Il Chianti Classico e la leggenda del Gallo Nero

Terra di antiche tradizioni vitivinicole il Chianti Classico è la prima zona di produzione al mondo ad essere definita per legge nel 1716, terroir in cui il Sangiovese si esprime con eleganza e finezza e che affida la riconoscibilità dei suoi vini ad un simbolo leggendario, il Gallo Nero.

25 Gen 2022 - 10:16
Il Chianti Classico e la leggenda del Gallo Nero
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/01/Il-Chianti-Classico-e-la-leggenda-del-Gallo-Nero.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] Tra Firenze e Siena, in quell’area delimitata dai monti del Chianti ad est, dalla Val d’Elsa e dalla Val di Pesa ad Ovest, si sviluppa un territorio non particolarmente esteso ma denso dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ricco di storia, leggende e tradizioni e noto per la produzione di grandi vini: il Chianti Classico, prima zona al mondo ad essere definita per legge nel lontano 1716. Per scoprirne i segreti basta farsi guidare da una strada che lo attraversa dipanandosi per oltre 60 km e che è considerata tra le più belle d’Italia, la Chiantigiana o SS222, nome che evoca itinerari d’oltreoceano ma che è parte integrante del cuore della Toscana. Percorrerla è vivere un’emozione dietro l’altra, rapiti da uno scenario mutevole, dove tra il verde delle viti e dei boschi si stagliano antichi borghi punteggiati di casolari e castelli dalle guglie spioventi, costruiti in una pietra che alla luce del tramonto ammalia con i suoi riflessi rosati. Valli strette e profonde si avvicendano con una serie di anfiteatri naturali, il più ampio è famoso dei quali è la Conca d’Oro, un terroir che i francesi definirebbero un Grand Cru, un’eccellenza per la combinazione di suolo, altitudine ed esposizione. Le condizioni per la coltivazione della vite nel Chianti Classico sono ideali e trovano punti di forza nella composizione dei suoli argillo-calcarei, ricchi di alberese e galestro, che consentono alle radici di scendere in profondità, nell’altitudine e nell’inclinazione dei pendii, e nel clima mite, determinato dalla posizione intermedia tra rilievi appenninici e litorale. Le forti escursioni termiche tra giorno e notte favoriscono una maturazione delle uve ottimale. Altra caratteristica del territorio è l’estrema variabilità tra un’areale e l’altro, differenze sostanziali che si ritrovano nel calice grazie anche al vitigno qui più diffuso, il sangiovese, in grado di rappresentare il terroir dal quale trae linfa vitale in modo eccezionale.  width=  

Storia e viticoltura

Come testimoniano i vasi ritrovati nella necropoli di Castellina con all’interno acini d’uva risalenti all’800 a.C., la viticoltura in Chianti Classico fu introdotta 3.000 anni fa dagli Etruschi che abbandonarono la pastorizia per dedicarsi all’agricoltura. Le viti si facevano crescere su alberi di acero campestre disposti in filari ben distanti l’uno dall’altro al cui interno venivano associate altre colture, tecnica di allevamento, detta della “vite maritata” o “a Testucchio” che nel tempo è andata via via esaurendosi. La viticoltura fu praticata anche dai Romani e sopravvisse al crollo dell’Impero e alle devastazioni barbariche principalmente grazie all’impegno dei monaci cui si deve la diffusione, a partire dall’anno Mille, di una coltura specializzata, con la vite allevata in forme basse a filari. Nei secoli successivi ad affiancarsi allo sviluppo della viticoltura chiantigiana saranno numerose regolamentazioni volte a definirne i criteri che culmineranno con la legge emanata nel 1716 dal Granduca Cosimo III, prima nel mondo a definire una zona di produzione. Questa spiccata cultura della tutela porterà nel 1924 alla creazione del primo consorzio vitivinicolo italiano, chiamato Gallo Nero, con lo scopo di mettere in sicurezza il vino Chianti e il suo marchio. Lo stesso consorzio nel 1932 ottenne che al vino prodotto nei comuni storici d’origine fosse aggiunto il suffisso “Classico” in difesa della sua riconoscibilità rispetto a quel “Chianti” che si iniziò a produrre anche in altri territori della Toscana.  width=

La leggenda del Gallo Nero

Il Chianti Classico è vino di territorio per antonomasia e il suo vitigno principe, il Sangiovese, che per disciplinare è presente almeno per l’80%, trova la sua naturale consacrazione proprio in questo terroir perché la sua sensibilità ai fattori esterni porta ad esprimere con estrema varietà sentori diversi a seconda delle peculiarità del suolo da cui trae nutrimento. Elegante, dal colore rosso rubino, che con l’invecchiamento tende al granato, dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco e dal tannino vellutato, il Chianti Classico affida ad un simbolo storico il racconto della sua unicità. È il Gallo Nero, presente in etichetta per evidenziarne la riconoscibilità, e le sue origini sono legate ad una leggenda ambientata nel Medioevo, protagoniste Firenze e Siena, da sempre in guerra per le rispettive mire su quest’angolo della Toscana. Secondo l’epico racconto gli scontri si susseguirono fino a quando si decise di risolvere la questione con un arbitrato. Si affidò la controversia a due cavalieri che partendo all’alba dalle rispettive città, al canto del gallo, avrebbero definito il confine nel loro punto d’incontro. I senesi scelsero un gallo bianco e lo fecero ingozzare, convinti che all’alba avrebbe cantato più forte, mentre i fiorentini scelsero un gallo nero che lasciarono al buio e senza cibo. Il giorno della prova, il gallo nero fiorentino, dilaniato dai morsi della fame, prese a cantare prima del sorgere del sole, mentre quello bianco, senese, dormiva satollo. Il cavaliere fiorentino, al segnale convenuto, si mise subito al galoppo mentre il collega senese dovette aspettare ancora molto prima che il suo gallo si decidesse a cantare. I due cavalieri si incontrarono a soli 12 km dalle mura di Siena, così la Repubblica Fiorentina poté annettersi tutto il Chianti.  width=
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