Il prezzo del grano scende, ma il blocco dell'export in Ungheria preoccupa Italmopa
Preoccupa la situazione grano e materie prime in un momento storico in cui il mercato fluttua per le speculazioni e l'Ungheria annuncia il blocco delle esportazioni.
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Per la prima volta dall’inizio della guerra, il prezzo del grano scende dell’8% in un solo giorno ma si riducono anche le quotazioni sul mercato di mais (-2%) e soia (-0,2%) destinate all’alimentazione animale, nonostante il permanere delle tensioni internazionali con lo stop alle esportazioni deciso dall’Ungheria e le difficoltà dei trasporti dal Mar Nero dovute al conflitto tra Russia e Ucraina.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla borsa merci future di Chicago che rappresenta il punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole. Questo andamento però, secondo Coldiretti, non significa che si siano superate le difficoltà. È piuttosto l'effetto delle speculazioni, sfruttando gli alti valori raggiunti sul mercato per realizzare profitti.
L'Italia risente fortemente di questo andamento altalenante non solo delle quotazioni ma anche della disponibilità delle materie prime. Secondo Coldiretti, l'Italia produce appena il 36% del grano tenero che serve, il 53% del mais, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell'orzo.
Il blocco dell'export deciso dall'Ungheria suscita non poche preoccupazioni.
"L’Industria molitoria italiana non sarà più in grado di garantire la produzione di farine di frumento tenero nei volumi richiesti dal mercato laddove non dovesse essere ritirata con urgenza la sciagurata decisione ungherese di applicare restrizioni all’esportazione di grano anche nei riguardi dei Paesi aderenti all’Unione europea".
Così esordisce la nota stampa di Italmopa che commenta la decisione dell'Ungheria di vietare l'esportazione di cereali e grano, un'azione che potrebbe avere presto conseguenze su tutta la filiera, colpendo trasversalmente panificatori, pasticceri, ristoratori che quotidianamente utilizzano farina e pasta (e non solo) per realizzare le proprie ricette.
“La misura adottata dall’Ungheria costituisce una chiara violazione del principio della libera circolazione dei beni nel mercato interno europeo e rimette in discussione i valori fondamentali enunciati nei Trattati Ue” sottolinea Emilio Ferrari, Presidente Italmopa “una decisione inaccettabile che rischia di compromettere il corretto approvvigionamento in materia prima dell’Industria molitoria italiana a frumento tenero il cui fabbisogno totale, pari complessivamente a 5,5 Milioni di tonnellate di grano, è garantito in misura del 65 percento dalle importazioni, da Paesi comunitari o Paesi terzi, del quale oltre il 30 percento è costituito da grano ungherese. Una situazione incredibile tanto più che non deriva in alcun modo dall’interruzione dei flussi di importazione di grano dalla Russia e dall’Ucraina, complessivamente marginali, ma dalla decisione autonoma di un partner europeo che ha deciso di muoversi al di fuori delle regole alle quali ha volontariamente accettato di sottoporsi aderendo all’Unione europea e che, inoltre, è un beneficiario netto degli aiuti comunitari per le produzioni agricole. Ed è per questo motivo che pretendiamo una reazione forte e rapida da parte della Commissione europea nei riguardi di una palese violazione del diritto comunitario da parte di uno Stato membro”.
“La situazione dell’approvvigionamento dei Molini in frumento tenero diventerà rapidamente drammatica laddove non dovessero essere urgentemente ripristinate le norme inviolabili che regolano il funzionamento del mercato interno comunitario” conferma Andrea Valente, Presidente della sezione Molini a frumento tenero Italmopa “si profila il rischio di chiusura di impianti molitori entro pochi giorni per via della oggettiva impossibilità di sostituire il frumento tenero ungherese, peraltro oggetto di contratti di acquisto conclusi talvolta diversi mesi prima dell’esplosione del conflitto, con frumento di altre origini. Ed in questo caso sarebbe inevitabilmente a rischio la fornitura di farine per la produzione di pane, pizza o prodotti dolciari. Nei giorni scorsi, abbiamo responsabilmente evidenziato che la violenta esplosione delle quotazioni del grano non poteva in alcun modo essere assorbita dalla sola Industria molitoria, ma era oggettivamente impossibile prevedere che questa criticità sarebbe stata repentinamente accompagnata anche da una grave minaccia al nostro approvvigionamento proveniente da un paese UE”.
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