Affitti brevi. Cedolare secca: novità per i gestori ed i portali
Aumento della cedolare secca e obbligo per i portali a versarla allo Stato: due notizie arrivano a dettare nuove regole fiscali per il mondo degli affitti brevi
Il 24 ottobre due notizie sono arrivate a smuovere il mondo dell'ospitalità e nello specifico degli affitti brevi.
Innanzitutto ha colto di sorpresa gli operatori l'inserimento nella bozza della nuova Legge di Bilancio dell’aumento delle tasse sulle rendite da affitto breve; la cedolare secca potrebbe passare dal 21 al 26%. Dure le reazioni dal settore, per il quale in giornata è arrivata anche la pubblicazione di una sentenza che obbliga i portali dedicati agli affitti brevi a versare allo Stato la cedolare secca. Le reazioni degli attori dell'hospitality sono state subito forti e in taluni casi opposte. Per dovere di cronaca vi riportiamo due dichiarazioni sui fatti che chiariscono entrambi le posizioni.
AIGAB: cedolare al 26% per affitti brevi equivale a 850 euro di tasse in più per 600 mila famiglie
Dura la reazione di AIGAB, Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi sull'aumento della cedolare secca; l'associazione evidenzia come la misura potrebbe portare serie difficoltà economiche ai gestori : “Il 96% delle case messe a reddito in Italia con gli affitti brevi appartiene a proprietari singoli: 600 mila famiglie che, per ovviare al rischio morosità (salito al 24%) e mantenere il possesso di una seconda casa che hanno ereditato o acquistato e di cui devono pagare utenze, manutenzioni e tasse varie, scelgono gli affitti brevi per arrivare a fine mese, non per diventare ricchi.
Federalberghi: soddisfazione per la sentenze del Consiglio di Stato
Come anticipato, nella giornata di ieri è stata inoltre emessa una sentenza del Consiglio di Stato, che fa seguito alle indicazioni della Corte di Giustizia Europea, che obbliga i portali a versare la cedolare secca sugli affitti brevi. Una decisione accolta con favore da Federalberghi, da sempre impegnata a contrastare le azioni non trasparenti di Airbnb. In una nota stampa ha dichiarato: “Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato. Federalberghi è intervenuta nel giudizio al fianco dell'Agenzia delle Entrate per promuovere la trasparenza del mercato, nell'interesse di tutti gli operatori, perché l'evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”. Si sottolinea infine che “il mancato versamento delle imposte è solo uno dei tanti problemi generati dal far west degli affitti brevi” e auspica che “si proceda celermente all’aggiornamento delle norme che disciplinano la materia. Occorrono regole, controlli e sanzioni, per tutelare i clienti, i lavoratori, i cittadini e le imprese".
Da parte sua Airbnb ha dichiarato di valutare come rispondere in modo opportuna alla sentenza del Consiglio di Stato, dichiarando di voler collaborare con le autorità fiscali per il corretto pagamento delle imposte da parte dei proprio utenti, in pieno rispetto della normativa europea di riferimento.
La rinnovata spinta ai viaggi post pandemia sta di certo generando nuove forme di accoglienza, il turismo cresce e si evolve e il mondo dell'ospitalità vede quindi nuove configurazioni e scenari, che necessitano nuove regole che, si spera, non danneggino nessun operatore attivo in un comparto dell'economia importante per il Paese e su cui contare anche in futuro.