La bilancia agroalimentare nazionale nel 2021. Uno studio Ismea
Nel 2021 il saldo della bilancia commerciale si è mantenuto per il secondo anno di fila positivo, con un surplus di 3,5 miliardi di euro, Lo studio Ismea con un focus sugli scambi commerciali dell'Italia con Russia e Ucraina.
Dopo il rallentamento delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari osservato nel 2020 e causato principalmente dal netto calo degli affari della ristorazione nel mondo conseguente alla diffusione della pandemia da Covid-19, nel 2021 le spedizioni all’estero hanno registrato un balzo superiore all’11%, oltrepassando la soglia dei 50 miliardi di euro.
Nel 2021 si è registrato un miglioramento generalizzato degli scambi commerciali nazionali, sia riguardo il totale di beni e servizi che i prodotti agroalimentari.
Lo studio Ismea sulla bilancia agroalimentare nazionale 2021 ci offre i dettagli.
In particolare, le esportazioni complessive hanno evidenziato una crescita superiore al 18% rispetto al precedente anno, dopo il calo del 9,1% del 2020; i flussi in uscita di prodotti agroalimentari sono aumentati raggiungendo 52 miliardi di euro. Anche l’import di prodotti agroalimentari ha registrato un netto incremento attestandosi a 48,5 miliardi di euro (+11,8% sul 2020); questo risultato è da attribuire in larga misura all’aumento del 12,1% delle importazioni di prodotti dell’industria alimentare, ma anche a quello registrato per i prodotti agricoli (+11,3%) sulla scia degli incrementi dei prezzi internazionali delle commodity agricole.
La bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari, strutturalmente in deficit con un disavanzo medio di 5,5 miliardi di euro nel decennio 2010-19, a partire dal 2015, ha mostrato un progressivo miglioramento del saldo in ragione della maggior crescita delle esportazioni rispetto ai flussi in entrata. Nel 2020 e nel 2021, il saldo commerciale si è portato in terreno positivo concretizzatosi in un surplus di circa 3,5 miliardi di euro. Tale risultato è da imputare esclusivamente all’industria alimentare che rappresenta l’85% delle esportazioni e il 65% circa delle importazioni di prodotti agroalimentari. Al contrario, il settore agricolo ha mantenuto anche nel 2021 un deficit di circa 8,5 miliardi di euro, peggiorando di circa 1 miliardo di euro il risultato dell’anno precedente.
Il confronto tra l’andamento delle esportazioni totali e di quelle agroalimentari italiane nell’ultimo decennio evidenzia una progressione del peso dei prodotti agroalimentari sulle esportazioni totali di beni e servizi. Infatti, negli ultimi anni la crescita dell’export agroalimentare è sempre stata più marcata rispetto all’export totale, determinando la crescita del peso dell’agroalimentare che è passato dall’8,2% nel 2012 al 10,1% nel 2021, un livello di poco inferiore al 2020 – il più elevato del periodo considerato – in ragione del maggior tasso di crescita annuale delle esportazioni totali rispetto a quelle agroalimentari.
I principali mercati di sbocco e comparti produttivi nel 2021
Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l'Unione Europea che, con 29,3 miliardi di euro nel 2021 (+12% sul 2020), assorbe circa il 56% delle esportazioni nazionali. Nel dettaglio, nel 2021 le esportazioni verso la maggior parte dei paesi UE hanno registrato tassi di crescita positivi, con particolare riferimento a Germania e Francia che si configurano come i principali mercati di destinazione assorbendo insieme il 27% dell’export nazionale. È da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio. Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso la Germania, primo paese di destinazione in assoluto, hanno raggiunto nel 2021 un valore pari a circa 8,5 miliardi di euro, in aumento dell’8,2% su base annua. I prodotti che hanno mostrato maggiori incrementi sono le nocciole sgusciate (+62,5% per 153 milioni di euro di export), la cioccolata (+31,6% per 135 milioni di euro), i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+14,1% per 315 milioni di euro) e il caffè (+10,6% per 266 milioni di euro). Le esportazioni nazionali verso la Francia sono aumentate, nel 2021, dell’8,4% rispetto all’anno precedente, superando 5,6 miliardi di euro. La ripartizione merceologica delle esportazioni vede le dinamiche più favorevoli per i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+17,3% per 301 milioni di euro), i formaggi freschi (+15,9%, per 338 milioni di euro), i formaggi stagionati (+10,6% per 181 milioni di euro) e i formaggi grattugiati (+15,0% per 142 milioni di euro). L’export nazionale verso la Polonia è aumentato nel 2021 del 28% annuo arrivando a sfiorare 1,3 miliardi di euro nel 2021; l’analisi merceologica di questo risultato evidenzia che la produzione che ha mostrato le dinamiche più significative è quella dei tabacchi lavorati per i quali l’export italiano è passato da 41 milioni di euro nel 2020 a quasi 96 milioni di euro nel 2021. In netta crescita anche le richieste di caffè italiano (+30,2% per 93 milioni di euro), di prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+36,3% per 42 milioni di euro), di cioccolata (+23,9% per 53 milioni di euro) e di nocciole (+66,4% per 38 milioni di euro). Le esportazioni dirette verso i paesi extra-UE nel 2021 sono cresciute dell’11,5% su base annua attestandosi a circa 23 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono osservati per Cina (+26,8% per poco più di 643 milioni di euro) e USA (+14,8% per 5,6 miliardi di euro). L’incremento delle esportazioni nazionali in Cina è da ricondurre essenzialmente alle carni suine congelate[1] (parti anteriori e pancette) per le quali le richieste del prodotto italiano hanno raggiunto lo scorso anno 60 milioni di euro contro poco più di 42 milioni di euro nel 2020; in crescita anche l’export di frattaglie suine congelate[2] (+27% per 24 milioni di euro)[3]. Dopo la battuta d’arresto nel 2020, è da rilevare anche la ripresa delle vendite dei vini fermi in bottiglia sul mercato cinese (+28,4% per 103 milioni di euro). Negli USA, la crescita dell’export nel 2021 ha riguardato i formaggi stagionati (+35,2% per 344 milioni di euro), i vini spumanti (+33,3% per 460 milioni di euro), i prosciutti stagionati (34,3% per 140 milioni di euro), i prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+23,5% per 169 milioni di euro); risultano invece in flessione annua le esportazioni di paste alimentari secche nel 2021 (-23,3%) dopo il netto incremento dello scorso anno (+48,7%). I dati generali delle esportazioni evidenziano una generalizzata performance positiva per comparto produttivo. I “cereali, riso e derivati”, hanno segnato una crescita annua del 7,1% attestandosi a 7,8 miliardi di euro nel 2021. Tale risultato è da ricondurre in gran parte ai prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria il cui export è aumentato del 18,8% su base annua arrivando a sfiorare 2,9 miliardi di euro; al contrario, sono in flessione le esportazioni di paste alimentari secche (-6,2% per 2 miliardi di euro) e di riso lavorato/semilavorato (-2,3% per 529 milioni di euro) che però nel 2020 avevano fatto registrare incrementi annuali di circa il 14%. I “Vini e mosti” raggiungono 7,1 miliardi di euro nel 2021 (il 14% del totale export), grazie ai buoni risultati osservati sia per i vini fermi in bottiglia (+10,3% per 4,9 miliardi di euro) sia per i vini spumanti (+23,7% per 1,8 miliardi di euro). Decisamente positivo è anche l’export di “Frutta fresca e trasformata” che, con un tasso di crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente, esprime un fatturato all’export di poco inferiore a 5 miliardi di euro (il 10% del totale). I segmenti produttivi più dinamici sono stati quello delle nocciole sgusciate il cui valore all’export è risultato pari a 296 milioni di euro, in aumento del 53,2% sul 2020; sono cresciute anche le esportazioni di mele fresche (+5,3% per 881 milioni di euro), di kiwi (+2% per 473 milioni di euro), mentre sostanzialmente stabili sono quelle l’uva da tavola (+0,3% per 729 milioni di euro). Continuando a fare riferimento ai prodotti più rilevanti per l’export nazionale, è da segnalare l’aumento, nel 2021, del fatturato all’estero dell’olio di oliva per un valore pari a quasi 1,3 miliardi di euro (+4,5%), dei prosciutti stagionati (+15,1% per 842 milioni di euro), dei formaggi freschi (+14,1% per 1,1 miliardi di euro) e di quelli stagionati (+12,4% per 1,8 miliardi di euro).Gli scambi commerciali dell’Italia con Russia e Ucraina
Gli scambi commerciali di beni e servizi dell’Italia con la Russia mostrano, nel 2021, un deficit di poco inferiore ai 10 miliardi di euro, in netto peggioramento rispetto al 2020 quando, invece, il disavanzo era migliorato sensibilmente in ragione della forte contrazione delle importazioni italiane dalla Le esportazioni di prodotti agroalimentari made in Italy verso la Russia incidono per il 7,7% sulle vendite totali nazionali realizzate sul mercato sovietico; mentre le importazioni nazionali di prodotti agroalimentari dalla Russia rappresentano l’1,2% degli acquisti totali provenienti da questo Paese, nella media dell’ultimo La bilancia commerciale del settore agroalimentare con la Russia registra un surplus di 412 milioni di euro nel 2021, valore sostanzialmente in linea con i dati rilevati per gli anni precedenti. A fronte di 670 milioni di export verso la Russia, le importazioni si fermano a 258 milioni di euro. Tale risultato è da ricondurre soprattutto al contributo dell’industria alimentare che registra un surplus di 522 milioni di euro; nel caso dei prodotti agricoli, invece, si osserva un passivo di 110 milioni di euro, in netto peggioramento sul 2020 causato dal marcato aumento delle importazioni nazionali di tali L’import di prodotti agroalimentari dalla Russia rappresenta lo 0,5% del totale nazionale (258 milioni di euro vs 48,5 miliardi di euro nel 2021). Le tipologie di prodotto principali provenienti dal mercato russo sono quelle a destinazione zootecnico-mangimistica; infatti, panelli di estrazione di olio di girasole, mais, polpe di barbabietola, semi di lino, melassi di barbabietola, panelli di estrazione di olio di lino rappresentano nel complesso quasi la metà del valore importato dalla Tra questi, è da evidenziare una maggiore rappresentatività per l’Italia nell’approvvigionamento sul mercato russo dei panelli di estrazione di olio di girasole, che valgono nel 2021 il 31% dell’import totale dell’Italia (52 milioni di euro vs 167 milioni di euro). Meno rilevanti per l’Italia le importazioni di frumento; dalla Russia, infatti, proviene il 2,7% in valore di frumento tenero e il 3,7% di frumento duro. L’export italiano verso la Russia rappresenta l’1,3% del valore totale dell’export (670 milioni di euro vs 52 miliardi di euro nel 2021). I prodotti esportati dall’Italia verso la Russia sono generalmente riferibili a quelli ad alto valore aggiunto e quasi sempre fortemente legati al made in Italy, come Il vino, la pasta alimentare, il caffè, la La maggiore rappresentatività del mercato russo si rileva per il caffè (assorbe circa il 5% del valore complessivamente esportato) e per i vini spumanti (circa il 4% dell’export totale). Gli scambi commerciali di beni e servizi dell’Italia con l’Ucraina mostrano nel 2021 un deficit di circa 1,2 miliardi di euro, anche in questo caso in netto peggioramento rispetto al 2020. L’agroalimentare nazionale incide sugli scambi totali con l’Ucraina per il 15% dell’export e circa il 27% dell’import, nella media dell’ultimo quinquennio. La bilancia commerciale del settore agroalimentare registra un disavanzo di 276 milioni di euro; a fronte di 368 milioni di export verso l’Ucraina nel 2021, le importazioni hanno raggiunto 643 milioni di euro. Il passivo di bilancio è determinato dalle importazioni di prodotti agricoli (297 milioni di euro, a fronte di soli 17 milioni di export), per i quali si registra un deficit di 280 milioni di euro. L’import di prodotti agroalimentari dall’Ucraina rappresenta l’1,3% del totale nazionale (643 milioni di euro vs 48,5 miliardi di euro nel 2021). Le tipologie di prodotto prevalentemente richieste dall’Italia sono gli oli greggi di girasole, che rappresentano il 44% del valore complessivamente importato dall’Italia nel 2021, e il mais (il 38% del totale). Per questi due prodotti l’Ucraina ha un peso particolarmente importante: circa il 50% del valore dell’olio grezzo di girasole e circa il 16% del mais importato dall’Italia infatti proviene dall’Ucraina. In particolare, l’Italia ha importato, nel 2021, un valore complessivo di circa 553 milioni di euro di olio di girasole, di cui 281 milioni di euro dall’Ucraina, e più di 1 miliardo di euro di mais, di cui 179 milioni di euro dall’Ucraina. L’export italiano verso l’Ucraina rappresenta invece solo lo 0,7% del totale (367 milioni di euro vs 52 miliardi di euro nel 2021). Anche in questo caso, i prodotti esportati dall’Italia verso l’Ucraina sono generalmente allocabili tra prodotti ad alto valore aggiunto e legati a made in Italy come il vino, il caffè e la pasta alimentare, anche se la voce più rilevante riguarda il tabacco da masticare o da fiuto che rappresenta quasi il 30% delle esportazioni totali.1 Codice SH6, 020329
2 Codice SH6, 020649
3 Va sottolineato come l’entrata in vigore del Protocollo d’intesa tra il Ministro della Salute italiano e l’Amministrazione Generale delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese per la definizione delle condizioni per l’esportazione di carne suina congelata dall’Italia in Cina abbia determinato questi importanti risultati commerciali per il settore suinicolo italiano. A fronte della firma del protocollo a marzo 2019, nel mese di agosto 2019 è stata ufficializzata l’abilitazione di 9 impianti di macellazione all’export di carni congelate ed è stato reso disponibile il certificato sanitario ufficiale per le esportazioni.
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