L’Abruzzo vitivinicolo delle Colline Teramane, un territorio da scoprire

Incastonato nella parte più settentrionale dell’Abruzzo l’areale delle Colline Teramane è uno dei più interessanti distretti vitivinicoli della regione

26 Sett 2023 - 12:25
L’Abruzzo vitivinicolo delle Colline Teramane, un territorio da scoprire

Incastonato nella parte più settentrionale dell’Abruzzo, a partire da quella estremità dove la provincia di Teramo lambisce le Marche, si sviluppa un territorio che rapisce per la sua bellezza, con un susseguirsi di paesaggi in cui vigne e uliveti si alternano a campi coltivati, boschi, borghi, monumenti ed abbazie, area geneticamente di confine che ha fatto di questa sua condizione una matrice culturale capace di influenzare l’approccio e le scelte di chi la ha popolata. Un Abruzzo negli Abruzzi, volendo tener fede al carattere plurale di queste terre dal punto di vista geografico come storico, natura che nel tempo si è manifestata anche nella dimensione vitivinicola.  

Con le sue ampie colline ad Est che degradano verso il Mare Adriatico e la catena del Gran Sasso e i Monti della Laga a Nord Ovest che corrono paralleli alla costa creando una sorta di anfiteatro dalle condizioni pedoclimatiche ideali per la coltivazione della vite, quello delle Colline Teramane è infatti uno degli areali più interessanti per la produzione enoica della regione e non solo perché favorito dalla combinazione perfetta degli elementi naturali che concorrono alla sua realizzazione.

Se è vero infatti che in questa sorta di culla dai terreni argillo-limosi protetta da alte vette e dal mare, solcata da ben quattro fiumi, sempre ventilata, priva di umidità, con una piovosità ben distribuita nel corso dell’anno ed un clima temperato caratterizzato da notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, le uve di Montepulciano, il principe dei vitigni locali, non possono che svilupparsi al meglio con accumuli importanti di sostanze aromatiche nei grappoli che si traducono in grande qualità e tipicità nel calice, è altrettanto evidente che senza lo sforzo di chi ha creduto nelle potenzialità e nell’unicità di queste terre e nella necessitò di orientare le produzioni verso l’eccellenza non sarebbe nata nel 2003 la prima DOCG della regione.

Un territorio, quello delle Colline Teramane, che si è sviluppato nei secoli a partire dal Cinquecento grazie a una classe media di piccoli proprietari terrieri di una zona di confine che li portava ad essere commercianti più che contadini e feudatari e che decennio dopo decennio, con impegno e intelligenza, sono riusciti ad ampliare i loro domini, costruendo la loro piccola e radicata storia fatta di attaccamento, dedizione, sacrificio e proiezione verso le generazioni future. 

Proprio qui, guardando ai tempi moderni, nell’alveo di quella stessa mentalità sono nate molte delle aziende vitivinicole storiche abruzzesi, e circa 35 anni fa, nel 1995, questo gruppo di produttori che si è sempre considerato una comunità ha voluto affermare la propria identità distinguendo il proprio Montepulciano da quello prodotto in altre parti della regione avanzando la richiesta di riconoscimento della propria sottozona.

Imprenditori che avevano viaggiato per il mondo, conoscevano il vino e desideravano rimarcare la propria diversità, dalla dimensione collinare a quella della scelta delle basse rese, dalla difesa delle vecchie vigne a quella della raccolta manuale, hanno combattuto per veder riconosciuta la unicità delle proprie produzioni e nel 2003 hanno ottenuto di poter indicare in etichetta “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG”, la prima sottozona di Montepulciano d’Abruzzo in Abruzzo.

Scelte importanti le loro, come quella di perseguire l’obiettivo della qualità a scapito delle produzioni massive, di preservare il territorio attraverso l’uso di pratiche agricole improntate alla biodiversità e alla sostenibilità ambientale (quasi il 75% delle aziende opera infatti in regimi di qualità certificata come il biologico, la lotta integrata, la biodinamica) e quella di abbracciare un disciplinare rigoroso e restrittivo con rese non superiori ai 95 quintali per ettaro (per il Montepulciano d’Abruzzo Doc sono 140), divieto di allevamento a tendone per i nuovi impianti, densità di viti per ettaro non inferiori a 3.300 ceppi, obbligo di vinificazione e imbottigliamento all’interno della zona di produzione (altra caratteristica assolutamente non scontata se si pensa che per il 70% tali attività vengono svolte negli altri areali al di fuori della regione), immissione sul mercato non prima di un anno per la versione giovane e 3 anni per la riserva. 

Il Montepulciano DOCG delle Colline Teramane viene prevalentemente vinificato in purezza ma da disciplinare è prevista una base di almeno il 90% di Montepulciano con possibilità di aggiunta di Sangiovese fino al 10%. Sono previste due tipologie, Giovane e Riserva. Per il Giovane il vino deve essere sottoposto ad un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio di un anno, di cui almeno due mesi di affinamento in bottiglia. Nella versione Riserva il vino è sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni di cui uno in botti di legno e almeno due mesi di affinamento in bottiglia.

Dal colore rosso rubino in tutte le sue sfumature, dai toni purpurei violacei che volgono al granato con il passare degli anni, i suoi profumi sono quelli dei frutti rossi, per un vino che al naso è intenso ed etereo, al palato secco, giustamente tannico, armonico e vellutato.

Oggi la denominazione si estende su una superficie totale di 172 ettari con una produzione annua di circa 600 mila bottiglie di cui almeno il 60% destinato al consumo nazionale e il resto all’esportazione ed ha conosciuto negli ultimi due anni una crescita significativa grazie all’impegno del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane. 

Oltre al Montepulciano il Consorzio lavora da vent’anni per la valorizzazione anche di altre due denominazioni di territorio, Controguerra DOC (con al suo interno la presenza di alcuni vitigni internazionali) e Colli Aprutini IGT che consentono di coltivare una base ampelografica ampia tra cui si distinguono varietà locali come Trebbiano, Pecorino Passerina e uve internazionali, come Merlot e Cabernet Sauvignon.

Con le sue 45 aziende associate riunite in unica compagine il Consorzio sta portando avanti un percorso di sensibilizzazione nel racconto e nella presentazione di queste terre, esaltandone la ricchezza, le peculiarità e costruendo una narrazione che ne rispecchia finalmente l’essenza evidenziando le potenzialità anche nell’accoglienza enoturistica, oggi considerato tra i driver principali della crescita a fronte di un patrimonio paesaggistico, enogastronomico e culturale delle Colline Teramane di rilievo a cui si intende dare il riconoscimento e la centralità che merita. 

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