Dati Fao obesità: bisogna combattere la malnutrizione in ogni forma

16 Apr 2019 - 03:33
Dati Fao obesità: bisogna combattere la malnutrizione in ogni forma
L'obesità è un fenomeno mondiale, a lanciare l'allarme è la Fao. Il direttore generale Josè Graziano Silva, ricordando l'obiettivo numero 2 dell'agenda per lo sviluppo durevole ovvero la cancellazione di ogni forma di malnutrizione, ha sottolineato come ormai non ci si può più concentrare solo sulla lotta alla fame. L'obesità sta diventando un problema mondiale anche in paesi dove esistono forme di sottosviluppo. Secondo la Fao nei venti paesi in cui il tasso di persone in sovrappeso è cresciuto di più, otto sono africani. Non bisogna dunque pensare che la malnutrizione riguardi solo i Paesi con gravi e diffusi problemi di povertà, dove è difficile reperire cibo, di buona o scarsa qualità che sia. Il problema della malnutrizione riguarda anche gli eccessi, sia nei paesi industriali che in quelli dalle economie sottosviluppate. Nel mondo, sottolinea la Fao, si consumano sempre più alimenti industriali, estremamente lavorati che contengono poco nutrimento ma molti grassi, zucchero, sale e additivi chimici. Gli ultimi dati Onu parlano di 821 milioni di persone che soffrono la fame (11% della popolazione mondiale) a fronte di 2 miliardi di persone sovrappeso di cui 672 milioni gli obesi. Sono 3,4 milioni le persone che ogni anno muoiono per problemi legati all'obesità. Per combattere il fenomeno il 23 e 24 aprile la Fao insieme all'Oms e l'organizzazione mondiale del commercio organizzeranno un Forum internazionale sulla sicurezza degli alimenti. Alla fine di maggio, invece, l'Onu lancerà un'iniziativa sull'agricoltura familiare. La promozione delle innovazioni in agricoltura e la lotta contro ogni forma di malnutrizione saranno le priorità della Fao nei prossimi due anni. In Italia ci sono 6 milioni di obesi. In Europa il sovrappeso è ritenuto responsabile di circa l'80% dei casi di diabete di tipo 2, del 55% dei casi di ipertensione arteriosa e del 35% dei casi di cardiopatie ischemiche. Il che si traduce ogni anno in almeno un milione di morti e 12 milioni di persone gravemente ammalate.
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