Progetto Barbera 2.0: la prima mappa sensoriale della Barbera d'Asti

2 Agosto 2018 - 04:47
Progetto Barbera 2.0: la prima mappa sensoriale della Barbera d'Asti
Si chiama Barbera d’Asti 2.0 ed è un inedito studio scientifico, nato un anno fa per approfondire le conoscenze sul mondo Barbera d’Asti, tra i vini più rappresentativi del Piemonte. Una nuova e ambiziosa attività di ricerca, avviata dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, insieme all’Università di Torino Disafa e sostenuta dalla Regione Piemonte, con l'obiettivo di realizzare una ‘mappa sensoriale’ della Barbera d’Asti docg. Uno studio che si propone di definire il vasto territorio della denominazione (che si estende per 5300 ettari sulle superfici collinari dei 167 comuni delle province di Asti e Alessandria) collegando in modo puntuale le caratteristiche dei vini Barbera d’Asti alle differenze geologiche e microclimatiche che ne definiscono l’area di produzione. Lo studio per la creazione di questa inedita ‘mappa’ è partito nel 2017, per tracciare i profili sensoriali e le conoscenze chimico-fisiche, per chiarire e valorizzare i profili identitari di ciascuna area di produzione, sia in termini di caratteristiche pedoclimatiche, sia della loro impronta sul profilo organolettico. Tecnici esperti e accademici sono partiti dalle zone di produzione con attività di sperimentazione e monitoraggio su vigneti che per altitudine, età delle viti, esposizione e composizione del suolo sono risultati i più rappresentativi della zona di appartenenza. La ricerca tecnico-scientifica che ne è derivata è stata articolata in due fasi: la prima incentrata sull’osservazione e l’analisi in vigna di fattori quali l’andamento climatico (inteso in tutte le sue variabili, come escursione termica e precipitazioni), la struttura del terreno e l’analisi delle uve (tramite la curva di maturazione, nella quale sono analizzati la componente fenolica, il ph, gli zuccheri, l’acidità). In relazione a questa prima fase sono poi state fatte micro-vendemmie e prove di micro-vinificazione, per cui le campionature di uve Barbera d’Asti, prelevate dai vigneti oggetto di analisi, sono state vinificate separatamente secondo lo stesso processo, volto a preservarne l’espressione del varietale e dell’area di provenienza. Un importante elemento, questo, per definire la correlazione tra vigneti e caratteristiche sensoriali, chimiche e fisiche espresse dai vini. La seconda fase della ricerca è stata dedicata a test dei vini attualmente in commercio (82 vini Barbera d’Asti docg vendemmia 2016, 29 della tipologia ‘Superiore’ vendemmia 2015) prelevati da 97 aziende diverse. Il Consorzio, insieme ai suoi associati, hanno raccolto 111 campioni di Barbera d’Asti. Una campionatura significativa e rappresentativa delle tipologie attualmente disponibili, sottoposte a una commissione di degustazione composta da tecnici di cantina e ricercatori dell’Università di Torino. “I grandi vini del mondo, le più rinomate denominazioni – spiega il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici – sono caratterizzate da aree vocate, i cosiddetti ‘cru’. Anche la Barbera d’Asti ha intrapreso questa strada e con l’avvio di questa nuova ricerca scientifica, mai realizzata prima d’ora, puntiamo ad arrivare alla caratterizzazione delle aree produttive. Con questo studio intendiamo far emergere le diverse tipicità produttive di un’area molto vasta, con caratteristiche uniche e distintive, punto di forza della Barbera d’Asti. Se si pensa al Barolo, ad esempio, sono proprio le diversità di zona la vera ricchezza. Ci aspettano anni di lavoro e impegno – prosegue – per portare a termine il nostro ambizioso progetto".
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