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Una legge per tutelare il pane fresco approvata alla Camera

La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura la legge di tutela sul pane fresco. Ora il testo varato dalla XIII Commissione Agricoltura passerà al Senato e la speranza è che la proposta diventi legge prima della fine della legislatura prevista per il 2018. Festeggiano i panificatori nella speranza che tutte le normative, ora […]

Redazione - Pubblicato il 7 Dicembre 2017 alle ore 12:08
Categoria: Attualità Categoria: Bakery e Prodotti da forno

pane fresco

La Camera dei deputati ha approvato in prima lettura la legge di tutela sul pane fresco. Ora il testo varato dalla XIII Commissione Agricoltura passerà al Senato e la speranza è che la proposta diventi legge prima della fine della legislatura prevista per il 2018.
Festeggiano i panificatori nella speranza che tutte le normative, ora scritte nero su bianco, diventino legge entro la fine di questa legislatura. Dopo la legge n. 248 del 4 agosto 2006 che introduceva per la prima volta la distinzione tra “pane fresco” e “pane conservato”, il decreto attuativo che doveva essere adottato dal Governo entro 12 mesi dall’entrata in vigore della normativa non ha visto mai la luce.

Quando parliamo di pane conservato, facciamo riferimento a quel tipo di pane molto venduto in bar degli aeroporti, autogrill, stazioni e rappresenta la modalità di vendita decisamente più diffusa in questo tipo di esercizi commerciali.
Ora il Parlamento cerca di tutelare panificatori e, soprattutto consumatori creando una distinzione che possa valorizzare al meglio il pane fresco e una legislazione che obblighi alla trasmissione di informazioni chiare e precise in etichetta.
Per il Parlamento può essere considerato pane fresco “il prodotto ottenuto dalla cottura totale o parziale di una pasta convenientemente lievitata, preparata con sfarinati di grano o di altri cereali, acqua e lievito, con o senza aggiunta di cloruro di sodio o sale comune, spezie o erbe aromatiche”. Se il prodotto è stato messo in commercio 24 ore dopo la sua realizzazione non può essere considerato fresco, ma passa alla denominazione di conservato.

Ancora, la Commissione sta lavorando affinché si riporti in etichetta il tipo di lievito utilizzato (pasta madre, lievito madre o pasta acido) nonché sulla creazione di un ulteriore differenziazione tra pane fresco e surgelato che dovrà essere venduto in scaffali appositi e distanti.
Inoltre, solo chi produce pane fresco potrà fregiarsi della denominazione di “forno di qualità”. Al pane tradizionale locale l’Unione Europea garantisce la possibilità di fregiarsi dei marchi dop, igp e stg. Le violazioni saranno punite da un minimo di 500 euro fino alla chiusura in caso di reiterazione della stessa.


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