PAC sì o no? Troppi sconvolgimenti mondiali: la Politica Agricola Comune non convince
Fissato al 16 maggio termine presentazione domande PAC. I commenti di Filiera Italia e Carni Sostenibili dopo l'incontro “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?”.
Filiera Italia “Miope e irresponsabile pensare di far entrare in vigore la nuova PAC in un contesto globale completamente mutato”
“Si rimandi di almeno due anni l’entrata in vigore della nuova Pac rispetto alla quale l’Italia ha trasmesso a Bruxelles il piano strategico”, così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, intervento oggi a “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?” organizzato da Eunews e Hub editoriale. “Un piano in cui il Ministro Patuanelli - ha precisato il consigliere - ha cercato di far convergere e coesistere le esigenze di tutela e valorizzazione della produzione agroalimentare italiana, con quelle di tutela dell’ambiente e della biodiversità alla base della distintività della nostra produzione e del successo del nostro export”.
“Bisogna avere la lucidità necessaria per ammettere che ci troviamo di fronte ad uno scenario di riferimento completamente cambiato - ha detto Scordamaglia - in cui l’insicurezza alimentare generata dalla crisi russo-ucraina rischia di trasformare in polveriera molti Paesi in via di sviluppo, africani e mediorientali, i quali dipendono fino al 100% dall’importazione di cereali dall’area vessata dal conflitto e dalle sue tragiche conseguenze”. È per questa ragione che “bisogna rimandare subito l’entrata in vigore della Pac (attualmente prevista dal 1 gennaio 2023) e dei rispettivi piani strategici nazionali costruiti dagli stati membri in un contesto completamente diverso da quello odierno”. “Bene in questo senso quindi la proposta ministro Patuanelli - ha aggiunto Scordamaglia - di chiedere il posticipo dell’entrata in vigore per avere tempo di modificare i piani strategici nazionali sulla base dell’evoluzione dello scenario, senza rischiare di buttare via anche quello che di buono c’è”. Inoltre il consigliere ha ricordato l’importanza rivedere con giudizio e sulla base di una seria ed approfondita valutazione di impatto - finora incomprensibilmente omessa - anche la strategia Farm to Fork, che secondo numerosi studi internazionali effettuati provocherebbe crolli della produzione alimentare europea sino al 25% e un'ulteriore esplosione dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità.
“L’ obbligo di mantenere improduttivi i terreni o di irrazionali rotazioni di colture andrebbe definitivamente eliminato dalla futura Pac - ha continuatio Scordamaglia - superando l’irresponsabile convinzione secondo cui l’ambiente si tutela abbandonando i terreni invece che coltivandoli in maniera sostenibile come i nostri agricoltori fanno”. In questo senso è giusto ricordare il record europeo di valore aggiunto agroalimentare raggiunto dal nostro Paese pari a 64 miliardi di euro con una emissione di tonnellate di CO2 equivalenti da attività agricola di appena 30 milioni contro gli oltre 77 francesi e oltre 60 tedeschi.
E ha concluso Scordamaglia: “Necessario anticipare e neutralizzare qualunque burocrate europeo che già si appresta ad evidenziare con matita rossa e blu i punti del nostro piano strategico nazionale. Una volta per tutte bisogna bloccare il progetto di Bruxelles di trasformare l’Europa in un improduttivo giardino in cui scaricare cibo, spesso non rispondente agli stessi standard dell’Ue, proveniente da altre aree del mondo”.
Carni Sostenibili “ La coperta è corta, la transizione ecologica ha bisogno della zootecnia”
“Il settore zootecnico può essere parte integrante della transizione ecologica" ha detto Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili intervenuto a “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?” l’evento organizzato da Eunews e Hub editoriale.
Oggi in Ue il 40% dell’intero comparto agroalimentare europeo è composto dal settore dell’allevamento per un valore di circa 170 miliardi di euro e impiega direttamente più di 4 milioni di persone.
“Attenzione a imporre misure miopi - avverte Pulina - in questa fase le politiche destinate a orientare il settore per il prossimo futuro, dalla PAC alla Farm to Fork, chiedono una riduzione degli input, ma senza tener conto che in questo modo si riducono anche gli output”. E continua il presidente: “Ad esempio si chiede a gran voce una riduzione dell'uso dei fertilizzanti chimici per andare verso un'agricoltura biologica, ma al tempo stesso si domanda di ridurre il numero degli animali allevati, e quindi di conseguenza si diminuisce la disponibilità del concime naturale: la coperta è corta, e ancora non esiste uno scenario che definisca come si possano sostituire questi prodotti”.
In gioco la sovranità alimentare del nostro continente che riducendo le proprie produzioni agroalimentari, così come richiesto, sarebbe sempre più esposto verso paesi terzi, ma non solo. A rischio anche la sicurezza alimentare dell’intero pianeta “L’Europa è uno dei maggiori produttori di cibo del mondo: se riduciamo la nostra produzione - aggiunge il presidente di Carni Sostenibili, associazione no profit per il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carni e salumi - creiamo un disequilibrio in tutto il pianeta, 22 milioni di persone rischiano di ridursi alla fame, se l'Europa riduce la produzione agroalimentare si destabilizza l'intero sistema globale”.
L’appello verso le istituzioni europee è alla riflessione: “Ci sia consapevolezza sulle conseguenze irrimediabili verso cui si va incontro se si sceglie di compiere questa rivoluzione verde senza includere la filiera zootecnica, ma anzi procedendo contro di essa - dice ancora Pulina che conclude - Il nostro settore è pronto a fare la sua parte, ai migliorare i processi di sostenibilità delle filiere sostenendo la transizione ecologica, le aziende che inquinano di più sono anche le meno efficienti, importante quindi potenziare l'economia circolare come soluzione ai cambiamenti climatici in atto e nella gestione delle filiere e dei rifiuti/scarti”.