Passione e rendimento: Il valore dei vini di pregio cresce più delle azioni e dell’oro
La crescita del mercato dei vini di pregio con rendimenti che superano quelli del mercato azionario e dell’oro, secondo gli analisti sarà un fenomeno che caratterizzerà anche i prossimi mesi, complici la crisi determinata dalla pandemia e l’ondata di inflazione in arrivo.
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Il successo del mercato dei vini di pregio è un fenomeno che sembra non volersi esaurire nel corso degli anni e pare destinato a far ancora parlare di sé. Tra gli asset alternativi più significativi rispetto a mercati come quello azionario o dell’oro, i fine wines hanno dimostrato che anche in tempo di crisi sono in grado di garantire ottimi rendimenti.
A certificarlo sono gli straordinari dati di crescita del Liv-Ex, il mercato secondario dei vini più prestigiosi del mondo, che nel 2021 ha segnato un +23,1%, battendo tutti i record in termini di valori e volumi scambiati.
Secondo il “Knight Frank Luxury Index” in dieci anni i fine wines hanno visto crescere il loro valore del 147% e non è un caso che un quarto degli investitori di più alto profilo abbia in portafoglio una collezione di vini il cui valore rappresenta almeno il 2% del proprio patrimonio, come evidenziato da uno studio di Barclays Wealth & Investment.
Accelerato da fattori come il surriscaldamento globale, che sta causando una contrazione della produzione in tutto il mondo, sostenuto da contingenze come quella della pandemia con la maggiore possibilità di impego di risparmi forzatamente accumulati a causa delle innumerevoli restrizioni, il trend mantiene alta l’attenzione degli investitori e non solo degli appassionati tout court.
Si può dire che oggi il mercato dei vini di pregio è in salute ed è molto più stabile rispetto a dieci anni fa perché gli acquirenti non guardano solo ad un gruppo limitato di etichette ma spaziano nelle loro scelte; si registrano infatti sistematici ingressi di nuovi paesi i cui vini vengono scambiati in borsa per la prima volta, a testimoniare l’apertura degli investitori anche verso le novità.
Oltre ai facoltosi inglesi, tedeschi e americani, oggi anche i miliardari russi e cinesi si contendono le preziose bottiglie nelle grandi aste internazionali, tenendo in caldo il mercato e i prezzi.
A trainare la domanda tre grandi regioni vinicole francesi, Bordeaux, Borgogna e Champagne, spinte da profili altospendenti con un patrimonio elevato, determinati a investire in etichette pregiate da collezionare ma anche da consumare. Il vino infatti, come le automobili, è un bene associato alle "motivazioni sociali", chi lo acquista non esclude di condividerlo in occasioni speciali.
Anche il Belpaese figura nell’olimpo dei fine wines: dopo aver fatto il suo ingresso circa dieci anni fa, rappresentando una esigua percentuale di tutto il mercato secondario (circa l’1%), oggi la presenza nei listini del Liv-Ex dei vini di pregio italiani pesa per il 15%, confermando il mercato nostrano come uno dei più significativi a livello mondiale.
A brillare sono le produzioni di due regioni in particolare: la Toscana, per il 50%, con i suoi Supertuscan ma anche con etichette di Brunello e Chianti Classico, e il Piemonte per il 40% con i suoi Barolo; meno del 10% del paniere è rappresentato da prodotti di altre regioni.
Nel fare previsioni gli osservatori confidano sulla continuità e la solidità del mercato e si sbilanciano su quelle che potranno essere le future tendenze.
In particolare si scommette sulla regione con avrà le migliori performance: la Champagne, già protagonista degli investimenti del vino di lusso nel 2021, secondo i dati di LiveTrade dovrebbe riconfermarsi anche per gli anni a venire, continuando a svolgere il suo ruolo di traino per la crescita.
Un’altra tendenza riguarderebbe in particolare gli investimenti relativi ai vini bordolesi: le annate più giovani potrebbero essere sempre più richieste rispetto a quelle più vecchie. Nel 2021 il fenomeno si è presentato con forza, spinto dagli investitori asiatici ma anche dagli stessi produttori che hanno immesso sul mercato nuove accattivanti uscite dei Castelli bordolesi.
La crescita del volume di scambi è giustificata dal fatto che le annate più recenti hanno una maggiore accessibilità rispetto a quelle più datate ma, ed è questo l’elemento più interessante per gli investitori, hanno anche una grande potenzialità di rendimento.
Sul fronte della profittabilità la regione che dovrebbe distinguersi, in continuità con il recente passato, dovrebbe essere ancora la Borgogna: l’aumento del 35% dei volumi di scambio nel 2021 in questo segmento di fascia molto alta è stato sostenuto con slancio da investitori statunitensi e asiatici, e porterà ad un incremento dei rendimenti anche a fronte della contrazione dell’offerta determinata da una serie di eventi avversi, primo fra tutti le gelate che hanno ridimensionato le rese dell’ultima vendemmia.
E a chi fa osservare che il costo crescente dei fine wines potrebbe allontanare i giovani diventando un lusso da signori, risponde una ricerca di Bordeaux Index secondo la quale anche la Generazione Z, giovani che hanno meno di 25 anni, investirebbe sempre più nell’acquisto di vini pregiati spendendo fino a 20mila pound all’anno e, nonostante le prospettive che potrebbero scoraggiare, questo trend sarebbe destinato a restare confermato o addirittura a crescere.
La mancanza di chiarezza sul futuro determinata da un’emergenza sanitaria non ancora risolta unitamente allo spettro di un’inflazione crescente e dell’aumento dei tassi di interesse, sembrano quindi essere destinati a spingere ancora appassionati, collezionisti e investitori a scegliere la via della diversificazione rispetto ai mercati tradizionali caratterizzati da forti oscillazioni, fidandosi dei rendimenti costanti garantiti dai vini di lusso il cui mercato continuerà a brillare.
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