Le enoteche del futuro: tra digitale e territorialità

L’evoluzione del settore vitivinicolo spinge per un ruolo centrale delle enoteche, sempre più legate al proprio territorio, anche attraverso un uso consapevole degli strumenti offerti dal digitale, promotrici in termini non solo commerciali ma anche e soprattutto culturali dei diversi brand locali.

7 Dic 2021 - 09:54
Le enoteche del futuro: tra digitale e territorialità
Il mondo delle enoteche italiane negli ultimi trent’anni ha avuto un suo percorso evolutivo in risposta alle sollecitazioni di un mercato, quello del vino, che è sempre stato caratterizzato da grande variabilità degli scenari: dall’arrivo delle etichette sugli scaffali della Grande Distribuzione negli anni Novanta, all’avvento dell’e-commerce negli anni 2000, all’evoluzione dei gusti dei consumatori che non si è mai fermata. Con 8mila addetti, un fatturato medio che si attesta intorno ai 350mila euro per attività e una rete di poco più di 7.200 esercizi commerciali, dove le città di Roma, Napoli e Milano ne vantano la maggiore concentrazione, le enoteche sono cresciute nel solco di una missione, quella di rappresentare un trait d’union fondamentale tra aziende vitivinicole, appassionati e consumatori, non solo da un punto di vista commerciale, ma anche come amplificatore e veicolo di informazioni relative ai territori, al vino, a chi lo produce. Nel tempo gli enotecari sono diventati dei veri e propri cacciatori di etichette, selezionatori di vini e di piccole realtà produttive, alla costante ricerca di bottiglie di nicchia da presentare alla propria clientela. Si sono distinti anche come anticipatori di tendenze, sempre pronti ad alzare il livello qualitativo delle proposte ma mantenendo un corretto rapporto qualità/prezzo, come degustatori esperti, spesso chiamati a rappresentare la categoria nelle commissioni dei concorsi enologici, e come docenti e divulgatori, organizzando corsi di avvicinamento al vino e di approfondimento.  width=

Gli effetti della pandemia sull’attività delle enoteche

Nei duri mesi della pandemia, con i ripetuti lockdown che hanno tagliato le gambe al fuori casa con la chiusura di wine bar e ristoranti, le enoteche sono rimaste un punto di riferimento. Grazie all’asporto hanno visto crescere le vendite a valore, nonostante la contrazione generale dei fatturati, e hanno saputo andare incontro ad esigenze emergenti, in particolare la accresciuta curiosità della clientela per nuovi vini e nuovi territori. Nel nuovo e turbolento contesto, che ancora oggi produce i suoi effetti, il modo di lavorare è cambiato profondamente: è venuto al pettine il nodo della digitalizzazione, in alcuni casi ancora mai approcciato, e si è compresa la necessità di mettersi in gioco su questo piano. Le enoteche hanno iniziato a dare spazio ad una comunicazione social per creare opportunità di dialogo con i clienti, e ipotizzato il ricorso all’e-commerce, diventato uno strumento essenziale considerato il boom delle vendite on line che è seguito alla pandemia. Ma sono ancora tanti i passi da compiere e già si parla di una nuova dimensione per l’enoteca del futuro, frutto delle accelerazioni degli ultimi due anni legati all’emergenza sanitaria e non solo.  width=

Quale sarà il ruolo dell’enoteca in futuro

In futuro l’enoteca sarà sempre più legata al proprio territorio, ne diventerà punto di riferimento per amplificarne la conoscenza, promotrice in termini non solo commerciali ma anche culturali di una filiera di qualità, un nodo di un sistema che avrà come obiettivo quello di supportare le strategie di sviluppo e valorizzazione dei diversi brand locali. In questo il know-how, il bagaglio di competenze e l’approccio degli enotecari rappresenta infatti una garanzia, un fattore strategico su cui poter far leva per creare valore e agire sul posizionamento. Perché se è vero che digitale e GDO macinano sempre più numeri anche per le produzioni locali e di fascia premium, è altrettanto realistico pensare che gli appassionati, specie in un paese come il nostro dalla antica tradizione enologica, difficilmente siano disposti a rinunciare al rapporto umano, al momento del confronto con chi il vino lo vive e lo racconta con passione da decenni svolgendo una funzione di ambasciatore delle realtà territoriali. L’enoteca è ancora un luogo in cui si coltiva la cultura del vino, dove la scoperta delle produzioni avviene in un’atmosfera avvolgente, dai ritmi lenti e dove il tempo per le parole ed il confronto non è mai lesinato, un ambiente in cui si costruiscono rapporti di fiducia che spingono a tornare per intraprendere nuovi viaggi. L’enotecario è quasi un confidente che studia l’appassionato per condurlo verso la scelta migliore, che definisce il registro delle conversazioni sulla base del livello di competenza dell’interlocutore e racconta i vini avendo ben presente chi ha di fronte. L’enoteca continuerà dunque ad esprimere le sue diverse anime, senza rinnegare la funzione legata alla distribuzione ma abbracciando tante altre missioni, a conferma della complessità della realtà che costituisce oggi il comparto vitivinicolo, sempre più interconnesso con altri settori, dal turismo, all’enogastronomia, all’artigianato agroalimentare. Il tutto in una dimensione che si svilupperà sempre più anche sul piano digitale, dove il rapporto con la propria clientela potrà trarne vantaggi sul piano della fidelizzazione e della continuità grazie ad una comunicazione interattiva, un flusso, uno scambio continuo che consolida i legami e accresce lo scambio di informazioni. Questo comporterà la necessità da un lato di evolvere, abbracciando l’innovazione tecnologica e dall’altro di valorizzare quella che è sempre stata la propria essenza, un esercizio al quale le enoteche hanno saputo dare le giuste risposte in passato e sapranno darle anche in futuro.  width=
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