La lotta alla contraffazione del Consorzio Valpolicella

13 Lug 2018 - 04:43
La lotta alla contraffazione del Consorzio Valpolicella
"Amarone", "Valpolicella", "Valpolicella Ripasso" e "Recioto della Valpolicella" da oggi hanno una tutela in più. È stato siglato a Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona) il protocollo di cooperazione tra l'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero delle Politiche agricole e il Consorzio tutela vini Valpolicella. L'obiettivo è quello di creare una task force anticontraffazione, al fine di ostacolare la vendita di vini falsamente denominati per tutelare le eccellenze vitivinicole e agroalimentari italiane. Il Consorzio di tutela vini Valpolicella metterà a disposizione un servizio di formazione e informazione sulle specificità delle denominazioni “Amarone” e “Valpolicella”, per il personale degli organismi di polizia dei paesi esteri interessati dal controllo di autenticità dei due vini rossi della Valpolicella. I falsi a livello internazionale sono all'ordine del giorno: negli Usa e Hong Kong sono stati venduti vini a marchio "Calpolicella" e "Amicone", chiaramente contraffazioni dei più noti marchi, e nel 2016 la Camera di commercio di Verona si è opposta con successo alla registrazione di un marchio “Amarone” in Spagna. All’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale giacciono diverse pratiche di opposizione contro marchi come “Ecoltura Valpoliciella”, depositato nell’UE da un’azienda svedese, e contro il marchio “Ca’ Marrone”, depositato in Svezia da un’altra azienda svedese. Secondo Coldiretti il mercato mondiale delle imitazioni e/o falsificazioni di prodotti alimentari “made in Italy” vale 50 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’intero fatturato del settore originale. Il fenomeno del vino falso Made in Italy trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose, contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose. Il valore del falso Made in Italy ha superato sul mercato Usa il valore di 20 miliardi di euro.
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