Lugana: storia di un vino e del suo territorio

Tra i vini bianchi a denominazione con le migliori performance di vendita in Italia e le cui esportazioni crescono anno dopo anno, il Lugana è figlio di una terra che ha saputo emergere e vivere la sua trasformazione nella vocazione alla viticoltura e che gode oggi di un successo non improvvisato ma conquistato, le cui radici sono da ritrovarsi nella volontà dell’uomo di rivelarne il destino.

4 Ottobre 2022 - 10:28
Lugana: storia di un vino e del suo territorio
 width= Ci sono territori fortemente identitari che si estendono tra province e regioni differenti ma con la loro storia, il loro percorso evolutivo, ne travalicano i confini dando vita ad un unicum universalmente riconosciuto. È il caso della Lugana, areale circoscritto dal lago di Garda, divisa tra le due province di Brescia e Verona, e tra due regioni, Lombardia e Veneto, una terra che ha saputo emergere e vivere la sua trasformazione nella vocazione alla viticoltura e che gode oggi di un successo non improvvisato ma conquistato. Un percorso frutto dell’impegno dell’uomo, capace di cambiare radicalmente il volto dell’originariamente impervia piana di origine morenica che spazia dalle colline di Sirmione toccando i comuni di Pozzolengo e Desenzano per giungere a Peschiera del Garda. Questa zona era paludosa, ricoperta da una folta boscaglia acquitrinosa, la Selva Lucana, ed erano pochi i lembi strappati alla vegetazione selvaggia e destinati alla coltura della vite. A testimoniare quale fosse la radice della trasformazione è proprio il nome “Lugana” la cui origine è da ricondursi alla parola “lucus” che significa “bosco”. Grazie alla bonifica agraria portata avanti a partire dal 1400 dalla Serenissima Repubblica di Venezia che riplasmò definitivamente il paesaggio, dove c’era la palude oggi si susseguono vigneti, uliveti, cantine e antiche dimore, uno spettacolo fatto di bellezza che aggiunge alla vocazione enoica quella turistica.  width=

Caratteristiche dei suoli e clima

L’origine delle terre della Lugana risale all’epoca quaternaria, quando tutta l’area era ricoperta da un immenso ghiacciaio che si ritirò più volte dando vita al Lago di Garda e alle colline circostanti. La combinazione di altri eventi portò alla formazione di argilla che si depositò mescolandosi con il detrito morenico. Si spiega così l’attuale consistenza di un suolo fertile di origine argillosa, prevalentemente calcareo, ricco di minerali e dalla consistenza sabbiosa nelle zone collinari. Il clima mite e costante, influenzato dalla presenza di brezze temperate del Lago di Garda, il più esteso d’Italia, con scarsa incidenza di escursioni termiche tra giorno e notte, favorisce lo sviluppo vegeto produttivo delle piante. La pioggia rende le terre fangose e difficilmente praticabili, la siccità le indurisce e le secca, ma sotto lo strato di argilla ci sono gli accumuli di detriti che derivano dallo scioglimento dei ghiacciai prestorici, due strati che con le loro distinte caratteristiche sono linfa per le radici delle piante delle viti che riescono a trovarvi acqua e nutrimento e che regalano ai vini l’impronta identitaria del terroir.  width=

Storia e viticoltura

Le origini della viticoltura nella Lugana sono antichissime. Risalgono all’età del bronzo i vinaccioli di Vitis Silvestris ritrovati nella zona delle palafitte a sud del lago, a Peschiera del Garda, ma la loro scoperta non costituisce elemento sufficiente a ricostruire una vera e propria prima attività enologica che si può invece collocare tra il VII e il V secolo a.C. ad opera degli Etruschi. Le testimonianze più significative risalgono all’epoca romana: Virgilio, Catullo, Plinio, Strabone, Marziale e Svetonio hanno parole lusinghiere per il vino retico, frutto delle viti coltivate sulle pendici dei Rezi, nel territorio compreso tra Como e Verona. Anche se molto probabilmente si trattava di un nettare molto diverso da quello attualmente prodotto nel territorio di Lugana, i loro scritti rimandano ad una bevanda eccellente, amata dagli imperatori. In epoca medioevale inizia un imponente lavoro di catalogazione di vini e vigneti di maggiore importanza ad opera dei monaci che rappresenteranno le figure principalmente dedite alla viticoltura e alla produzione di vino, divenuta essenziale anche per le celebrazioni eucaristiche. Ad essere coltivate sono le aree praticabili, che si cerca in parte di estendere attraverso prime opere di bonifica. Bisognerà attendere l’intervento della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1400 perché la trasformazione di queste terre paludose diventi significativa e si apra la strada ad un rinnovamento, anche paesaggistico, che proseguirà nel corso dei secoli fino ai nostri giorni, rivelando il destino di questo areale che sarebbe divenuto protagonista del panorama enologico italiano, con la nascita della denominazione Lugana nel 1967 e la costituzione del Consorzio di Tutela nel 1990.

Il Lugana e il suo vitigno, la Turbiana

 Il Lugana, vino principe dell’omonimo territorio, nasce dalla Turbiana, un’uva molto vicina al trebbiano di Soave che presenta diverse similitudini anche con il Verdicchio, i cui grappoli, di dimensioni medio-grandi sono caratterizzati da acini dalla buccia sottile, consistente e di colore verde-giallo. Dal colore giallo paglierino, che col tempo tende ad assume riflessi dorati, il Lugana ha un profilo olfattivo caratterizzato da note fruttate, agrumate, con cenni di frutta tropicale. Il suo stile è influenzato dalle caratteristiche dei relativi territori di produzione, divisi essenzialmente in due zone. Quella pianeggiante, che si estende lungo l’entroterra tra Desenzano, Sirmione e una parte del Comune di Pozzolengo e Peschiera, con le sue argille coriacee, che donano una connotazione più lacustre e minerale ai vini, e quella collinare, tra Pozzolengo e Lonato, con altitudini che non superano i 130 m, dove le argille si fanno più sabbiose, con buona presenza di elementi ghiaiosi che rendono i vini meno minerali, più acidi e voluminosi. Questo vino versatile negli abbinamenti, identitario ed incredibilmente longevo, capace di sfidare il tempo, oggi conquista non solo il mercato nazionale ma riesce a sedurre quello estero al quale è destinato il 70% della produzione. Il suo segreto? Lo svelò nel 1998 Luigi Veronelli, con una meravigliosa descrizione che ancora oggi lascia il segno: “Bevi il tuo Lugana giovane, giovanissimo e godrai della sua freschezza. Bevilo di due o tre anni e ne godrai la completezza. Bevilo decenne, sarai stupefatto della composta autorevolezza. I Lugana, cosa rara nei vini, hanno una straordinaria capacità di farsi riconoscere. Tu assaggi un Lugana e, se sei un buon assaggiatore, non puoi dimenticarlo”.  width=
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