La Toscana vitivinicola della Val d’Orcia e di Montalcino

Quando si parla di Val d’Orcia, Montalcino e di eccellenze enologiche della toscana non si può che pensare immediatamente al suo Brunello, uno dei vini italiani più noti ed apprezzati nel mondo, un rosso che nasce da una particolare varietà del vitigno Sangiovese, il Sangiovese Grosso.

29 Apr 2022 - 05:05
La Toscana vitivinicola della Val d’Orcia e di Montalcino
A Sud della Toscana, tra le province di Siena e Grosseto, si estende una valle nota nel mondo per i suoi scenari unici, luoghi dove il tempo sembra essersi fermato: suggestive colline, viali di cipressi, antiche ville, abbazie, borghi e castelli medioevali si stagliano nella immensa distesa verde di terre destinate dalla mano dell’uomo alla coltivazione di viti e ulivi. Attraversato dal fiume Orcia da cui prende il nome, questo territorio non è noto solo per le sue città d’arte che regalano testimonianze preziose della storia e della cultura dell’Italia, ma anche per la bellezza della sua natura incontaminata che nel 2004 è valsa il riconoscimento di patrimonio dell’umanità UNESCO. Ad esaltarne la ricchezza è anche una produzione vitivinicola di eccellenza che vede in Montalcino, perla incastonata nella Val d’Orcia, il suo palcoscenico principale insieme al suo Brunello.

Suoli e clima di Montalcino

Il territorio di Montalcino insieme a quello della Val d’Orcia ha una storia che inizia circa cinque milioni di anni fa, quando il mare iniziò a ritirarsi e un deposito argilloso sabbioso andò a costituire lo strato superiore delle valli. Successivamente le eruzioni dei vulcani di Radicofani e dell’Amiata determinarono la sovrapposizione della lava alle rocce preesistenti. Montalcino da un punto di vista pedologico è caratterizzato quindi da una considerevole eterogeneità dovuta alla formazione attraverso ere geologiche differenti: le parti più basse sono costituite da terreni argillosi, risultanti dal trasporto di detriti che risalgono all’era quaternaria. A mano a mano che si sale, tra i 200 e i 450 metri sul livello del mare, il terreno risulta ricco di argille finissime, mescolate con calcari marini. La parte più alta, ricca di scheletro, è costituita invece da suoli formatisi dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro e alberese, ideali per la diffusione di boschi e uliveti. La coltivazione della vite interessa zone situate tra i 120 e i 650 metri sul livello del mare, tra quelle più a valle e quelle più in cima si possono evidenziare microclimi diversi, oltre a differenti esposizioni solari tali per cui i versanti meridionali registrano temperature più elevate quelli orientali risultano meno piovosi grazie alla presenza del Monte Amiata. Collocandosi tra il mare e l’Appennino Meridionale si può dire che in generale il clima di Montalcino è asciutto, mediterraneo, ma anche con connotazioni continentali; la ventilazione protegge le zone di media collina da nebbie e gelate mentre la presenza del Monte Amiata funge da scudo da eventi atmosferici avversi come grandinate e nubifragi.  width=

Storia e viticoltura

La vite fu introdotta in Toscana già intorno alla metà del VII secolo a.C. ad opera dei Greci e le pratiche enologiche vennero sviluppate successivamente dagli Etruschi e dai Romani, fino alla caduta dell’Impero che ne ridimensionò la portata. La fortuna dei vini di Montalcino nasce però nel Medioevo, un’epoca in cui era difficile viaggiare e spostarsi con i mari infestati dai pirati saraceni e le antiche vie dell’Impero in disgrazia. Chi voleva andare a Roma era costretto ad utilizzare la direttrice della Francigena, una via che passava attraverso Montalcino che, all’epoca nota come Torrenieri, era anche un porto franco. La cittadina, che divenne un vero e proprio crocevia, presto scoprì che i suoi vini erano molto apprezzati, cosa che spinse a produrne sempre di più. A frequentare le taverne di Montalcino non c’erano però solo persone semplici, si andava dai re, a nobili, Papi e Cardinali, tutti dal palato molto fine, abituati a vini di qualità: così nel tentativo di offrire prodotti sempre più esclusivi nacque il Moscatello, un vino bianco dolce, che dalla seconda metà dell’Ottocento verrà poi sostituito da un grande Sangiovese in purezza affinato per diversi anni in botte, il Brunello, destinato a fare la fortuna di queste terre. Nella prima metà del Novecento Montalcino si spinse in una commercializzazione organizzata della sua produzione enologica: le aziende del territorio iniziarono a distribuire i propri vini per corrispondenza a medici e professionisti di tutta Italia e organizzarono la vendita anche all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Ma negli anni 60 l’apertura dell’Autostrada del Sole lasciò Montalcino tagliata fuori dalle rotte più battute, generando una crisi che portò anche allo spopolamento dello stesso comune. Sarà negli anni Ottanta che si innescherà nuovamente il boom economico di Montalcino grazie all’arrivo della famiglia Mariani che con cospicui investimenti aprirà i mercati esteri e darà ulteriore slancio alla produzione di Brunello.  width=

I Biondi Santi e la nascita del Brunello di Montalcino

Quando si parla di Montalcino non si può che pensare immediatamente al suo Brunello, uno dei vini toscani e italiani più noti ed apprezzati nel mondo, un rosso prodotto esclusivamente nel territorio dell’omonimo paese e che nasce da una particolare varietà del vitigno Sangiovese, il Sangiovese Grosso. Elegante, dotato di grande struttura ed equilibrio, dalla spiccata longevità, fa ufficialmente la sua comparsa verso la metà dell'Ottocento e le sue origini sono legate ad una delle famiglie più influenti della città, la dinastia Biondi Santi. Nel 1820 Clemente Santi, chimico, farmacista e agricoltore, iniziò delle sperimentazioni attuandone una selezione di vitigni di Sangiovese Grosso che abbinata a nuovi metodi di vinificazione portò i suoi vini ad essere premiati non solo a Firenze ma anche all’estero, in particolare a Londra e a Parigi. Ma bisognerà aspettare il 1869 perché la prima bottiglia con la denominazione Brunello di Montalcino venga presentata da Clemente Santi alla Fiera Agricola di Montepulciano dove vinse due medaglie d'argento per il suo “vino rosso scelto del 1865”. Da questo momento la popolarità del Brunello crescerà esponenzialmente fino ai giorni nostri. Questo vino è il frutto di un approccio alla viticoltura esclusivo: basse rese, selezione delle uve migliori, perfettamente mature e lungo affinamento sono alla base della evoluzione di un nettare che premia chi sa aspettare perché servono anni perché il potenziale del Brunello possa esprimersi al meglio. Oggi Montalcino conta 3.500 ettari di vigneto di cui 2.100 a Brunello per una produzione che oscilla tra i nove e i dieci milioni di bottiglie all’anno e un tessuto produttivo costituito da 250 aziende, dalle più piccole a conduzione familiare alle grandi realtà espressione anche di investitori internazionali.  width=
Compila il mio modulo online.