L'Onu a New York non voterà. I prodotti italiani sono salvi, per ora
Bocciare il Parmigiano Reggiano perché troppo calorico o il prosciutto di Parma perché troppo ricco di sale e promuovere, d'altro canto, la Coca-cola light per la pressoché totale assenza di zuccheri e calorie è il paradosso che, forse, è stato da poco scongiurato.
Quello che da giorni preoccupa i produttori delle specialità italiane e le associazioni è la preparazione all'High Level Meeting delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili del 27 settembre, durante il quale si dovrà deliberare circa le manovre da adottare per dissuadere dal consumo di prodotti alimentari, fumo ed alcool dannosi per la salute.
I timori di produttori e associazioni italiane sono corroborati da alcune politiche dell'OMS degli ultimi anni, fra cui le etichette a semaforo in grado di penalizzare gran parte dei prodotti tipici italiani sulla base di metri di giudizio parziali e fuorvianti per i consumatori come la quantità di sale, zucchero e grassi saturi.
Martedì 17 luglio era stata diffusa la notizia che Oms e Onu erano intenzionati a proseguire nella loro battaglia contro questo genere di alimenti, oltre che contro fumo e alcool, per sensibilizzare a un minore consumo e alla prevenzione delle malattie non trasmissibili, da quelle cardiovascolari alle metaboliche. Queste azioni, secondo le indiscrezioni, erano da effettuarsi tramite le tanto dibattute etichette a semaforo, le warning labels come sui pacchetti di sigarette, le tassazioni sui prodotti.
A seguito del report del giugno scorso "Time To Deliver", in cui l'Oms invitava i Paesi a ridurre l'impatto negativo dei cibi dannosi per la salute e migliorare la regolamentazione, Il Sole 24 ore affermò che per le linee tracciate dal documento, nel mirino dell'Oms sarebbero finiti senza dubbio il Parmigiano, il Prosciutto, l'Olio Extravergine.
Federalimentare faceva notare che la definizione di “cibo non salutare” dell’OMS è del tutto arbitraria e che i “profili nutrizionali” non hanno alcun fondamento scientifico. Non a caso nel 2016 il Parlamento Europeo li aveva bocciati per ben due volte a larga maggioranza, il 12 aprile e il 7 luglio. Infatti, per “poco salutari” l’OMS intende i prodotti che hanno determinate quantità di sali, grassi e zuccheri, a prescindere dagli altri ingredienti. È proprio questo che penalizza, senza sconti e senza un'adeguata riflessione a più ampio spettro sulla qualità degli ingredienti, i prodotti Made in Italy agli occhi dell'Oms.
Ciò che ha maggiormente sollevato contestazioni, in questi giorni, è l'idea che il serrato negoziato in corso a New York avrebbe dato seguito a votazioni e risoluzioni definitive. E invece, da quanto si apprende da fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro, la riunione dell'Assemblea Generale dell'Onu si concluderà con una dichiarazione politica, da adottare per consenso.
I prodotti Made in Italy sono salvi, per ora, ma si auspica che possa giungere a comprendere che una valutazione parziale, che non tiene conto di tutte le caratteristiche, rischia di demonizzare alcuni prodotti agli occhi dei consumatori senza una concreta motivazione.
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