La Nuova Zelanda vitivinicola ha la sua road map per puntare alla neutralità carbonica entro il 2025

Una mappa che scandisce i passaggi per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 orienterà nei prossimi anni le produzioni vitivinicole neozelandesi

10 Sett 2024 - 14:05
La Nuova Zelanda vitivinicola ha la sua road map per puntare alla neutralità carbonica entro il 2025

VINI E DINTORNI - Una road map per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2025 è la risposta del mondo vitivinicolo neozelandese agli effetti sempre più tangibili del cambiamento climatico. 

Il progetto si inserisce in un percorso più ampio per rafforzare la reputazione di produttori di vini sostenibili che ha mosso i primi passi nei lontani anni 90, quando venne introdotto il programma di certificazione Sustainable Winegrowing New Zealand (SWNZ) ancora oggi in vigore, con il 96% delle superfici vitate attualmente certificate e il 10% delle cantine riconosciute come “biologiche”.

L’obiettivo della neutralità carbonica al quale si punta è sicuramente sfidante ma considerato essenziale da un paese la cui produzione enoica, che rappresenta l’1% di quella mondiale, è destinata per la quasi totalità ai mercati esteri (90%), con un pubblico sempre più sensibile alla trasparenza e orientato nelle scelte di acquisto dal tema del rispetto e della difesa dell’ambiente. 

La road map per la neutralità carbonica sviluppata dalla New Zealand Winegrowers in collaborazione con l’Energy Efficiency & Conservation Authority (EECA) l'agenzia del governo responsabile della promozione dell'efficienza e del risparmio energetico, divide gli obiettivi che il settore dovrebbe raggiungere in tre fasi, con tre principali giri di boa, il 2030, il 2040 e il 2050 ed individua strategie pratiche da adottare nelle aziende vinicole dove si stima che la maggior parte delle emissioni dirette provenga dal gasolio utilizzato in vigna per macchinari come i trattori, per l’irrigazione o per alimentare i ventilatori antigelo e in cantina per far funzionare le caldaie.

Il processo richiederebbe interventi urgenti considerato che la crescita stimata della produzione tra il 2022 e il 2040 sarebbe del 40% e senza agire le emissioni di gas serra continuerebbero ad aumentare esponenzialmente. 

Le cinque principali opportunità che il progetto delinea sarebbero il miglioramento dell'efficienza energetica, ottimizzando l'uso del carburante e dell'elettricità per ridurre il consumo energetico complessivo, la rinuncia al diesel, sostituendolo con combustibili alternativi, come il biocarburante o l'idrogeno verde, ed elettrificando macchinari e attrezzature agricole; la decarbonizzazione della rete elettrica della Nuova Zelanda unitamente all’adozione della produzione di energia solare in loco, l’innovazione della catena del valore collaborando con i fornitori per decarbonizzare beni e servizi come imballaggi e trasporti, le rimozioni del carbonio, riducendo le emissioni e aumentando la capacità del terreno di immagazzinare carbonio.

Queste strategie richiederebbero contestualmente un costante monitoraggio e una misurazione delle emissioni con aggiornamento continuo dei dati, un impegno per la riduzione della domanda di energia, l’introduzione di innovazioni a sostegno della decarbonizzazione, l’impegno ad intervenire sull’intera catena del valore e il mantenimento di un approccio ambizioso rispetto all’obiettivo generale.  

Si tratterebbe inizialmente di intervenire soprattutto sulle emissioni dirette (scope 1), quelle cioè che derivano dalle attività coinvolte nella gestione delle aziende vinicole e dei vigneti (impiego di carburanti per alimentare macchinari e veicoli, applicazione di prodotti chimici e fertilizzanti, emissioni derivati dalla gestione dei rifiuti). 

Per quanto riguarda le emissioni indirette (scope 2) e le emissioni legate all’intera catena del valore (scope 3) che richiedono innovazioni lungo tutta la filiera, in particolare nella produzione, nel trasporto e nell’imballaggio i tempi sono stimati come sicuramente più lunghi. 

Dall’impiego di bottiglie più leggere all’imbottigliamento nei luoghi di consumo sono diverse le soluzioni da poter mettere in campo ma gli interventi richiedono comunque una attenta pianificazione e progressiva attuazione. Motivo per il quale entro i 2030 l'obiettivo sarebbe quello di garantire che il 75% dei vini confezionati siano in vetro leggero, per il 50% imbottigliati nei luoghi di consumo. Dieci anni dopo, la quota del vetro leggero dovrebbe salire al 50%, per far posto al 25% dei vini confezionati in contenitori di carta/cartone. La quota di vini imbottigliati a destinazione dovrebbe aumentare al 55% e poi al 60% entro il 2050, mentre quella dei vini spediti in contenitori di carta/cartone dovrebbe raggiungere il 50% per il 25% di vetro leggero.

Intanto grazie alla road map i viticoltori neozelandesi hanno strumenti, indicazioni e sollecitazioni utili per imboccare un percorso ancora più virtuoso di quello che fino ad oggi li ha visti protagonisti con il risultato di consolidare la propria reputazione di custodi e difensori del pianeta ma dimostrando anche la capacità di fare squadra con tutti gli attori e i partner della filiera, anche loro determinanti nella riduzione dell’impronta carbonica del settore.

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