Il mosaico vitivinicolo della Provincia di Salerno, terra dall’anima enoica antica

Terra dall’antichissima vocazione enoica, la provincia di Salerno è una realtà vitivinicola che oggi raggiunge un pubblico sempre più ampio grazie al lavoro di promozione svolto dal Consorzio di tutela Vita Salernum Vites

30 Maggio 2023 - 10:39
Il mosaico vitivinicolo della Provincia di Salerno, terra dall’anima enoica antica

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Terra di storia, miti e leggende di cui è testimone un patrimonio artistico e culturale unico al mondo, dagli scavi di Velia, culla della filosofia, ai templi di Paestum, traccia indelebile della colonizzazione e della matrice greca, la provincia di Salerno, prima in Campania per estensione, non si distingue solo per l’ampia costellazione di bellezze paesaggistiche riconosciute dall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità ma anche come distretto vitivinicolo dalle straordinarie peculiarità. Terra dall’antichissima vocazione enoica, rinomata già ai tempi della Magna Grecia quando gli elleni vi introdussero i vitigni aglianico, greco e fiano, laboratorio culturale e di biodiversità dove è nata la dieta mediterranea, è una realtà non immediata da approcciare perché estremamente variegata, un mosaico composito in cui però ogni tassello, pur avendo una propria forte connotazione e discontinuità rispetto agli altri, riesce ad integrarsi in una cornice più ampia, contribuendo con il proprio tratto identitario a definirne l’essenza, la poliedricità e al tempo stesso l’unicità. C’è infatti un fil rouge che da Nord a Sud attraversa l’Agro Nocerino, la Costiera Amalfitana aspra e frastagliata espressione della viticoltura eroica, la città di Salerno e i suoi colli, la fertile Piana del Sele rinata dopo la bonifica al principio del secolo scorso, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano fino all’areale del Golfo di Policastro. Si dipana su due livelli, quello litoraneo con i suoi 220 chilometri di coste e quello dell’entroterra in cui le vette raggiungono i 1790 metri sul livello del mare, ed è saldo nelle mani di uomini e donne che sono stati e restano custodi di antiche tradizioni, di metodi e culture contadine, vignaioli che con la propria filosofia danno voce a terroir spesso profondamente distinti seppure fisicamente non distanti.

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Sono loro i protagonisti di una narrazione che oggi raggiunge un pubblico sempre più ampio grazie al lavoro di promozione svolto dal Consorzio Vita Salernum Vites, costituito nel 2012 per creare connessioni tra le diverse realtà, fare sistema e valorizzarne la produzione nel panorama viticolo campano e nazionale. Il Consorzio, che oggi conta 70 tra piccole e medie aziende vitivinicole con una produzione su poco più di 3.000 ettari vitati che nel 2022 ha sfiorato i 5 milioni di bottiglie potenziali prodotte, nel 2015 è stato riconosciuto dal MIPAF e ha ottenuto la rappresentatività di tre DOP, “Costa d’Amalfi”, “Cilento” e “Castel San Lorenzo”, e di due IGP “Colli di Salerno” e “Paestum”.

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Clima, suoli e zone di produzione  

La varietà della produzione vitivinicola della provincia di Salerno è da ricondursi all’altrettanta eterogeneità del territorio che pur essendo prevalentemente collinare e ricco di corsi d’acqua, non manca di alture di rilievo ed è caratterizzato da una fascia costiera che alterna aree impervie e rocciose ad altre piatte e lineari. Il clima è continentale con elevate escursioni termiche ad est, verso l’interno, mediterraneo fresco e mite ad ovest verso la costa con discreta piovosità. Sono cinque le aree vitivinicole che si possono individuare, ciascuna con le proprie connotazioni che si ritroveranno poi nel calice: Costa D’Amalfi, Cilento, Castel San Lorenzo, Colli di Salerno, Paestum. La COSTA D’AMALFI è la più piccola per estensione ma quella con la base ampelografica più ampia. Divisa nelle tre sottozone “Furore”, “Ravello” e “Tramonti” con i suoi affascinanti terrazzamenti a strapiombo sul mare (dove le pendenze arrivano fino al 60%) e in quelli disseminati nell’entroterra, è una delle poche aree in Italia ad essere riconosciuta a “viticoltura eroica”, condizione che preclude l’uso di attrezzature per la raccolta meccanizzata per cui ogni grappolo viene affidato alle cure di sapienti raccoglitori.
 
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Qui i suoli sono caratterizzati da rocce dolomitico calcaree ricoperte da stratificazioni vulcaniche, per lo più ceneri e lapilli, estremamente sciolti e drenanti. Gli impianti più recenti sono a spalliera, ma dovunque si possono ammirare viti secolari prefillossera, franche di piede, allevate con la tecnica del tendone, una soluzione antica che consentiva di destinare il terreno sottostante, semi-ombreggiato, alla coltivazione dell’orto. Le uve più diffuse a bacca bianca sono Falanghina, Bianca Tenera o Biancolella, Bianca Zita o Ginestra, Fenile, Forastera, Malvasie, Moscato, Pepella e Ripoli, mentre le uve a bacca rossa sono Aglianico, Aglianicone, Piedirosso, Serpentaria, Sciascinoso e Tintore.

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La zona del CILENTO, a sud della provincia, comprende un territorio vasto in cui rientrano ben 58 comuni, con vigneti che possono trovarsi a livello del mare ma anche ad altitudini di oltre 650 metri, condizione da cui consegue una notevole varietà climatica. L’area più vitata risiede nelle giaciture argillose e sabbiose che si ritrovano intorno alla costa fino alle colline. Qui si ritrova un tipo di terroir particolare, chiamato “flysch cilentano” una successione di rocce sedimentarie clastiche, costituita tipicamente da alternanze cicliche di livelli di arenaria, argilla e marna. La massima diffusione del Flysch cilentano si ha in corrispondenza dei principali monti del Cilento occidentale, del bacino del fiume Alento, e delle “rocce calcaree” che costituiscono i complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgheria, Monte Cocuzzo) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. La costa del basso Cilento invece, più frastagliata, lascia spazio a dolomie e composti carbonatici. La forma di allevamento più diffusa è a guyot, Aglianico, Greco e Fiano sono i vitigni più coltivati. La zona di CASTEL SAN LORENZO è un’area di straordinaria bellezza naturale, una valle fertile che non vede il mare, dal clima senz’altro più fresco e con una radicata tradizione nelle famiglie che da generazioni producono vini da vitigni a bacca rossa e bianca.  Accanto ai tradizionali vini, spesso frutto di assemblaggi tra Barbera e Sangiovese per i rossi, e diversi e locali cloni di Malvasia e Trebbiano per i bianchi, le giovani generazioni si stanno impegnando per la valorizzazione di Aglianico, Aglianicone e Fiano.

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L’area COLLI DI SALERNO è una zona florida e rigogliosa che sovrasta la città e dalle porte a sud del capoluogo degrada verso il mare fino alla pianura, territorio ricco di storia e cultura enogastronomica. Tradizionalmente dedita alla produzione di vino è caratterizzata da suoli molto eterogenei, con prevalenza di argille e marne siltose, mescolate ad intercalazioni di calcari marnosi ed arenarie. Si tratta di terreni poco tenaci e profondi, ricchi di sostanza organica, con notevole disponibilità di falde sotterranee e minerali. Qui i vini sono prodotti principalmente da Fiano e Aglianico ma sono diffusi anche Falanghina, Greco, Coda di Volpe, Moscato Bianco e le uve rosse Piedirosso, Primitivo, Aglianico e Sciascinoso. Non mancano i vitigni internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon. La zona vitivinicola di PAESTUM, nota per le sue bellezze e l’inestimabile patrimonio archeologico, ha una tradizione enologica risalente ai tempi dei greci e romani. Occupa quasi per intero la piana a nord del fiume Sele e si estende fino a sud della provincia. È caratterizzata da terreni che degradano progressivamente verso il mare la cui morfologia è alquanto complessa, con superfici di diversa natura ed origine: di conoide, terrazzate, alluvionali, palustri ed eoliche. L’aspetto generale è quindi quello di un territorio dolcemente ondulato, con ampie vallette concave e profonde incisioni torrentizie attuali, intervallate da ampie superfici sub pianeggianti delimitate da scarpate. Ogni area è caratterizzata da terreno e microclima specifici che hanno favorito la selezione di alcune cultivar autoctone conferenti caratteristiche di tipicità ai vini prodotti. Le uve a bacca bianca più diffuse sono Coda di Volpe, Fiano, Greco, Moscato bianco, mentre quelle a bacca nera sono Piedirosso, Primitivo, Aglianico, Barbera e Sciascinoso.

Un distretto che punta sulla valorizzazione degli autoctoni

 L’agricoltura in vaste aree della provincia di Salerno nel secondo dopoguerra era stata orientata a produzioni di tipo estensivo, privilegiando le coltivazioni di vitigni nazionali e tradizionali quali Barbera, Sangiovese e Montepulciano per i rossi, Trebbiano e Malvasie per i bianchi e lasciando spazio anche ai vitigni internazionali. A partire dagli anni 90 si è imposta una inversione di rotta con l’obiettivo di rilanciare i vitigni autoctoni tradizionali che non erano certo spariti dalle campagne. A fare da traino è stato un gruppo di viticoltori illuminati grazie al cui impegno oggi il territorio è riconosciuto come un laboratorio in fermento, in crescita costante ormai da più dieci anni, con una diversificazione dell’offerta mirata ad esaltare le peculiarità dei singoli terrori che rende la provincia di Salerno sempre più attrattiva, con i giovani impegnati in prima linea per dare un nuovo taglio non solo alle scelte produttive ma anche all’accoglienza enoturistica. Le aziende restano ancora quasi sempre di piccole dimensioni, in particolare nelle zone più impervie della Costa d’Amalfi dove ad essere destinati alla viticoltura sono piccoli fazzoletti di terra, mentre proprietà aziendali più rilevanti si ritrovano nel Cilento. Le potenzialità di crescita dell’intero areale, anche in termini di riconoscibilità in quanto unicum, sono sicuramente ampie. Il Consorzio di Tutela Vita Salernum Vites è impegnato proprio su questo fronte moltiplicando le occasioni di scoperta dell’identità dei luoghi e della tradizione enologica di una terra del vino che ha ancora molti segreti da svelare.

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