La filiera del caffè e le sue criticità: dalla deforestazione all'economia locale dei produttori

Una nuova legge UE si pone come obiettivo di combattere la deforestazione causata dalle coltivazioni di caffè, ma non tiene conto delle profonde differenze

20 Sett 2023 - 10:34
La filiera del caffè e le sue criticità: dalla deforestazione all'economia locale dei produttori

Negli ultimi 20 anni circa 130.000 ettari di foresta sono andati perduti ogni anno a causa del disboscamento dei terreni per la coltivazione del caffè, nel tentativo degli agricoltori di sbarcare il lunario. Il reddito del caffè rimane pari o inferiore alla soglia di povertà dei parametri di reddito dignitoso in otto dei dieci maggiori paesi produttori di caffè. Questa realtà minaccia l’intero settore e ha pericolose implicazioni ambientali.

Il principale motore della deforestazione e del degrado forestale nel mondo è l’espansione dei terreni agricoli, che è legata alla produzione di materie prime che importiamo, non solo caffè ma anche soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao. In quanto grande economia e consumatrice di questi beni legati alla deforestazione e al degrado forestale, l’Unione Europea è in parte responsabile di questo problema e vuole rispondere al forte appello dei cittadini ad aprire la strada per risolverlo.

Questi presupposti sono poi sfociati nella legge per ridurre la deforestazione e il degrado forestale nell'UE. L'obiettivo è promuovere il consumo di prodotti "privi di deforestazione", attraverso il monitoraggio dei dati e multe molto salate alle aziende che contravvengono. 

Dal 29 giugno 2023 gli operatori e i commercianti avranno 18 mesi di tempo per attuare le nuove regole. 

Di fatto, ogni azienda europea che immette le materie prime sopra menzionate sul mercato europeo, o le esporta, deve essere in grado di dimostrare che i prodotti non provengono da terreni recentemente deforestati o non hanno contribuito al degrado delle foreste.

Commercio di caffè verde. Produttori-esportatori: Africa 11%, America Centrale 12%, Sud America 48%, Asia Pacifico 29%. Consumatori-Importatori: Africa 8%, America Centrale 3%, Sud America 15%, Asia-Pacifico 25%, Nord America 18%, Europa 31%.

Coffee Barometer 2023.

La recente pubblicazione del Coffee Barometer 2023 ci restituisce, nero su bianco, lo stato attuale della sostenibilità nel settore globale del caffè e la situazione peculiare di questa filiera.

Il caffè viene prodotto da circa 12,5 milioni di coltivatori in 70 paesi. In Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia e Honduras si produce però l’85% della fornitura globale. Il restante 15% è prodotto da 9,6 milioni di coltivatori, i cui mezzi di sussistenza sono sotto pressione, poiché i ricavi delle piantagioni di caffè diminuiscono mentre i costi per i fattori produttivi sono in aumento. Le esigenze di questi agricoltori sono distinte da quelle degli altri e richiedono soluzioni su misura.

Nel Coffee Barometer si legge che mentre il consumo globale di caffè è in costante aumento, la sua produzione dipende ancora da un modello estrattivo che enfatizza il commercio a basso costo, contraddicendo gli obiettivi internazionali di sostenibilità e le agende sul clima. Garantire la sostenibilità a lungo termine e attribuire pari importanza al guadagno economico a breve termine a livello di azienda agricola sono ugualmente essenziali per promuovere la sostenibilità nel settore del caffè.

Importanti torrefazioni di caffè si posizionano come pionieri della sostenibilità. Tuttavia, numerosi impegni di sostenibilità non riescono ad armonizzarsi con le effettive operazioni aziendali. Tramite il Coffee Brew index conosciamo la valutazione sulla strategia di sostenibilità degli 11 maggiori torrefattori del mondo.

È essenziale notare che questa valutazione esamina le politiche e gli impegni, piuttosto che l’impatto tangibile sul campo. Sebbene la maggior parte delle aziende abbia strategie generali e si impegni in attività di sostenibilità del caffè, spesso mancano di obiettivi completi, misurabili e con limiti di tempo. Questa carenza di strategie efficaci e di reporting ostacola la capacità delle aziende del caffè di affrontare le sfide del settore

La transizione verso un settore del caffè sostenibile richiede misure globali che vadano oltre le pratiche aziendali. È fondamentale un’azione immediata, che dia agli agricoltori la possibilità di effettuare investimenti, preservare gli ecosistemi e adottare pratiche di produzione responsabili per salvaguardare sia i loro mezzi di sussistenza che la sostenibilità a lungo termine delle loro aziende agricole. Il passaggio a un settore del caffè sostenibile richiede ampi passi oltre le pratiche a livello di azienda agricola, riconoscendo gli squilibri che mettono in pericolo la catena del valore del caffè.

Affrontare un discorso globale nella filiera del caffè è piuttosto difficile, perché il contesto locale nelle diverse regioni di coltivazione varia notevolmente e, come abbiamo già visto, se l'85% della produzione di caffè si concentra in cinque soli stati, si può immaginare quanto piccole e frammentate siano le realtà diffuse nelle altre decine di paesi che forniscono il restante 15%. 

Per il Coffee Barometer, "l'era del caffè a buon mercato è finita. Per portare avanti la propria agenda di sostenibilità e sottolineare l’importanza dell’inclusione degli agricoltori e dell’adattamento ai cambiamenti climatici, il settore del caffè deve impegnarsi a investire nelle regioni vulnerabili produttrici di caffè. Le aziende del caffè, con la loro capacità in termini di risorse, devono raddoppiare ed evitare il disimpegno improvviso nei confronti dei paesi produttori di caffè meno competitivi".

Se consideriamo che il mondo del caffè affronta quotidianamente l'emergenza del cambiamento climatico che sta modificando la conformazione dei paesaggi e delle piantagioni, si capisce sempre di più quanto siano necessarie e ormai inderogabili politiche a lungo e lunghissimo termine, in grado di far dialogare i diversi attori della filiera per garantire la sopravvivenza futura del settore.

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