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La Fipe chiede accelerazione su Ddl per il demanio a uso turistico

Il comparto turistico conta circa 1 milione di addetti ed un valore aggiunto di oltre 40 miliardi di euro ma il rischio di una grossa crisi dai risvolti drammatici, secondo la FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi è dietro l’angolo a causa dei ritardi che sta subendo in Senato l’iter per l’approvazione del disegno di […]

Redazione - Pubblicato il 20 Dicembre 2017 alle ore 11:45
Categoria: Attualità

Demanio a uso turistico

Il comparto turistico conta circa 1 milione di addetti ed un valore aggiunto di oltre 40 miliardi di euro ma il rischio di una grossa crisi dai risvolti drammatici, secondo la FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi è dietro l’angolo a causa dei ritardi che sta subendo in Senato l’iter per l’approvazione del disegno di legge delega per la riforma del demanio a uso turistico. Qualora non si dovesse ritrovare una nuova regolamentazione per le attività che lavorano sul demanio (stabilimenti balneari, strutture ricettive, porti turistici) si creerebbe un danno all’intera economia del Paese.
Per la FIPE si tratta di un provvedimento che, dopo un lungo iter e tanti rinvii, già dovrebbe essere legge: “Azzerare tutto solo perché si è arrivati a fine legislatura è un’autentica presa in giro per il nostro settore spiega la Federazione in un suo comunicato. “Vogliamo ricordare che l’inaspettato innalzamento del PIL oltre le previsioni si deve soprattutto all’impegno quotidiano proprio di questo settore, che ora si trova alle prese con un’inaspettata strenna natalizia dalle implicazioni potenzialmente catastrofiche. Se fosse davvero confermata l’impossibilità di varare la legge riforma prima della fine della legislatura in corso, le imprese del turismo operanti sul demanio, inclusi bar, ristoranti e locali, si troverebbero, già nella stagione 2018, nella confusione più totale, con decine di migliaia di posti di lavoro in tutta Italia a forte rischio, il blocco di ogni forma di investimento e una nuova, pressoché sicura, procedura a carico dell’Italia da parte dell’Unione Europea“.
La soluzione che metterebbe d’accordo tutto il settore sarebbe la presa in carico da parte del Senato del Ddl che dovrebbe impegnarsi per rassicurare tutti gli esercenti di questo settore, fortemente preoccupati del destino del loro lavoro.


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