Presentato a Roma il terzo Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia

In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua è stato presentato il Libro Bianco 2022 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla sua terza edizione e realizzato grazie all’attività dell’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia attivata da The European House – Ambrosetti nel 2019

22 Marzo 2022 - 13:52
Presentato a Roma il terzo Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/03/Presentato-a-Roma-il-terzo-Libro-Bianco-Valore-Acqua-per-lItalia-parte-1.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio - Parte 1"] [mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/03/Presentato-a-Roma-il-terzo-Libro-Bianco-Valore-Acqua-per-lItalia-parte-2.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio - Parte 2"] In queste settimane di conflitto e di tensioni globali l’attenzione alle risorse primarie, energia, cibo e acqua, è tornata ad essere alta. Il Libro Bianco 2022 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla sua terza edizione che si presenta oggi a Roma, riporta l’attenzione sulla questione dell’acqua. Realizzato grazie all’attività dell’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia*, la piattaforma di confronto di alto livello attivata da The European House – Ambrosetti nel 2019 che tratta il tema della gestione della risorsa acqua come driver di competitività e sviluppo sostenibile, il Libro Bianco è la mappatura più completa e aggiornata della filiera idrica estesa che mette a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano. Il comparto del ciclo idrico esteso (composto dagli operatori del Servizio Idrico Integrato e dai fornitori di input per la filiera idrica) vale 8,3 miliardi di Euro in termini di Valore Aggiunto e occupa 93.000 persone. Estendendo il perimetro anche a coloro che usano l’acqua come input produttivo (agricoltura, industrie idrovore, settore energetico e settore civile) emerge che la risorsa è l’elemento abilitante per la generazione di 281,5 miliardi di Valore Aggiunto in Italia, equivalente al 17% del PIL italiano. Perché parlare dell’acqua oggi? Qual è lo stato della sua gestione in Italia e il valore della sua filiera? Che percezione hanno i cittadini del valore della risorsa? Quale contributo per il rilancio sostenibile dell’Italia e dell’Europa? Cosa fare per rafforzare lo sviluppo della filiera estesa dell’acqua? A queste domande cercano di fornire una risposta le 264 pagine dell’edizione 2022 del Libro Bianco.

Lo scenario

I dati evidenziano un aumento della domanda di acqua a livello globale, che rende la risorsa più scarsa e strategica, contribuendo ad aggravare le situazioni di crisi idrica che rischiano di esacerbare disequilibri geopolitici già precari. I cambiamenti climatici hanno una relazione centrale con l’acqua: il 74% dei disastri naturali è legato all’acqua (+50% negli ultimi 10 anni), con rilevanti conseguenze economiche e sociali per i territori interessati. Negli ultimi 10 anni si contano 55.000 morti e 103 milioni di persone colpite da inondazioni nel mondo, con danni economici pari a 76,8 miliardi di Dollari. Altri 2.000 morti e 100 milioni di persone colpite da siccità per oltre 10 miliardi di perdite economiche. Anche la pandemia COVID-19 è diventata un elemento di ulteriore pressione sulla gestione della risorsa, ponendo l’accento sulla necessità di dotarsi di un sistema economico, sociale e ambientale più sostenibile e resiliente.

L’Italia

Il focus del Libro Bianco dedicato all’Italia fotografa una situazione che richiede interventi urgenti e decisi. Secondo i dati presentati, a livello assoluto siamo il Paese dell’Unione Europea che preleva più acqua per uso civile sia a livello assoluto (oltre 9 miliardi di m3 ogni anno), e relativamente alla popolazione, con prelievi ad uso potabile che raggiungono i 152,4 m3 per abitante (2° Paese dell’Unione Europea). L’Italia sconta inoltre una cronica carenza, vetustà e scarsa digitalizzazione delle infrastrutture (le perdite idriche – reali e apparenti – nella sola fase di distribuzione sono il 42% del totale), a cui si aggiunge l’uso improprio (un terzo dei consumi domestici di acqua potabile viene usato per lavare auto, irrigare giardini e lavare strade) e la quota ridotta di investimenti (l’Italia investe 46 Euro per abitante all’anno nel Servizio Idrico Integrato, poco più della metà della media europea pari a 82 Euro). Pesa anche la frammentazione del settore (la stragrande maggioranza sono piccole imprese), la tariffa idrica ridotta (2,11 Euro/m3 che, a livello medio nazionale, è tra le più basse d’Europa, la metà di quella francese e il 40% di quella tedesca) e l’eccessivo consumo di acqua minerale in bottiglia, per il quale siamo nel 2022 il primo consumatore al mondo con ben 220 litri pro capite all’anno.

Un futuro da affrontare

Una parte rilevante del Libro Bianco guarda al futuro della risorsa nel Paese, in un’ottica propositiva di rilancio dell’Italia nello scenario post-pandemico. Mettere la risorsa acqua al centro della sfida dello Sviluppo Sostenibile è uno degli obiettivi della Community, così come avanzare proposte al sistema-Paese per rafforzare lo sviluppo della filiera estesa: l’ultimo capitolo del Libro Bianco riassume in 10 ambiti di azione l’Agenda della Community Valore Acqua per l’Italia che l’incontro di Roma porta all’attenzione dei decisori: - Visione sfidante per una filiera dell’acqua e un Paese più sostenibile. - Rilancio degli investimenti per lo sviluppo della filiera estesa dell’acqua. - Superamento del Water Service Divide tra i territori italiani. - Adeguamento del livello tariffario per il Servizio Idrico Integrato. - Tutela e circolarità della risorsa idrica primaria. - Efficientamento della gestione dei fanghi di depurazione. - Digitalizzazione della filiera estesa. - Miglioramento della raccolta dati e diffusione della water footprint. - Comunicazione e sensibilizzazione. - Rafforzamento dei meccanismi di collaborazione pubblico-privato. Per sfuggire alle future – e inevitabili senza un cambio deciso di rotta – crisi idriche di un Paese fortemente idrovoro, l’Italia deve sfruttare l’opportunità storica del PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella sua Componente “Tutela e valorizzazione della risorsa idrica e del territorio”. Secondo le analisi dell’Osservatorio Valore Acqua per l’Italia sono 7,8 miliardi di Euro i fondi direttamente riconducibili ad azioni di indirizzo per una gestione più efficiente e sostenibile della risorsa idrica in Italia presenti nel PNRR per il periodo 2021-2026. Le voci più significative sono i 2,5 miliardi di Euro destinati alla gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico; 2 miliardi di Euro destinati agli investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico; 900 milioni di Euro diretti alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle stesse; 880 milioni di Euro destinati agli investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo; 600 milioni di Euro destinati a investimenti in fognatura e depurazione; 500 milioni di Euro destinati alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici; 400 milioni per il ripristino e tutela dei fondi e habitat marini. Dalle analisi dell’Osservatorio Valore Acqua emerge come questi fondi – per quanto fondamentali per rilanciare la filiera estesa dell’acqua in Italia – non siano sufficienti per colmare gli attuali gap del settore e le reali esigenze dei territori. Considerando per esempio i fondi relativi alla gestione degli ecosistemi irrigui (3,8 miliardi Euro sul totale dei 7,8 con impatto sulla gestione dell’acqua) corrispondono al 40% dei fondi richiesti in media dalle Regioni in un anno per far fronte ai danni causati da calamità naturali, ossia 1,6 miliardi di Euro all’anno in media nel periodo 2013-2020. Guardando invece ai fondi dedicati al Servizio Idrico Integrato (3,5 miliardi di Euro sul totale dei 7,8 con impatto sulle gestione dell’acqua) la situazione non migliora. Si tratta infatti di un importo pari al 28% degli investimenti annui aggiuntivi necessari per raggiungere la media europea di investimenti per abitante nel Servizio Idrico Integrato (pari a 2,1 miliardi di Euro l’anno: oggi in Italia si investono 46 Euro pro capite, contro una media europea di 82 Euro). Questi investimenti dovrebbero fare da leva per gli investimenti privati. Soprattutto nella transizione del settore in ottica sempre più “smart” e “circular”. Parliamo di tecnologie e infrastrutture per il recupero di acque meteoriche e il ritorno in circolo di acqua depurata; per il recupero di materia prima seconda in diverse attività economiche, tramite la valorizzazione dei fanghi di depurazione dopo un loro adeguato trattamento, e per nuove infrastrutture digitali destinate alla gestione idrica integrata. Un esempio lampante? I contatori smart pesano in Italia solo il 20% sul totale dei contatori, rispetto a una media europea del 30%. Inoltre, il parco contatori nel nostro Paese ha un’età media di 25 anni ed é per un quarto privo della certificazione del modello CEE perché installato prima del 1988. Le risorse pubbliche del PNRR insieme agli investimenti pubblici e privati e a una tariffa congrua possono agire anche per ridurre il Water Service Divide, l’annoso gap tra Nord e Sud del Paese nei servizi idrici: una difformità nella gestione dell’acqua attribuile solo in parte a caratteristiche idrografiche e riconducibile a una governance frammentata, contraddistinta dalla pervasiva presenza degli enti locali. Un miglioramento della governance che auspica un ruolo di coordinamento centrale del Governo e una maggiore collaborazione di tutte le utilities nell’istituzione di un tavolo di concertazione permanente, per mettere a fattor comune l’expertise e il know-how riconosciuti sull’analisi delle misure e best practice nel ciclo idrico esteso della Community Valore Acqua per l’Italia, in un’ottica di rafforzamento della cooperazione tra pubblico e privato. Un coordinamento è necessario per la diffusione della water footprint, cioè l’indicatore che misura il volume totale di acqua dolce utilizzata in modo diretto e indiretto per produrre beni e servizi in tutto il loro ciclo di vita, anche valorizzando certificazioni già esistenti quali la AWS (Alliance for Water Stewardship). La certificazione AWS è uno standard rigoroso che - attraverso la verifica del rispetto di 5 dimensioni (good water governance, sustainable water balance, good water quality status, important water related areas e safe water sanitation and hygiene) e la conduzione di un risk assessment idrico - attesta se chi si certifica sia un buon gestore della risorsa acqua. L’applicazione della metodologia della water footprint, eliminando persistenti criticità nel monitoraggio e nella raccolta dei dati, porterebbe a una misurazione uniforme di alcuni fenomeni particolarmente rilevanti come, ad esempio, le perdite idriche.

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*Ad oggi, sono partner della Community Valore Acqua per l’Italia A2A, ACEA, Acquedotto Pugliese, Celli Group, Hera, Iren, MM, SMAT, ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, Schneider Electric, SIT, Suez, SOTECO, RDR, Consorzio Idrico Terra di Lavoro, Brianzacque, Padania Acque, Maddalena, IWS, Fisia Italimpianti, SIAM, Alfa Varese, Irritec e Livenza Tagliamento Acque. I 24 Partner della 3a edizione della Community rappresentano una quota significativa della filiera estesa dell’acqua in Italia: più di 10 miliardi di Euro di fatturato, oltre 14.000 occupati, 50% dei cittadini italiani serviti e 165.000 km di rete idrica (metà di quella italiana).
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