Nuovi OGM: le direttive della Corte UE

27 Lug 2018 - 04:47
Nuovi OGM: le direttive della Corte UE

Lo scorso 25 luglio la Corte Europea, rispondendo ad un ricorso intrapreso da un gruppo di associazioni francesi, ha messo un punto ad una discussione che da più di dieci anni anima il dibattito europeo: tutti gli organismi ottenuti mediante le recenti tecniche di mutagenesi costituiscono OGM (organismi geneticamente modificati) e per tanto devono essere soggetti agli obblighi previsti dalla direttiva dell’UE su questi ultimi.

La mutagenesi rientra nel ventaglio più ampio delle nuove tecniche di selezione e manipolazione vegetale (NBT) che prevedono, a differenza della transgenesi utilizzata per la creazione degli OGM, la modifica delle piante senza inserimento di DNA esterno. Nonostante ciò la Corte Europea ritiene che “le tecniche e i metodi di mutagenesi modificano il materiale genetico di un organismo secondo modalità che non si realizzano naturalmente. Ne consegue che tali organismi rientrano, in linea di principio, nell’ambito di applicazione della direttiva sugli OGM e sono soggetti agli obblighi previsti da quest’ultima”. Secondo questo nuovo obbligo, quindi, anche gli organismi ottenuti tramite mutagenesi dovranno essere sottoposti a controlli per verificarne gli eventuali rischi che comportano per l’ambiente e/o per la salute umana. La Corte allo stesso tempo, però, precisa che le varietà ottenute per mezzo di tecniche di mutagenesi "tradizionali" sono ritenute più sicure e non equiparabili alle evoluzioni più recenti. Proprio per questo sono le uniche a non essere sottoposte alla direttiva sugli OGM, mentre la decisione viene rimandata ai singoli Stati membri. Le nuove tecnologie di mutagenesi, quindi, per l’Unione Europea comportano dei rischi per la sicurezza poiché permettono di produrre varietà modificate a ritmi e in quantità non paragonabili a quelle ottenibili con metodi “tradizionali” di mutagenesi e pertanto richiedono controlli rigidi.         

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