Cresce l'Italian Sounding: fenomeno da 90 milioni di euro
Secondo uno studio realizzato da Assocamerestero l’Italian Sounding, il fenomeno dell’evocazione dell’ “italianità” attraverso immagini e nomi per indurre il consumatore all’acquisto di prodotti non italiani, è ancora in crescita e genera un volume di affari di 90 milioni di euro, circa il triplo del valore dell’export alimentare italiano.
Assocamerestero ha analizzato con questa ricerca – parte del progetto per la promozione del vero Made in Italy True Italian Taste – l’Italian Sounding da vari punti di vista (packaging, tipologie di prodotto più vendute, canale di vendita) soffermandosi soprattutto sull’impatto che ha sull’export agroalimentare.
Ne emerge che nelle due aree prese in considerazione (Europa e Nord America) la categoria di prodotti più imitata è quella degli alimenti confezionati (surgelati, conserve, condimenti, piatti pronti e surgelati) seguita a ruota da latticini e pasta; in alcune zone il valore di questi prodotti è addirittura superiore a quello originale, con prezzi che schizzano alle stelle per esempio in Svizzera per latticini finto italiani (+34,5). Secondo le motivazioni che spingono all'acquisto di questi prodotti - come si può notare anche a prezzi gonfiati - è da un lato, in alcuni casi, la non reperibilità, dall'altro la poca conoscenza secondo Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero delle caratteristiche della qualità dei prodotti Made in Italy.
Nelle zone interessate – e anche in Italia – possiamo sicuramente affermare che tra i prodotti più contraffatti, c’è sicuramente il Parmigiano; quelli che vengono identificati come similgrana, sono, secondo Coldiretti i “formaggi Made in Italy fra i più copiati al mondo con nomi sempre evocativi dell’originale italiano: dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan perfect italiano prodotto in Australia, ma dopo le sanzioni è comparso anche il Russia il finto parmigiano con tanto di confezione in cirillico. Grandi produttori di 'fake' sono gli Stati Uniti con poli caseari in Wisconsin, California e New York e una gamma che va dal falso parmigiano vegano a quello prodotto dalla Comunità Amish, dal parmesan vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Usa al kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi”.
Proprio per fermare l’Italian Sounding di un prodotto così prezioso della nostra cultura alimentare un team di ricercatori della facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica ha messo a punto una nuova tipologia di analisi detta metabolomica.
Lo scopo di questo lavoro preliminare – spiega il professor Trevisan, preside della facoltà e a capo del gruppo di ricerca - è stato quello di "discriminare in base all’impronta chimica prodotti Grana Padano Dop, di sicura provenienza e certificazione, da formaggi spacciati come tali nel mercato italiano e straniero”.
Formaggi come il Grana Padano o il Parmigiano, infatti, hanno un preciso profilo biochimico dovuto a determinati processi produttivi – in particolare la stagionatura – che nei prodotti contraffatti non vengono rispettati.
L’importanza di questa nuova analisi riguarda le possibilità di aprire le porte a studi di questo tipo, che si potrebbero applicare anche ad altri prodotti lattiero-caseari e di conseguenza aiuterebbero di molto a frenare il fenomeno dell’Italian Sounding.
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