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L’inchiesta sulla maxi evasione di Booking.com. Oltre 150 milioni di IVA mai versati

Booking.com, colosso delle prenotazioni alberghiere sul web, avrebbe ripetutamente emesso fatture senza IVA, evadendo il fisco per 153 milioni di euro.

Redazione 2 - Pubblicato il 11 Giugno 2021 alle ore 0:39
Categoria: Attualità Categoria: Ho.Re.Ca. Categoria: Notizie Categoria: Ospitalità e Turismo

L’inchiesta sulla maxi evasione del sito di prenotazione hotel Booking.com è arrivata a definire una cifra: oltre 150 milioni di euro, ovvero la cifra dell’IVA evasa dalla società con sede in Olanda che è sfuggita all’erario, tra il 2013 e il 2019.

Le attività di polizia economico-finanziaria, eseguite dai militari del I Gruppo Genova e dalla dipendente Compagnia di Chiavari, hanno preso avvio nel 2018 da mirati accertamenti fiscali, effettuati nei confronti di gestori di strutture ricettive del tipo “Bed & Breakfast”, ubicati nelle zone a più alta vocazione turistica della provincia del capoluogo ligure.

Dalle indagini si è scoperto che il colosso delle prenotazioni web era solito emettere fatture senza IVA, utilizzando il meccanismo del “reverse charge” anche quando la struttura ricettiva era priva della partita IVA, con la conseguenza che l’imposta non veniva versata in Italia.

Così, i Finanzieri del Comando Provinciale di Genova, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale Procura delle Repubblica, hanno potuto sfruttare le proprie risorse e i dati messi a disposizione dalla multinazionale e relativi alle commissioni applicate a 896.500 posizioni di clienti in Italia, arrivando a ricostruire il fatturato di Booking.com verso il Paese. L’ammontare è di circa 700 milioni di euro e su tale importo la società avrebbe dovuto effettuare dichiarazione annuale versando di IVA all’Italia 153 milioni di euro.

È invece emerso come la stessa non abbia nominato un proprio rappresentante fiscale, né si sia identificata in Italia e quindi presentato la relativa dichiarazione, pervenendo così alla totale evasione dell’imposta, che non è stata assolta né in Italia né in Olanda configurando, di conseguenza, il reato di omessa dichiarazione, di cui all’art. 5 del D.Lgs. 74/2000.

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