo del raccolto dell'orzo al caro energia: allarme per la birra made in Italy

Il Consorzio Birra Italiana lancia l'allarme per il comparto artigianale, a rischio a causa dall'aumento del costo dell'energia e, tra gli altri, degli imballaggi, della scarsità di orzo e di alcune materie prime come l'anidride carbonica. La stabilizzazione del taglio delle accise potrebbe aiutare a salvare la filiera e i suoi lavoratori

29 Sett 2022 - 08:22
Dal crollo del raccolto dell'orzo al caro energia: allarme per la birra made in Italy
Birrifici artigianali a rischio con il crollo del 34% del raccolto 2022 dell’orzo per il malto rispetto all’ultimo anno prima della pandemia a causa di siccità ed eventi meteo estremi, mandando in crisi una delle filiere più importanti per la produzione Made in Italy, mentre esplodono i costi dell’energia a causa della guerra in Ucraina. È l’allarme lanciato dal Consorzio Birra Italiana alla vigilia del prossimo maxi-rincaro delle bollette di luce e gas a partire dal primo ottobre. Il caro energia e la mancanza di materie prime, compresa l’anidride carbonica, si fanno sentire lungo tutta la filiera – spiega il Consorzio – insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. In questo scenario nel quale gli effetti dei cambiamenti climatici si uniscono a quelli provocati dalla guerra su energia e materie prime è necessario sostenere i produttori di birra artigianale italiana – afferma il Consorzio - con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un'intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. La filiera della birra artigianale italiana conta infatti 1085 attività produttive in tutto il territorio nazionale che, dal campo alla tavola, danno lavoro a circa 93.000 addetti, per una bevanda i cui consumi sono destinati quest’anno a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale – spiega il Consorzio – di 2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. A fare da traino – continua il Consorzio – sono le birre artigianali realizzate con l’utilizzo di ingredienti particolari, non pastorizzazione nè microfiltrate per esaltare la naturalità di un prodotto apprezzato da tutte le fasce di età, con i giovani che sempre più cercano la degustazione di qualità più che di quantità. Due boccali su tre sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana; la scelta della birra come bevanda è diventata negli anni sempre più raffinata e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari: dalla birra aromatizzata alla canapa a quella ligure affumicata con le castagne, dalla birra senza glutine al riso Carnaroli del Piemonte a quella con la zucca, dalla birra con le arance di Sicilia a quella con le scorze di bergamotto, da quella alla ciliegia a quella con il miele di erica alla birra e non manca neppure la birra prodotta con il pane e il grano saraceno. Si tratta di produzioni molto spesso realizzate da giovani grazie a tecniche e strumenti innovativi come la certificazione d’origine a chilometro zero, il legame diretto con le aziende agricole, la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” e l’apertura di banchi presso i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Si stanno creando anche nuove figure professionali – evidenzia il Consorzio – come il “degustatore professionale di birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola. Come evidenzia infine il Consorzio Birra italiana per ogni addetto coinvolto all’interno di un birrificio si generano altri 29 occupati all’esterno, da chi coltiva i prodotti agricoli che servono alla bevanda, alla produzione delle bottiglie, dalle etichette ai tappi, dalla logistica alla comunicazione; non mancano neppure addetti coinvolti nello sviluppo del turismo con il progetto di creare almeno una strada della birra in ogni regione d’Italia per esaltare la scoperta dei territori e delle produzioni locali. Per questo una crisi del settore è da scongiurare, sia per la tutela delle eccellenze italiana che dei posti di lavoro della filiera.  width=
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