I dati diffusi dall’
Ente bilaterale nazionale del turismo fanno luce sulla devastazione che la pandemia da Covid-19 ha comportato per il turismo italiano.
Dopo anni di crescita, nel 2020 è diminuito il numero di occupati nel settore turistico.
Lo studio, basato su dati forniti dall’INPS, è stato realizzato da Federalberghi e Fipe in partnership con EBNT (Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo) e analizza l’andamento dell’occupazione dipendente dell’intera filiera del turismo italiano nel corso del 2020.
Nel 2020 un dipendente del turismo su quattro ha perso la propria occupazione.
Sappiamo che per sostenere l’occupazione è già stato fatto tanto: basti pensare che da aprile 2020 a febbraio 2021, sono state autorizzate 55 milioni di ore di cassa integrazione in media al mese solo per alberghi e ristoranti, ma l’intero settore turistico chiede al Governo di agire in fretta per evitare che il 2021 aggravi ulteriormente la situazione.
“I dati negativi sull’andamento dell’occupazione nel Turismo confermano l’ampiezza e la gravità dell’emergenza economica generata dalla pandemia. Tutte le imprese del turismo, a cominciare dai pubblici esercizi, hanno subito una drastica riduzione di occupati, che si traduce in mancanza di reddito per centinaia di migliaia di famiglie e in una pericolosa dispersione di qualificate competenze costruite faticosamente negli anni. Occorre anzitutto mettere le imprese nelle condizioni di lavorare, riaprendo senza alcuna restrizione e continuare con le misure di sostegno per accompagnarle nell’uscita dalla crisi, perché i prossimi mesi non saranno facili. Politiche sul lavoro, come lo sgravio sulla contribuzione, consentirebbero di trattenere competenze e dare prospettive certe di lavoro. Serve, inoltre, dare priorità alla vaccinazione dei nostri addetti perché c’è bisogno di ricostruire un rapporto di fiducia con la clientela fondato anche sulla sicurezza sanitaria”.
È questa la dichiarazione del Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, a commento dei dati.
“Questa emorragia di professionalità rischia di compromettere le capacità di ripresa del settore – ha dichiarato il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – e di causare una crisi sociale profonda. Occorre creare le condizioni per recuperare i livelli occupazionali ante-Covid, intervenendo principalmente sul costo del lavoro”. “Le misure adottate con il nuovo decreto sostegni vanno in questa direzione – ha concluso Bocca – ma occorreranno ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo del pieno rilancio del settore”.
Gli occupati del turismo
I lavoratori dipendenti occupati in Italia nelle aziende del settore sono stati 953.548 nel 2020 mentre nel 2019 erano 1.300.512 (media annua). Ciò si traduce in una perdita del 26,7% degli occupati e del 37,9% delle giornate retribuite. Gli occupati sono stati per il 47,5% uomini ed il 52,5% donne per un’età media di 37 anni. La maggioranza (58,9%) ha meno di 40 anni. Il 43,9% risulta assunto a tempo pieno ed il restante 56,1% a tempo parziale. Gli stranieri rappresentano il 23,7% della forza lavoro dipendente.
Nel dettaglio, le imprese ricettive contano una forza lavoro dipendente media annua pari a 177.282 unità, i pubblici esercizi 746.615, l’intermediazione 22.772, il termale 5.873 e i parchi di divertimento 1.005.
Dei 347 mila occupati in meno tra il 2019 ed il 2020, 243 mila erano occupati nei pubblici esercizi, 92 mila nelle strutture ricettive, 10 mila nell’intermediazione ed il resto nelle terme e nei parchi divertimento.
Le Aziende del turismo
Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 168.535, mentre nel 2019 era 200.388 (media annua), di queste 21.810 appartengono al comparto ricettivo, 142.351 ai pubblici esercizi, 4.004 all’intermediazione, 221 al comparto termale e 149 ai parchi di divertimento.
L’organico nel settore turismo è in media passata da 6,5 lavoratori dipendenti per azienda nel 2019 a 5,5 nel 2020. In particolare, nel comparto ricettivo hanno lavorato 7,8 dipendenti per azienda e in quello dei pubblici esercizi 5,2 dipendenti per azienda. Nell’intermediazione, invece, i dipendenti per azienda sono stati 5,8, mentre nel comparto termale e nei parchi di divertimento sono stati rispettivamente 26,3 e 6,2.
Le caratteristiche demografiche degli occupati
L’età media dei lavoratori del settore turismo è di 37 anni. In particolare, nel ricettivo essa è pari a 41 anni, nei pubblici esercizi a 36, nell’intermediazione è pari a 41 anni, nel termale a 46 e nei parchi di divertimento a 35.
A seguito della pandemia, i giovani sono risultati i più colpiti sia per quanto riguarda la perdita in termini di dipendenti sia di giornate lavorate (rispettivamente meno 37,0% e 42,9% per gli under 20 e -28,1% e -39,2% per i giovani tra 20 e 30 anni).
Nel turismo il numero delle lavoratrici supera quello dei lavoratori: 501.058 donne contro 452.490 uomini, con una percentuale pari al 52,5%. Nel ricettivo è donna il 54,7% delle persone occupate (96.901 lavoratrici in tutto) mentre nei pubblici esercizi il 51,4% (383.731 donne).
Nell’intermediazione la percentuale di lavoro femminile tocca il 72,2% (16.438 donne). Nel termale la percentuale delle donne occupate è pari al 60,3% (3.539 donne) mentre nei parchi di divertimento è del 44,8% (450 donne).
Le conseguenze del blocco generato dalla pandemia si sono fatte sentire in maniera particolarmente pesante sulle donne, che hanno perso 183 mila occupate nel 2020.
Distribuzione geografica dell'occupazione
La Lombardia è la regione con più lavoratori dipendenti nel turismo con 171.606 unità. La seconda regione è l’Emilia Romagna con 99.568 lavoratori, terzo il Veneto con 93.962. Seguono, il Lazio che occupa 90.229 lavoratori dipendenti e la Toscana che ne registra 65.578.
Rispetto all’anno precedente, solo in queste cinque regioni, sono stati persi quasi 200 mila occupati. Guardando a livello di macro-aree, a soffrire di più sono state le imprese turistiche del Centro Italia, che hanno perso il 29,6% degli occupati. Seguono quelle del Nord Ovest, con un -26,6%, quelle del Nord Est con -25,8% e infine il Sud e le isole con -25,3%.
La provincia con più occupati nel turismo è quella di Milano con 80.108 lavoratori su un totale di 953.548 dipendenti. Al secondo posto si è classificata la provincia di Roma con 72.276 dipendenti. Terza la provincia di Napoli con 34.142 lavoratori nel turismo. Quarta la provincia di Bolzano che ha registrato 26.033 dipendenti e quinta la provincia di Torino con 25.705 dipendenti.
Particolarmente rilevante il fatto che Venezia sia uscita da questa classifica in quanto nel 2019 aveva 37.332 dipendenti, mentre nel 2020 sono diventati 24.237.
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