"Si fa presto a dire Fao 37": da Eataly Roma la campagna per un consumo consapevole di pesce

4 Lug 2019 - 03:30
"Si fa presto a dire Fao 37": da Eataly Roma la campagna per un consumo consapevole di pesce
Orientare il consumatore all'acquisto consapevole e sostenibile di pesce è l'obiettivo della campagna interattiva e social sul consumo "Si fa presto a dire Fao 37"  (il cui nome è legeto legato alle coordinate con cui la FAO identifica i nostri mari) firmata da Eataly Roma. Il pesce è uno degli alimenti più consumati nei mesi più caldi dell'anno e la campagna Si fa presto a dire Fao 37 intende divulgare al meglio le proprietà nutrizionali e le effettive caratteristiche del pescato che non sempre sono conosciute dal consumatore che mangia il prodotto. Le azioni di comunicazione, a partire dallo scorso 21 giugno, si muovono sulla dicitura 37.1.3 presente nei banchi di pesce della pescheria di Eataly Roma e che indica in particolare il pescato del Mare di Sardegna e del Tirreno esposto dai banchi. Sui social, con l'hashtag #sifaprestoadirefao37, è realizzata la pubblicazione di contenuti e foto live per raccontare il lavoro in mare svolto dai pescherecci. Si fa presto a dire Fao 37 Si fa presto a dire Fao 37 va ad integrare "Il Manifesto della Pescheria" già adottato dal colosso italiano dell’enogastronomia nel suo continuo impegno per la sostenibilità ambientale e la salute dei clienti. L’assioma alla base del Manifesto è che non tutti i crudi siano uguali: il pesce crudo consigliato da Eataly è innanzitutto sostenibile, perché qui si utilizzano solo pesci a ciclo vitale breve (ovvero che si riproducono velocemente) e pescati dopo essersi riprodotti almeno una volta, in modo da non incidere sulla specie. Tutto ciò rende il pesce anche salubre, in quanto i pesci a ciclo vitale breve subiscono meno l’inquinamento marino, e giusto, perché vengono rispettate le taglie minime e la filiera corta, acquistando rigorosamente presso le aste più vicine ai propri punti vendita. Ma soprattutto, si assicura che il proprio pescato sia siscuro, abbattendolo a -20°C per 24 ore, così da eliminare il rischio del parassita Anisakis, salito agli onori delle cronache dopo la diffusione del consumo di pesce crudo in Europa.
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