Vendevano cozze “alla diossina” a tutto il Salento: 7 arresti a Taranto

6 Dic 2018 - 04:30
Vendevano cozze “alla diossina” a tutto il Salento: 7 arresti a Taranto
Cinquanta uomini e donne della guardia costiera coinvolti, sette ordinanze di custodia cautelare eseguite, sequestri e denunce. Sono i numeri della maxi-operazione della Guardia costiera di Taranto denominata “Passo e chiudo”, che ha portato a denunce e arresti per reati che vanno dal furto e ricettazione al commercio di sostanze alimentari altamente tossiche, grazie ad un sistema di contraffazione dell’etichettatura. A far partire le indagini la denuncia di miticoltori per il furto di ingenti quantità di prodotti ittici. Ne era nato un vero e proprio mercato parallelo di prodotti contaminati chimicamente e biologicamente che, immesso nella filiera tramite la contraffazione della tracciabilità, veniva spacciato come prodotto di alta qualità, ma pericolosissimo per la salute pubblica. L'organizzazione criminale trafugava i mitili da impianti siti nel 1° e 2° seno Mar Piccolo - ovvero li coltivavano abusivamente in impianti illegittimi per poi distribuirli ad acquirenti "di fiducia", che a loro volta li commercializzavano nei banchetti presenti sulle strade tarantine. Il sistema consentiva al gruppo coinvolti di aggirare, così, le stringenti normative sanitarie in materia, che prevedono lunghi ed accurati cicli depurativi dei mitili, nonché le previste movimentazioni del prodotto, finalizzati ad abbattere la contaminazione batterica e i livelli di Pcb e diossine. Alcuni dei componenti si occupavano di organizzare i furti e la vendita, le operazioni di trattamento, sgranatura dei pergolati di mitili (al fine di perderne la tracciabilità, data dalla colorazione della retina scelta da ogni miticoltore) nonché di consegna del prodotto confezionato in sacchi del peso di 10 chili l’uno agli acquirenti di fiducia, attraverso una prenotazione telefonica del quantitativo richiesto. Ulteriori indagini portavano alla luce, inoltre, la vendita del prodotto ai centri di spedizione che provvedevano ad etichettare come proprio il prodotto in questione, “sanandone” di fatto la provenienza. L’operazione è stata illustrata in una conferenza stampa tenuta dal comandante della Capitaneria di Porto, capitano di vascello Giorgio Castronuovo.
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