Mercato dei fine wines in affanno, cresce l’attenzione per gli investimenti frazionati
Il mondo dei fine wines dopo un primo semestre difficile vede crescere il ricorso all’investimento frazionato destinato a crescere
Il mercato secondario dei vini di pregio dopo un primo semestre in affanno continua a mostrare segnali di difficoltà, in controtendenza rispetto ai principali mercati finanziari che nello stesso periodo hanno fatto registrare performance positive. La frenata, per quanto si possa ricondurre al clima di incertezza a livello macroeconomico, ha imposto comunque una riflessione da parte degli operatori del settore sulle dinamiche del mondo degli asset alternativi.
La spinta inflattiva ha infatti avuto effetti sulla propensione all’investimento ma non in senso assoluto, la fluttuazione dei tassi di interesse ha spostato l’attenzione su opportunità più appetibili al di fuori del mondo dei passion asset.
A confermare lo scenario sono gli indici Liv-ex, tutti in territorio negativo da inizio anno. Tra questi anche il Liv-ex Fine Wine 1000, quello più ampio, espressione dell’andamento dei vini da investimento di tutto il mondo che da inizio 2023 ha perso il 10,4%.
Significativa poi la battuta d’arresto del Burgundy 150, l’indice che traccia i movimenti dei prezzi dei vini di Borgogna più attivi sul mercato secondario, che se negli ultimi cinque anni ha garantito i rendimenti maggiori (+42,5%), negli ultimi 12 mesi ha segnato un crollo del -13,4% dando la sensazione di aver esaurito la propria spinta propulsiva, anche se per alcuni analisti la tendenza potrebbe essere espressione di un mercato sano, estraneo alle bolle speculative destinate prima o poi a scoppiare.
Sta di fatto che la crescita esponenziale dei prezzi delle grandi etichette di pregio si è scontrata con uno scenario macroeconomico complesso e se già in un passato recente l’accessibilità del segmento tendeva rapidamente a ridursi, con la crisi degli ultimi due anni si è ulteriormente ridimensionata.
Così molti dei migliori vini del mondo, che sono anche punti di riferimento per una determinata regione, sono ormai divenuti proibitivi per la maggior parte degli investitori, condizione che ha spinto gli intermediari ad individuare strategie alternative che creino nuove opportunità per il mercato.
A venire in soccorso le nuove tecnologie, in particolare l’NFT, e i cambiamenti normativi grazie ai quali gli investimenti in vini di pregio possono oggi assumere forme diverse che ne accrescono l’accessibilità andando ad aggirare una barriera all'ingresso storicamente esistita e negli ultimi anni consolidata: la necessità di impiego di ingenti capitali.
Grazie a servizi gestiti dagli intermediari oggi è possibile acquistare anche solo una quota di una bottiglia di vino, di una cassa o di una specifica collezione, vere e proprie “azioni” che vengono vendute online dalle piattaforme di investimento, un’alternativa estremamente interessante se si considera che le etichette migliori e più costose sono quelle che spesso generano le performance più significative. Ad esempio, i collezionisti che nei primi anni 2000 avevano puntato su Château Lafite Rothschild 1996 potrebbero ora vantare rendimenti circa cinque volte superiori rispetto al valore inziale.
Oltre al tema della accessibilità ad entrare in gioco è anche l’obiettivo del bilanciamento nell’esposizione, più precisamente si aggiungono gli effetti di contenimento del rischio determinati dalla possibilità di accedere pro quota a più distinte risorse contemporaneamente. Come sottolineato dalla maggior parte dei consulenti è infatti consigliabile creare un portafoglio diversificato di vini pregiati, compresi vini di diverse annate, produttori e regioni, dal momento che puntare su una soluzione unidirezionale è una strategia che può esporre a criticità.
Gli investimenti frazionati hanno anche un altro effetto positivo sul mondo del vino potendo aiutare i produttori a migliorare il loro flusso di cassa rendendo più facile per gli acquirenti investire prima che il vino venga distribuito. Diversi intermediari stanno infatti esplorando la possibilità di acquistare barili come futures, per poi offrire azioni agli investitori. Il produttore potrebbe riacquistarli in tre anni con un piccolo costo di finanziamento, oppure potrebbero essere venduti attraverso un mercato ai consumatori, uno scenario simile al modello Bordeaux di vendita di futures En Primeur.
Più in generale questo nuovo modo di approcciare il mercato dei fine wines sta aprendo il segmento ad una gamma più ampia di investitori, potenziale a supporto dell’industria del vino in futuro, considerato che per quanto l’asset dei vini di pregio sia caratterizzato da una bassa volatilità resta comunque sottoposto a quelle pressioni che particolari contingenze macroeconomiche possono inevitabilmente esercitare, come gli ultimi mesi hanno ampiamente dimostrato.