Carenza di lavoratori nell'Horeca. E se fosse un problema di stipendi troppo bassi?
Il dibattito sulla carenza di personale nell'Horeca continua. Un botta e risposta tra chi si adegua ai cambiamenti e chi invece non ci sta.
In un'intervista al Corriere del Veneto, l'imprenditore Arrigo Cipriani, titolare di Harry's Bar, lamenta di non trovare personale per il suo storico locale. Non è un discorso nuovo, le difficoltà di trovare lavoratori dell'Horeca, soprattutto camerieri e baristi, è ormai un problema che da tempo affligge il settore e che si fa sentire soprattutto nei periodi di alta stagione come quello estivo. Il problema crea malumori e botta e risposta tra imprenditori dalle filosofie molto differenti. Da un lato, gli innovatori che seguono il vento del cambiamento e assecondano i nuovi trend post-Covid che, ad esempio, vedono i lavoratori chiedere maggiore attenzione all'equilibrio tra lavoro e vita privata. Dall'altra parte, gli imprenditori che non si adattano ai cambiamenti.
Tra questi proprio Arrigo Cipriani, che nell'intervista al Corriere del Veneto, alla domanda sulle cause della difficoltà nel reperire personale ha risposto: "Inutile cercare scuse: il problema principale è il reddito di cittadinanza, che ha rovinato il mondo del lavoro lanciando il messaggio che si possono guadagnare soldi anche standosene comodamente a casa seduti sul divano. Ormai sono i soldi che comandano il mondo, non più il valore del lavoro."
Nell'intervista Cipriani afferma che se gli stipendi sono bassi, la colpa è dei contratti nazionali e delle tasse che colpiscono i lavoratori quanto gli imprenditori. "Io li pago quanto il contratto nazionale vuole che io li paghi, non sono io a dettare legge sulle cifre". Su questo punto concorda anche la segretaria veneziana di Filcams Cgil Caterina Boato, che sostiene ci sia "un problema di salari e mancata conciliazione tra tempi di vita e lavoro. Per arrivare a uno stipendio dignitoso bisogna fare orari da schiavitù", un'iperbole ma che si avvicina alla realtà.
È vero che oggi un'impresa costa molto di più e così anche il lavoro, ma è ingiusto scaricare tutta la colpa sui dipendenti. Se i lavoratori sono demotivati, se ciò che fino a qualche anno fa andava bene oggi non basta più, non può avere come soluzione puntare il dito e chiamare "pigri e scansafatiche" i giovani (e non) che chiedono qualcosa di diverso rispetto al passato. Il mondo si evolve e anche il lavoro dovrebbe. Un settore come quello dell'ospitalità dovrebbe anzi essere tra i più camaleontici, seguire i trend, evolversi, e non dovrebbe farlo solo per attrarre più clienti ma anche per attrarre lavoratori, farli affezionare e appassionare all'attività imprenditoriale e andare incontro alle nuove richieste portate dal vento del cambiamento.
Investire con convinzione nelle risorse umane potrebbe essere una risposta di maggiore attrattiva che restare granitici nelle proprie decisioni, puntando il dito senza mettersi in ascolto mentre il mondo cambia.
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