Alla scoperta della Piña Colada: storia, curiosità, abbinamenti

Dolce e rinfrescate la Piña Colada è un cocktail a base di rum, cocco e ananas originario di Porto Rico di cui è il cocktail ufficiale. Scopriamone di più

22 Apr 2024 - 12:14
Alla scoperta della Piña Colada: storia, curiosità, abbinamenti

Dolce, fruttato, rinfrescate: la Piña Colada è un cocktail a base di rum, cocco e ananas che dal primo sorso richiama le vacanze e le spiagge. Originario di Porto Rico, di cui è il cocktail ufficiale, in realtà le sue origini affondano nell’antica abitudine diffusa nei territori tropicali, già prima dell’arrivo degli europei, di mescolare rum e succo d’ananas.

LA STORIA

All’inizio si chiamava Piña Fria (ananas freddo): parliamo di una bevanda a base di rum e ananas pestato popolarissima a Cuba fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anche fra i tanti turisti americani, chiamata Piña Fria Colada se l’ananas era anche filtrato (colado, in spagnolo).
Una ricetta chiamata Piña Colada compare nel “Manual del Cantinero” del 1948, ma si tratta di una bevanda analcolica a base di succo di ananas ghiacciato e zuccherato. La ricetta che conosciamo oggi nacque al Beachcomber Bar dell’Hotel Caribe Hilton di San Juan di Portorico attorno al 1954, anno in cui Ramon López Irizarry lanciò sul mercato la Coco López, una crema di cocco già pronta industrializzata grazie ai finanziamenti dell’Operazione Bootstrap, il piano economico lanciato nel 1948 per l’industrializzazione di Porto Rico. Al bancone del bar, qualcuno pensò di aggiungere un po’ del nuovo prodotto alla Piña Fria, ottenendo così la Piña Colada che conosciamo oggi.

IL "PAPÀ" DELLA PIÑA COLADA

La paternità della creazione, però, è dibattuta. Stando alla versione più accreditata, che sarebbe confermata dai materiali in possesso dell’hotel, a realizzare il cocktail fu il bartender Ramon Manchito Marreno, dopo tre mesi di prove presso il Beachcomber Bar dell’Hotel Caribe Hilton. Altri attribuiscono invece l’invenzione della Piña Colada al direttore del bar, Ricardo Gracia, originario di Barcellona, o a un altro barman dello stesso locale di nome Monchito. Non basta: anche il ristorante la Barrachina di San Juan si ascrive – con tanto di targa accanto all’ingresso – la creazione della Piña Colada a opera di Ramon Portas Mingot, che - parrebbe – la realizzò per conquistare una bellissima cliente. Con successo, visto che la donna divenne poi sua moglie. Va detto peraltro che Mingot, prima di lavorare a la Barrachina, era stato nello staff del bar dell’Hotel Caribe Hilton.

IL LEGAME CON PORTO RICO

Detto questo, di certo a Porto Rico la Piña Colada è un vero e proprio simbolo nazionale, tanto che, probabilmente per conferire al drink un alone di leggenda, la sua storia è stata fatta intrecciare con quella del famoso pirata portoricano Roberto Cofresi. Si narra infatti che questi, per sostenere il morale del suo equipaggio, negli anni ’20 dell’Ottocento avrebbe offerto ai marinai una bevanda a base di cocco, ananas e rum bianco. Una storia piuttosto improbabile, non sostenuta da alcun documento, tanto più che all’epoca non si conosceva ancora la lavorazione del cocco. Resta il fatto che la Piña Colada è stata dichiarata drink ufficiale di Porto Rico nel 1978: da allora, ogni anno il 10 luglio si celebra sull’isola la Giornata Nazionale della Piña Colada.

Senza nulla togliere all’origine portoricana del cocktail, bisogna aggiungere che qualcuno aveva ottenuto un risultato simile qualche anno prima dello staff del Caribe Hilton di San Juan. In questo caso la storia ci porta in Italia, dove nel 1947 il barman milanese Amedeo Gandiglio pubblicò nel suo “Cocktails Portfolio” la ricetta di un cocktail chiamato Robinson Crusoe, composto da una miscela di cocco, ananas e rum Bacardi. Gandiglio, prima di essere assunto al bar del Casinò di Sanremo nel 1939, aveva lavorato per molti anni fra Savoia, Costa Azzurra, Londra, Scozia e Bermuda, ma non si sa dove abbia appreso la ricetta di quel drink.

IL NOME

In spagnolo, piña colada significa “ananas filtrato”, con riferimento alla pratica di filtrare l’ananas pestato per ottenere soltanto il succo all’interno del cocktail. Come detto, “Colada” era chiamata a Cuba la versione filtrata della Piña Fria (l’antenata senza cocco della Piña Colada) per distinguerla da quella originale (detta anche “Colar”), un vero “mangia e bevi” che prevedeva i pezzi di polpa di ananas nel bicchiere.

LA RICETTA IBA

Tecnica: Blend

Bicchiere: Tumbler alto o Hurricane

Ingredienti:
50 ml rum bianco
30 ml crema di cocco
50 ml succo fresco di ananas

Garnish: fettina di ananas e ciliegina rossa

Preparazione: frullare gli ingredienti con ghiaccio in un blender per 10-15 secondi fino a raggiungere una consistenza cremosa, quindi versare nel bicchiere e guarnire. Servire con cannucce.

LA PIÑA COLADA AL CINEMA

A differenza di tanti altri cocktail classici, la Piña Colada non sembra avere avuto ruoli all’interno di film noti, però da internet apprendiamo che ha dato addirittura il titolo a due cortometraggi indipendenti in epoca recente. Il primo, una commedia sentimentale di 15 minuti (clicca qui per il trailer) diretta nel 2008 dalla francese Alice Winocour (oggi regista di una certa notorietà), è la storia di Sandrine che, leggiamo su Cinematografo, “vive e lavora a Parigi, lontana dal marito Vincent che vive in America. Il giorno prima di incontrarsi di nuvo inizia ad avere dubbi sul loro rapporto e prima di prendere l'aereo decide di incontrare i suoi colleghi”. L’altro, del 2019, è firmato dal danese David Grove Draad, che in soli 3 minuti condensa l’avventura drammatica di un ragazzo che – riporta MyMovies – “è alla disperata ricerca di una donna e decide di ordinarne una in un bar. Ma presto si rende conto di aver esagerato”. Se vuoi vederlo, clicca qui.

PIÑA COLADA E FOOD PAIRING

Le note tropicali della Piña Colada si abbinano a una varietà di piatti. A partire dai frutti di mare - ad esempio per un cocktail di gamberi – e dal pesce alla griglia. E naturalmente, per associazione, si sposano bene con i piatti a base di cocco, come molti curry tailandesi.

Giocando sul contrasto, invece, la dolcezza del drink può essere bilanciata da carni e verdure alla griglia, grazie al gusto affumicato, o da cibi speziati come pollo o gamberi jerk, tacos di pesce, ali di pollo alla buffalo o piatti tailandesi piccanti. La stessa dolcezza può infine accompagnare egregiamente un dessert, non troppo dolce per evitare un effetto troppo “stucchevole”: ottimi ad esempio un sorbetto di frutta o una torta agrumata.

Testo a cura di Nicole Cavazzuti e Stefano Fossati

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