La Valpolicella di Tedeschi Wines raccontata attraverso una verticale storica di Amarone

Tedeschi Wines interpreta attraverso i propri vini le diverse anime della Valpolicella che ha raccontato a Napoli attraverso una verticale storica di Amarone

3 Nov 2023 - 13:45
La Valpolicella di Tedeschi Wines raccontata attraverso una verticale storica di Amarone

Al margine settentrionale della Pianura Veneta, ai piedi dei Monti Lessini e in prossimità dello sbocco della valle dell'Adige, declivi dominati da vigneti, olivi e ciliegi intervallati da corsi d’acqua che si sviluppano da nord verso sud disegnano un ventaglio di vallate che si dipartono dalla città di Verona. 

È il paesaggio della Valpolicella, areale prevalentemente collinare, zona di elezione per la produzione enoica fin dall’antichità, come suggerirebbe la stessa etimologia discendente dal latino “Vallis polis cellae”, ossia Valle dalle molte cantine, a riprova di una vocazione risalente ad un epoca remota e di fatto anche pre-romana, quando i Reti introdussero i primi esemplari di vite selvatica saggiandone la perfetta integrazione con un territorio morfologicamente vario i cui suoli, dalla tessitura argillosa in superficie e grossolana in profondità, sono costituiti dalla disgregazione di formazioni calcareo-dolomitiche, basalti, depositi morenici e fluviali di origine vulcanica.

Reperti archeologici risalenti a 6000 anni fa, in particolare semi d’uva di cui è stato analizzato il DNA, sono testimonianza non solo della diffusione della viticoltura in questo areale, favorita da condizioni pedoclimatiche ideali, ma anche del ricorso ancestrale alla tecnica produttiva dell’appassimento delle uve, oggi candidata come bene immateriale Unesco e rappresentativa di un intero territorio che ne ha fatto sigillo per le sue produzioni fatte di vendemmie rigorosamente manuali, scandite da accurate selezioni e rispetto del tempo, quello necessario in vigna, nei fruttai e in cantina.

Una filosofia, quella della sapiente attesa, ispiratrice di una delle realtà vitivinicole più antiche, quella dei Fratelli Tedeschi, che da oltre quattro secoli interpreta attraverso i propri vini le diverse anime del territorio, espressione sia della zona definita Valpolicella Classica che di quella Orientale, e che ha voluto raccontarsi attraverso una verticale storica di Amarone in una serata speciale organizzata a Napoli da Slow Wine e Banca del Vino.

A fare da sfondo alla narrazione di Maria Sabrina Tedeschi, ambasciatrice dell’azienda in Italia e all’estero, affiancata da Corinna Gianesini, responsabile Slow Wine per il Veneto, il suggestivo Chiostro di Santa Caterina a Formiello, luogo intriso di cultura e bellezza dal quale è partito il viaggio a ritroso, per ricostruire le origini e l’evoluzione di una realtà familiare che ha fatto della continuità e della coerenza di stile un valore fondante quanto tangibile delle sue produzioni. 

Maria Sabrina Tedeschi

L’azienda e la sua storia

Il racconto di Maria Sabrina Tedeschi parte da molto lontano, le radici dell’attività vitivinicola si possono infatti ricondurre ad un passato non proprio recente: il documento più antico è datato 1630 e attesta l’acquisto di proprietà da parte degli avi nella zona del Valpolicella Veronese, informazioni maggiori sulla famiglia risalgono al 1824 ma la svolta che ha contribuito a dar vita ad un vero e proprio “stile” si colloca nei primi anni ’60 ad opera del padre, Lorenzo Tedeschi, che ebbe la felice intuizione di vinificare separatamente le uve di uno specifico vigneto dando origine a uno dei primissimi cru della Valpolicella.

Si trattava di Monte Olmi, una proprietà acquistata nel 1918, vigneto ad un’altitudine di circa 200 metri con esposizione dei filari a sud-ovest, suoli dalla forte pendenza ad assicurare la perdita di acqua in caso di piovosità abbondante, profondità e struttura prevalentemente argillosa in grado di trattenere l’acqua nei periodi di siccità.

Oggi strutturato con muretti a secco e terrazzamenti che ospitano le viti allevate secondo il sistema della Pergola veronese, da sempre questo angolo di Valpolicella ha restituito uve diverse, dal carattere unico, tale da meritare una vinificazione a sé.

Parliamo di un’epoca in cui il concetto di terroir non era ancora diffuso così come non era abitudine associare al vino il nome del vigneto di origine in etichetta. Scelte pioneristiche, quelle di Lorenzo Tedeschi che, sottolinea Maria Sabrina, porteranno dopo la nascita nel 1964 del primo cru, il Capitel Monte Olmi, ad una estensione progressiva delle proprietà e dei relativi progetti enologici.

Risale infatti all’inizio degli anni 2000 l’impianto del vigneto La Fabriseria, 7 ettari in località Le Pontare nella Valpolicella Classica con una altitudine media di 450 metri ed una esposizione sud/sud-est, e al 2006 l’acquisto di Maternigo, un anfiteatro naturale che si estende per 84 ettari (di cui oggi 33 messi a vite) tra i comuni di Tregnago e di Mezzane di Sotto, nella Valpolicella Orientale, con un’altitudine compresa tra i 300 e i 420 metri.

Scelte di investimento mirate che hanno dato alla famiglia la possibilità di interpretare il territorio con 13 etichette specifiche che ne sono diretta espressione ed una produzione che oggi si attesta sulle 500.000 bottiglie. Nei circa 48 ettari di vigneti si producono Valpolicella, Amarone e Recioto da vitigni autoctoni quali Corvina, Corvinone e Rondinella, ma anche con l’apporto di uve meno note ma fondamentali come Oseleta, Dindarella, Negrara, Rossignola e Forselina.

Dalla zonazione allo studio sui caratteri aromatici delle uve

L’ingresso in azienda di Maria Sabrina insieme ai fratelli Riccardo, enologo, e Antonietta responsabile della parte amministrativa, ha rappresentato per Lorenzo Tedeschi, oggi novantenne e ancora dedito al suo progetto, un’ulteriore spinta per la crescita.

Riccardo ha portato avanti un importantissimo lavoro di zonazione e di caratterizzazione, andando da un lato ad effettuare uno studio pedologico dei vigneti e dall’altro un’analisi dei suoli e della risposta vegetativa delle specifiche cultivar. Questa ricognizione ha consentito di costruire una “carta dei suoli” dove sono state evidenziate aree con peculiarità rispetto alle quali portare avanti specifici interventi migliorativi.

 Dalla consapevolezza della centralità della composizione del terreno nella definizione dell’aroma di un vino è nato nel 2017 un secondo progetto, ad oggi unico nel suo genere, lo studio di caratterizzazione aromatica dei vigneti e dei principali fattori coinvolti nella loro espressione, con un focus sull’Amarone, ma anche sul Valpolicella, portato avanti in collaborazione con il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, un approfondimento che consentirà di avere basi sempre più solide sulle quali poter creare diversi stili e produrre vini sempre più identitari.

La degustazione delle annate storiche

Amarone della Valpolicella Marne 180 2016

Uvaggio: 35% Corvina, 35% Corvinone, 20% Rondinella, 10% Rossignola, Oseleta, Negrara, Dindarella raccolte tra fine settembre e inizio ottobre, appassite per circa 4 mesi.

Vinificazione: pigiatura soffice, fermentazione alcolica e macerazione di 40-60 giorni a temperatura controllata di 15-18°C.

Affinamento: 30 mesi in botti di rovere di Slavonia poi in bottiglia per 6 mesi

Frutto della selezione di uve provenienti da più vigneti della tenuta di Maternigo, Marne 180 è un amarone che rappresenta una fetta significativa della produzione aziendale con un volume che oscilla tra le 150 e le 160 mila bottiglie l’anno. Il nome richiama la tipologia di terreno sul quale sono stati piantati i vigneti e la loro esposizione da sud- ovest a sud-est espressa in gradi (180). Un vino gentile, non muscolare, equilibrato, in cui la mineralità, evidente al naso quanto al palato, va di pari passo con un frutto appassito ma ancora molto denso e fresco unitamente ad una florealità che richiama note di rosa e violetta.

Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi Ris. 2016

Uvaggio: 30% Corvina, 30% Corvinone, 30% Rondinella, 10% Oseleta, Negrara, Dindarella, Croatina e Forselina, raccolte tra fine settembre e inizio ottobre, appassite per circa 4 mesi.

Vinificazione: pigiatura soffice, fermentazione alcolica e macerazione di 40-60 giorni a temperatura controllata di 15-18°C.

Affinamento: 4 anni in botti di rovere di Slavonia poi in bottiglia per 12 mesi.

Vino emblema dell’azienda e del territorio, primo cru, nasce dalla omonima tenuta di 2,5 ettari con terreni caratterizzati dalla presenza di argilla scura e calcare, elementi che conferiscono una particolare eleganza ad un amarone di grande struttura. La particolarità dal punto di vista olfattivo è la presenza di una componente balsamica, riscontrabile e corrispondete anche al palato, della quale si è avuta evidenza anche nell’ambito dell’attività di ricerca sugli aspetti aromatici del vino connessi al terroir. Un vino imponente, muscolare, ben sorretto da una sapidità distinta da quella del Marne perché più decisa, con un sorso che si chiude senza sensazioni di dolcezza, con una percezione di frutto scuro macerato ma molto composto. Le bottiglie prodotte sono circa 10.000 l’anno.   

Amarone della Valpolicella Cl. La Fabriseria Ris. 2016

Uvaggio: 40% Corvina, 40% Corvinone, 15% Rondinella, 5% Oseleta, raccolte tra metà e fine ottobre, dopo surmaturazione sulla pianta.

Vinificazione: una parte di uve intere non diraspate. Fermentazione alcolica e macerazione: 30 giorni/temperatura 20-23° C. Affinamento in botti di Rovere di Slavonia (10 hl): 24 mesi.

Assemblaggio Imbottigliamento e affinamento in bottiglia: 6 mesi.

Un amarone che nasce nel 1983 per volontà di Lorenzo Tedeschi, e che fino ad oggi è stato prodotto in sole dieci annate. Inizialmente non viene pensato come cru perché non c’era ancora una vigna adatta, ma come selezione di uve corvina, corvinone e rondinella provenienti da diverse vallate. Nel 2011 è diventato il frutto dell’omonimo vigneto situato nell’ambito della Valpolicella Classica (comuni di Sant’Ambrogio e Fumane), a 500 metri sul livello del mare, con una produzione limitatissima che oscilla tra le 1400 e le 2500 bottiglie a seconda dell’annata.

Le uve de “La Fabriseria” provengono da un terreno più biancastro, molto secco e con la presenza di parecchio scheletro, fortemente drenante, condizione che spinge le radici delle piante in profondità, dove si vanno a intercettare quelle sostanze minerali delle marne sottostanti che conferiscono una connotazione specifica riscontrabile nel calice. Un vino di grande equilibrio ed eleganza, persistente, che offre al naso una complessità di dolcezza del frutto e della spezia ma anche della parte floreale e che al palato non tradisce l’aspettativa.

Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi Ris. 2009

La 2009 è stata valutata dal Consorzio Valpolicella come annata a 5 stelle, partita con un po’ di ritardo e con una primavera fresca che ha ridimensionato le produzioni ma che tutto sommato ha dato ottimi risultati. Al naso la sensazione distintiva del Capitel Monte Olmi, quella balsamica, prevale ancora, sostenuta da una alcolicità presente in modo importante, intessendo un gioco con il calore e la dolcezza del frutto e conferendo forte personalità ad un amarone unico nel suo genere. Si fa notare anche una nota agrumata, di arancia rossa.

Amarone della Valpolicella Cl. 2004

La 2004 è stata una annata abbastanza calda, poca pioggia e a tratti con poche riserve idriche ma sicuramente più bilanciata rispetto alla 2003.  È dunque coerente trovarsi di fronte ad un amarone che si esprime con delle note più rotonde, che sotto alcuni aspetti possono ricordare la Fabriseria, al naso cuoio ed una nota evolutiva che tende verso la dolcezza.

Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi Ris. 2004

Il tempo smussa la nota balsamica che resta comunque presente, a connotare un vino che dopo quasi 20 anni esprime ancora una grande freschezza e resta fedele espressione del suo cru di riferimento, il tempo si racconta lasciando emergere sentori terziari come la noce, la nocciola.  

Amarone della Valpolicella Cl. 2000

Una annata particolare la 2000, considerata da menzione speciale, la prima che ha aperto le porte ad annate più calde come la 2003. Nel calice si ritrovano tante spezie dolci, il tabacco, la cannella una nota di cuoio un pot pourri di fiori, petali essiccati di rose e viole, un’anticipazione che trova conferma anche nel sorso. Grande eleganza.    

Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi Ris. 2000

Bellissima espressione del cru con la nota balsamica che va via via affievolendo e lascia emergere sentori di sottobosco, tartufo, fogliame, un vino che ha un collegamento forte con la terra, al palato più equilibrato rispetto al classico perché questa freschezza che porta con sè da sempre crea un bel bilanciamento con la parte alcolica e calda.

La verticale, fatta anche di annate irreperibili messe a disposizione da Banca del Vino, ha posto l’accento su caratteristiche dei vini di Tedeschi Wines come la longevità, la personalità e unicità delle singole etichette, la capacità di espressione fedele dell’identità territoriale e la coerenza rispetto alle annate di riferimento. L’impressione è stata quella di vini caratterizzati da continuità di stile, capaci di raccontare il passato, il presente e per certi versi di anticipare il futuro delle produzioni dell’azienda delineandone la traiettoria nel rispetto della sua filosofia: coniugare lunga tradizione e metodo di ricerca e produzione innovativa per raccontare la ricchezza e l’identità plurale della Valpolicella.

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