Conegliano, Valdobbiadene e le colline del Prosecco

Il Conegliano Valdobbiadene, luogo ricco di storia e dalla antica tradizione enologica, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco per la bellezza e unicità delle sue colline, è la punta di diamante del sistema produttivo del Prosecco che negli ultimi anni cresce e conquista senza sosta nuovi mercati nel mondo.

18 Febbraio 2022 - 09:51
Conegliano, Valdobbiadene e le colline del Prosecco
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/02/Conegliano-Valdobbiadene-e-le-colline-del-Prosecco.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] Il Nord Est d’Italia accoglie un territorio antico e nobile, che si sviluppa fra Venezia e le Dolomiti: qui colline emerse nell’epoca terziaria si disvelano agli occhi del viaggiatore come dune verdi dai pendii scoscesi impreziosite dalle geometrie di vigneti disegnate dalla accurata ed esperta mano dell’uomo. La particolare conformazione geomorfologica di questi luoghi compresi tra il mare e le Prealpi che prende il nome di hogback, con il suo susseguirsi di rilievi irti che lasciano il passo alternativamente a piccole valli parallele tra loro, delinea un ambiente così tanto bello da scoprire e ammirare quanto arduo e ostile da lavorare, al punto da richiedere un enorme sforzo di perfezionamento e adattamento delle tecniche agricole. Ai “ciglioni”, terrazzamenti coltivati sui crinali ripidi, simbolo della viticoltura locale cosi ardua e dura da essere definita eroica, si aggiungono le coltivazioni a mosaico e a scacchiera fortemente parcellizzate, eredità del sistema mezzadrile medievale, che si alternano con macchie di bosco, siepi, filari di alberi, e poi le viti disposte a raggiera, secondo la tecnica della bellussera, che richiamano, viste dall’alto, la forma di un grande alveare. Sono questi alcuni dei numeri dello spettacolo delle colline del Prosecco che ricoprono un'area di 15 comuni in provincia di Treviso e si estendono per quasi 19.000 ettari, da est a ovest, da Vittorio Veneto a Valdobbiadene includendo a sud Conegliano, località in cui nel 1876, è stata fondata la prima Scuola Enologica d’Italia e nel 1923 l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura. Un ambiente nel tempo antropizzato e modellato preservandone l’essenza, dove la geografia si mescola di continuo con la storia, riconosciuto per la sua bellezza ed eccezionalità Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 2019, forte anche della tradizione agronomica ed enologica che ha radici profonde ed è alla base del successo delle bollicine più vendute nel mondo.  width=

Origini e clima

Le colline del Prosecco nascono milioni di anni fa a seguito del sollevamento dei fondali marini di una zona che nel corso dei secoli aveva visto depositarsi e stratificarsi fanghi, marne, argille, e arenarie. Il processo di orogenesi alpina ha dato vita ad un sistema definito “a cordonata”, esempio unico in Europa per specificità geologica e per estensione, costituito da una doppia linea di rilievi che non superano i 700 metri. Successivamente modellate dai ghiacciai dolomitici che le ricoprivano, le colline sono oggi caratterizzate da una composizione del suolo molto varia frutto di un processo durato milioni di anni e testimoniato dall’alternanza di rocce carbonatiche dei fondali marini del Cretaceo, profili litoraneo-lacustri, costituiti da arenarie e marne, depositi morenici più recenti e strati sedimentari di origine alluvionale. Da un punto di vista climatico il territorio gode della presenza delle Prealpi che fanno da scudo ai venti freddi provenienti da nord, a ciò si aggiunge l’elevata esposizione ai raggi del sole, le escursioni termiche, soprattutto nel periodo estivo, che esaltano le componenti aromatiche dell’uva, e un’equa distribuzione delle piogge. Considerata la variabilità della conformazione dei rilievi collinari, con un’altitudine variabile dai 50 ai 500 metri sul livello del mare, la complessità del sistema stratigrafico, e la coesistenza di diversi microclimi dovuti alla presenza di numerose valli, il quadro pedoclimatico delle colline del Prosecco non può che definirsi estremamente variegato, condizione che ha favorito lo sviluppo della coltivazione della vite e in particolare di autoctoni come Verdiso, Bianchetta e Perera, insieme al vitigno principe, la Glera.  width=

Storia e viticoltura

L’incontro tra la vite e le colline di Conegliano Valdobbiadene risale a tempi antichissimi, molto probabilmente fu opera dei Celti: la produzione di vino che ne derivava era destinata al consumo locale considerata anche la loro scarsa propensione e attitudine al commercio. Ma sarà in epoca romana che la viticoltura diventerà centrale anche come fonte di prodotti oggetto di scambi e traffici. Testimonianze arrivano da Virgilio e Plinio il Vecchio che descrivono con entusiasmo le caratteristiche e la qualità del “vino Pucino”, ricercato e apprezzato dalla nobiltà romana, in particolare dall'Imperatrice Livia che visse oltre gli ottanta anni, e per questo considerato elisir di longevità. Nel 600 d.C. il Vescovo di Poitiers, S. Venanzio Fortunato, originario di Valdobbiadene, scriveva di un vino raffinato adatto alle tavole reali, facendo riferimento in particolare alle aristocrazie tedesche. Nel 1500 la reputazione di Valdobbiadene crebbe considerevolmente proprio in Germania grazie alla prossimità con il porto di Venezia e al ruolo che i mercanti svolsero per la sua diffusione, i vini della zona infatti varcarono i confini locali per affermarsi al di fuori del Veneto. Con la decadenza della Repubblica Serenissima, iniziò un lento declino non solo degli scambi ma anche della stessa viticoltura, complici anche inverni molto rigidi dell’epoca che decimarono i vigneti. Soltanto verso la fine del 1700 si ridiede slancio alla produzione vitivinicola e si iniziarono a scrivere le prime legislazioni e regolamentazioni a tutela delle produzioni locali. Anche il comprensorio di Conegliano Valdobbiadene fu colpito, alla fine dell'ottocento, dalla Peronospora e dalla Filossera, con la perdita di numerosi vigneti, il colpo di grazia lo diede il primo conflitto mondiale considerato che la zona fu linea di confine e trincea tra l'Italia e l'Austria. Solo grazie alla determinazione dei viticoltori nel dopoguerra, si avviò la sperimentazione su nuovi cloni che portarono alla scelta di alcune varietà più adatte e le attività agronomiche ripresero slancio insieme alla produzione.  width=

Prosecco: origini e numeri di un successo globale

La viticoltura del territorio è nota per la produzione del Prosecco, il vino spumante più venduto nel mondo che nasce da uve Glera, discendenti dal “Pucinum” decantato dai romani, originarie delle colline carsiche a nord di Trieste, e diffuse sulle colline di Conegliano Valdobbiadene solo nella seconda metà del settecento. Questo vitigno dai grappoli lunghi, spargoli e alati i cui acini maturi sono di colore giallo dorato, ha trovato in questo terroir le migliori esposizioni, favorite da una buona altitudine e un microclima ideale oltre a suoli che garantiscono un adeguato drenaggio dell'acqua e che grazie alla componente calcarea contribuiscono a donare ai vini finezza, sapidità e mineralità. Dopo la vendemmia, l'uva, raccolta a mano nei singoli vigneti a causa della morfologia che rende impossibile l’impiego di macchine agricole, è portata in cantina per dare avvio alle lavorazioni. Il Prosecco figlio di queste terre, prodotto con il metodo di spumantizzazione Martinotti-Charmat nelle versioni Brut, Extra Dry e Dry, si riconosce per la sua eleganza, il colore paglierino leggero, i sentori fruttati e floreali, memoria dei mille profumi che nel periodo di primavera inondano le colline. Nel 2009 ha ottenuto il massimo riconoscimento della DOCG, e la zona di produzione comprende il territorio collinare dei comuni di Cison di Valmarino, Colle Umberto, Conegliano, Farra di Soligo, Follina, Miane, Pieve di Soligo, Refrontolo, San Pietro di Feletto, San Vendemiano, Susegana, Tarzo, Valdobbiadene, Vidor, Vittorio Veneto. Il Prosecco Superiore di Cartizze invece viene prodotto esclusivamente nel territorio della frazione di S. Pietro di Barbozza del Comune di Valdobbiadene, un cru di 107 ettari che per la natura dei terreni, l’esposizione e le condizioni pedoclimatiche rappresenta la massima espressione qualitativa della denominazione. La popolarità del prosecco negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente. Le bollicine italiane, vino democratico dell’aperitivo che non smette di conquistare nuovi mercati, compreso quello del lusso, sono destinate a continuare a crescere grazie al lavoro che i produttori portano avanti nel migliorarne la qualità. Il Conegliano Valdobbiadene in particolare rappresenta una delle punte di diamante del sistema produttivo. Il 2021 è stato l’anno della consacrazione della denominazione con 100 milioni di bottiglie del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene Docg vendute, una storia di successo frutto di un lavoro di squadra di tutti gli attori del distretto che hanno saputo, in un contesto di difficile competizione, far conoscere e riconoscere il valore del proprio lavoro in Italia e all’estero.  width=
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