Il caffè espresso italiano candidato a patrimonio dell'Unesco

Gian Marco Centinaio, annuncia l'approvazione all'unanimità da parte del Mipaaf della candidatura a patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco de "Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli"

21 Gen 2022 - 08:23
Il caffè espresso italiano candidato a patrimonio dell'Unesco
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/01/Il-caffe-espresso-italiano-candidato-a-patrimonio-dellUnesco-Fipe.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] "In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo". Dice Il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, annunciando l'approvazione all'unanimità da parte del Mipaaf della candidatura a patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco de "Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli". "Siamo molto soddisfatti di essere arrivati ad una candidatura unitaria" commenta Centinaio. Il 20 gennaio è stata trasmessa la candidatura alla Commissione nazionale italiana per l'Unesco confidando venga approvata e inviata entro il 31 marzo a Parigi. "La tazzina di espresso rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che trova riscontro anche nella letteratura e che appassiona tutto il Paese, da Napoli a Venezia fino a Trieste passando per Roma e Milano. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali - conclude Centinaio - avevano come cornice il bancone o il salotto all'aperto di un bar davanti a un buon caffè italiano".

Caffè patrimonio Unesco, “Esempio di ritrovata unità e grande spinta alla produzione alimentare di qualità per l’Italia”

Una candidatura in grado di dare forte risalto all’Italia come come polo mondiale in termini di produzione alimentare di qualità e di cultura del cibo: non produciamo caffè eppure siamo riusciti a imporre questa nostra elaborazione della materia prima a tutto il mondo”. E’ quanto dichiara Mauro Agnoletti, professore universitario e coordinatore della candidatura del caffè espresso italiano nel patrimonio UNESCO, all’indomani della presentazione del dossier.
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Mauro Agnoletti
Dopo più di un anno di riunioni e mediazioni – prosegue Agnolettiil dossier, che sarà ora presentato alla commissione nazionale UNESCO, rappresenta anche un bell’esempio di ritrovata unità dellle diverse identità del nostro paese intorno un dei tanti elementi forti della sua culturale alimentare”. “ll rito del caffè, con l'insieme dei fattori sociali, storici e culturali che lo caratterizzano – aggiunge il coordinatore della candidatura - riguarda tutta la popolazione italiana. Coinvolge una molteplicità di comunità e realtà locali accomunate dalla condivisione dell'arte della preparazione e delle modalità di consumo di questa bevanda che ha il potere di veicolare valori sociali, identitari ed emozionali che rappresentano il nostro paese nel mondo. La tradizione del caffe unifica città come Venezia dove nasce il Caffè Florian, primo luogo dedicato alla degustazione di questa bevanda, con Napoli, dove il caffè è particolarmente radicato nella tradizione tanto da avere assunto una sua ‘specificità culturale’, ma è presente con declinazioni diverse in tutto il nostro paese”. “E’ stato un lungo lavoro per cercare di unificare due documenti che rappresentano culture e tradizioni diverse del caffè e valorizzare in un solo testo l’origine storica del caffè che si colloca nel Nord Est dell’Italia in particolare a Trieste, luogo di arrivo dei primi sacchi di caffè dopo l’assedio di Vienna da parte dei turchi, e Venezia, con Napoli dove esiste forse la più forte comunità emblematica del caffè, che l’ha trasformato in un rito simbolo della cultura popolare campana a cui spesso si associa il caffè al momento di degustare la bevanda anche nel resto d’Italia”. “Il rito del caffè espresso – conclude Agnoletti - è ormai diffuso in tutti i continenti, rappresentando uno dei simboli della cultura italiana”.

Fipe-Confcommercio: "Un rito inclusivo che ci rende unici al mondo"

Dopo due anni in cui le nostre vite sono, di fatto, sospese a causa della pandemia, abbiamo bisogno di recuperare il valore delle nostre tradizioni, anche attraverso atti dal forte valore simbolico. Per questo siamo estremamente felici che il ministero delle Politiche agricole e forestali abbia deciso di ufficializzare e sostenere la candidatura del caffè espresso italiano a Patrimonio immateriale dell’umanità presso l’Unesco. In questo modo saremo in grado di promuovere un’eccellenza tutta italiana, uno stile di vita inconfondibile e insostituibile, un rito inclusivo e unico, in tutto il mondo”. Così Alessandro Cavo, presidente de “Gli Storici” e consigliere delegato di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, presso il Comitato promotore della candidatura dell’espresso italiano a patrimonio Unesco, in merito al via libera dato dal Mipaaf al progetto. “In questi giorni – aggiunge Cavo – il rito quotidiano di milioni di italiani di consumare la tazzina di caffè al bar deve fare i conti con le misure restrittive anti Covid e, per quanto riguarda i gestori, con l’incremento dei costi della materia prima e dell’energia. Eppure questa tradizione, figlia di uno stile di vita unico al mondo, continua ad essere un riferimento quotidiano per milioni di persone ogni giorno. Ci auguriamo che la candidatura a cui Fipe ha da subito dato il suo appoggio convinto, arrivata peraltro al termine di un lungo percorso, rappresenti il riconoscimento di un rito che unisce il Paese nel segno di quella convivialità oggi negata dall’emergenza sanitaria.
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