Nuovi paesaggi e antiche pratiche vitivinicole iscritte nel registro del MASAF
Sono tre le nuove iscrizioni nel Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali curato dal MASAF
Il mondo vitivinicolo può vantare tre nuove iscrizioni nel Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali curato dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF): i paesaggi dei terrazzamenti delle Cinque Terre in Liguria, i vigneti eroici di Meana Sardo in Sardegna e la vite a raggiera del Taburno in Campania sono ufficialmente entrati a far parte di quell’elenco prezioso frutto di un costante lavoro di osservazione e ricerca mirato a tutelare e valorizzare i tesori della tradizione enoica (e non solo) del Belpaese che abbiano un interesse storico e culturale.
Un impegno fondamentale, quello del Ministero, dal momento che consente di far luce e dare protezione a veri e propri simboli delle nostre terre e della nostra cultura contribuendo ad esaltarne il tratto identitario e sostenendo il riconoscimento del ruolo di custodi della tradizione svolto da quei vignaioli e dalle loro comunità che con sacrificio quotidiano ne garantiscono la sopravvivenza.
È il caso dell’architettura a fasce terrazzate con i muri a secco delle Cinque Terre, già dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, oggi riconosciuto come paesaggio degno di tutela per la sua rilevanza storica e tecnica. Il dossier di candidatura è stato costruito grazie ad una raccolta documentale articolata curata da un gruppo interdisciplinare composto da esperti, docenti e ricercatori dell’Università Iuav di Venezia, del Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale dell’Università di Genova, con il coordinamento dell’ufficio Biodiversità del Parco.
Uno studio che ha consentito di evidenziare la significatività dell’impiego dei terrazzamenti nella viticoltura delle Cinque Terre già diffusi in epoca romana e mantenuti nel tempo in un intreccio unico di aree coltivate e rinaturalizzate, zone boschive e infrastrutture rurali storiche, condizione che ha avuto effetti come strumento di prevenzione del rischio idrogeologico oltre che come elemento identitario a fondamento dell’autenticità del territorio.
Altrettanto preziosi sono stati considerati i 471 ettari di vigneti di Cannonau, Bovale (localmente Muristellu) e Monica che si inerpicano lungo i pendii di Meana Sardo, piccolo centro rurale al limite sud occidentale della provincia di Nuoro, nella regione storica della Barbagia di Belvì. La viticoltura, storicamente presente nel territorio, si concentra da sempre in questa frazione, in un’area collinare dove la comunità locale conserva germoplasma e tecniche vitivinicole riconducibili quantomeno al XVIII e al XIX secolo.
Il comprensorio, dove la coltivazione della vite si basa prevalentemente sull’allevamento in volume ad alberello sardo con altissima densità di impianto (libero nei vigneti più datati e appoggiato su una controspalliera nei più recenti), è localizzato oltre i 500 metri sul livello del mare, arrivando a toccare anche punte di 756 metri, il che lo rende ascrivibile alla categoria della viticoltura eroica.
Già iscritti dall’amministrazione comunale in un albo dei vigneti storici, oggetto di studi genetici e ricerche, i vigneti di Meana Sardo sono stati poi proposti per il riconoscimento anche da parte del Ministero che è finalmente arrivato, dando il giusto risalto ad una tipologia produttiva che ha forgiato il territorio, esaltando la bellezza del paesaggio.
Anche la pratica agricola tradizionale della Vite a raggiera diffusa nel territorio del Taburno in Campania e che ne ha connotato il paesaggio viticolo fin dall’epoca romana, ha visto riconosciuta la sua unicità da parte del Ministero. Ve ne sono tracce fin dal I secolo a.C., citata da Plinio il Vecchio nelle sue Storie e nei manuali dedicati all’agricoltura, rappresentata nei dipinti di Pompei a dimostrazione della sua ampia se non esclusiva adozione su quasi tutti i versanti del Taburno e sulle superfici collinari alle pendici dei principali massicci montuosi delle province di Napoli e Caserta.
La candidatura della forma di allevamento adottata nella quasi totalità dei vigneti dell’areale, con sesti ampi e elevato cariche di gemme per ceppo, è stata avanzata dal Centro Nazionale Ricerche – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale anche per sottolinearne il forte significato culturale che ancora oggi questa tecnica svolge per la comunità di Solopaca.
L’inserimento nell’elenco dei paesaggi rurali storici oltre al prestigio consentirà di candidare le nuove aree al programma Globally Important Agricultural Heritage Sites della Fao concedendo anche la priorità di finanziamento per tutte quelle misure e quei progetti che possono essere realizzati con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale e con altre programmazioni nazionali e comunitarie.
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