FIVI invita il Governo a vigilare sui possibili dazi USA contro il vino italiano

FIVI ha inviato una lettera ai ministri Bellanova e Patuanelli per richiamare l'attenzione su una nuova minaccia proveniente dall’amministrazione Trump.

15 Giu 2020 - 01:30
FIVI invita il Governo a vigilare sui possibili dazi USA contro il vino italiano
Il Governo deve vigilare affinché il vino italiano non rientri nei prodotti presi in considerazione per eventuali nuovi dazi Usa”. Lo chiedono i Vignaioli Indipendenti FIVI in una lettera spedita ai ministri Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli per richiamare l’attenzione su una nuova minaccia proveniente dall’amministrazione Trump. Il governo americano ha infatti deciso di avviare un’indagine sulla cosiddetta digital tax, cioè sull’assoggettamento a tassazione delle attività di servizi digitali e sui governi che hanno deliberato di applicarla, tra cui la Commissione Europea e l’Italia. Come accaduto in passato nel caso della disputa Boeing/Airbus, gli Stati Uniti potrebbero decidere nuovamente di applicare dazi pesantissimi sui prodotti agroalimentari europei. FIVI chiede che venga posticipata l’entrata in vigore della digital tax e che tale decisione venga presa insieme agli altri Paesi all’interno dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per evitare che prodotti italiani vengano tassati per rappresaglia. Nel documento che dichiara l’avvio della nuova fase investigativa a partire dal mese di giugno 2020 non si fa ancora riferimento a quali prodotti potrebbero essere soggetti a nuovi dazi, ma il rischio che il vino italiano venga colpito è molto alto e concreto.
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Matilde Poggi, Presidente FIVI
In un quadro di commercio internazionale più ampio, crediamo che la strategia dei dazi e delle ritorsioni sia quanto di meno auspicabile per la ripresa dell'economia globale – dichiara Matilde Poggi, presidente FIVI - I Vignaioli Indipendenti italiani hanno come principali mercati di sbocco l’enoturismo e la ristorazione italiana ed estera, canali che sono rimasti chiusi per almeno tre mesi. Noi abbiamo continuato a lavorare nelle nostre aziende perché le vigne vanno coltivate, impiegando manodopera a fronte di incassi quasi azzerati. La difficoltà economica e finanziaria è grande e non possiamo permetterci l’imposizione di nuovi dazi che metterebbero a rischio le esportazioni verso gli USA, primo mercato estero per le nostre aziende”. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera inviata da FIVI ai ministri Bellanova e Patuanelli, datata 9 giugno. "Gen,le Ministra Teresa Bellanova, Gen,le Ministro Stefano Patuanelli, Vogliamo portare alla vostra attenzione una nuova minaccia proveniente dall’amministrazione degli Stai Uniti. Il governo USA ha deciso di avviare un’indagine sull’assoggettamento a tassazione delle attività di servizi digitali (cosiddetta digital tax). In particolare saranno sotto osservazioni i governi che hanno deliberato di applicare la digital tax, tra cui la Commissione Europea e il governo italiano. Come già purtroppo abbiamo potuto vedere, nel caso della disputa Boeing/Airbus, il governo americano ha deciso di applicare dazi pesantissimi sui prodotti agroalimentari di alcuni Paesi Europei, dazi che sono a oggi ancora in vigore. Nel documento che dichiara l’avvio della nuova fase investigativa a partire dal mese di giugno 2020, non si fa ancora riferimento a quali prodotti potrebbero essere soggetti a nuovi dazi, ma il rischio che il vino italiano venga colpito da un dazio all’importazione negli USA è molto alto e, a nostro parere, concreto. I vignaioli indipendenti italiani hanno come principali mercati di sbocco l’enoturismo e il canale della ristorazione italiana ed estera. Ambedue questi canali sono rimasti chiusi per almeno tre mesi. Le nostre aziende sono rimaste aperte perché le vigne vanno colmvate e abbiamo continuato anche ad impiegare manodopera a fronte di incassi quasi azzerati. Siamo in grande difficoltà economica e finanziaria e non possiamo permetterci l’imposizione di nuovi dazi che metterebbero a rischio le esportazioni verso gli USA, primo mercato estero per le nostre aziende. Crediamo che il governo italiano debba vigilare affinché il vino italiano non rientri nei prodotti presi in considerazione per eventuali nuovi dazi. in un quadro di commercio internazionale più ampio, crediamo che la strategia dei dazi e delle ritorsioni sia quanto di meno auspicabile per la ripresa dell'economia globale Chiediamo quindi di posticipare l’entrata in vigore della digital tax e che una tale decisione venga presa insieme agli altri Paesi all’interno dell’OCSE per evitare che prodotti italiani vengano tassati per rappresaglia. Confidando nella vostra condivisione delle nostre preoccupazioni e che ne sarete portavoce all’interno del nostro governo, Cordiali saluti, Matilde Poggi Presidente FIVI"  
FIVI - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta". Attualmente sono circa 1300 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 13.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 95 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,8 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 330 milioni di euro. I 13.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico e per il 49 % secondo i principi della lotta integrata.
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