Ecco Well-Bred, l’innovativo “pane viola” made in Italy
È ancora in fase di studio, ma una volta perfezionato Well-Bred (letteralmente "Lievitato Bene"), il pane viola frutto di uno studio del gruppo di Tecnologie alimentari, in collaborazione con alcuni ricercatori di Biochimica Agraria dell’Università di Pisa, è destinato a rivoluzionare in direzione salutistica l’universo del pane e dei prodotti da forno.
Grazie ai tre principali ingredienti che lo caratterizzano – lievito madre, patate viola e pectine – Well-Bred si propone come un prodotto capace di garantire un alto valore nutrizionale, è inoltre adatto alle esigenze di un’ampia fetta di consumatori con particolare esigenze (celiaci, vegani, ipertesi) ed è anche amico dell’ambiente.
Ognuno dei tre ingredienti apporta un valore aggiunto a Well-Bred che lo distingue dal comune pane: il lievito madre fa sì che il prodotto si conservi più a lungo, consente di mantenere basso il livello di sale aggiunto all’impasto, e di aumentare il valore nutrizionale.
Le patate viola, che vanno a sostituire parte delle farine utilizzate normalmente nell’impasto, aumentano nel prodotto finale la quantità di sostanze antiossidanti.
Infine, le pectine, contenute nella buccia della frutta e recuperabili dallo scarto di lavorazione dei succhi di frutta aiutano non solo a diminuire il volume di rifiuti prodotti dall’industria agroalimentare, ma anche a prolungare il periodo di conservazione del prodotto e, infine, grazie alla loro capacità di trattenere i liquidi, donando al pane una particolare sofficità.
Insomma, un concentrato di benessere e sostenibilità ambientale capace di rinnovare un prodotto, il pane, considerato tra i più tradizionali della nostra alimentazione; ma non solo, come riporta il quotidiano Pisa Today Anna Valentina Luparelli e Isabella Taglieri, le studiose impegnate in questo progetto sono convinte anche del valore economico del Well-Bred che “potrebbe rappresentare una risorsa economica per tutti gli operatori della filiera, in particolare per i produttori primari, perché potrebbe diventare uno strumento di valorizzazione del territorio di produzione, analogamente a quanto accade spesso nel settore vitivinicolo. Un’adeguata retribuzione dei produttori di varietà di grano tradizionali (grani antichi) costituirebbe un valido aiuto per arginare la continua perdita crescente di superficie agricola utilizzabile”
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