Al via le riaperture. Locali pronti ma mancano all'appello 150mila lavoratori

Tutto pronto per la ripartenza definitiva del mondo della ristorazione, ma mancano all'appello circa 150mila lavoratori che hanno lasciato l'impiego.

31 Maggio 2021 - 22:41
Al via le riaperture. Locali pronti ma mancano all'appello 150mila lavoratori
Tutto pronto per la ripartenza definitiva del mondo della ristorazione. A partire da martedì 1 giugno, le 160mila attività che dal 26 aprile scorso sono state impossibilitate a lavorare a regime a causa del divieto di somministrare cibi e bevande all’interno dei locali, riapriranno i battenti.
Si tratta del 46% circa delle imprese della ristorazione, il cui lockdown di fatto è stato prolungato di un mese e mezzo. ristorazione, covid-19, centro studi fipe“Sono stati mesi drammatici per il comparto della ristorazione, ma finalmente si comincia a guardare con fiducia ai prossimi mesi – sottolinea Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Nel Paese c’è una grande voglia di ripartire, gli italiani hanno voglia di riprendere in mano le loro vite e riappropriarsi dei luoghi della socialità. Ecco perché confidiamo in un rimbalzo molto positivo dopo questo lungo periodo di privazioni e solitudine. Rimane, tuttavia, un’incognita che rischia di compromettere questa ripresa: mancano all’appello circa 150mila lavoratori. In particolare stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego. Per invertire questo trend e rendere nuovamente la ristorazione attrattiva soprattutto per le figure più professionalizzate, è importante che la politica dia un segnale di fiducia, ribadendo che il processo di riapertura sarà irreversibile”.

Zona bianca per Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise: per 9mila bar torna il rito del caffè al banco

Con l’ingresso in zona bianca, i Pubblici esercizi del Friuli Venezia Giulia, della Sardegna e del Molise ripartono a pieno regime.

Da questa settimana, infatti, nei 9mila bar di queste tre regioni è possibile finalmente ricominciare a bere il caffè al bancone. Una boccata d’ossigeno, in particolare per i 4mila locali che fino ad oggi sono stati costretti a stare chiusi o a lavorare soltanto con l’asporto, non avendo lo spazi all’esterno. Ossigeno anche per i 36mila lavoratori dei Pubblici esercizi di queste regioni che potranno riprendere il loro posto dietro il bancone dei bar, in cucina o tra i tavoli dei 7.200 ristoranti pronti a riaprire al pubblico le loro sale interne.

È il ritorno di un rito tutto italiano, consolidato nel corso dei decenni e attorno al quale si è sviluppato il modello stesso del bar. “Senza la possibilità di somministrare il caffè al banco – spiega Luciano Sbraga, vicedirettore di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi – i locali italiani hanno perso, in media, il 40% dei loro fatturati. Ma al di là dei freddi numeri, è importante sottolineare come si tratti di un piccolo, importante passo verso un ritorno alla normalità. In questi 14 mesi, infatti, molti di quei gesti quotidiani cui eravamo abituati ci sono stati proibiti. Oggi, piano piano, i divieti stanno cadendo e ci stiamo riappropriando dei nostri spazi di socialità. Come Fipe abbiamo voluto celebrare questo momento, lanciando una campagna di comunicazione digital destinata a chi ha voglia di riprendersi la propria vita e tornare a condividere. L’abbiamo realizzata insieme ad alcune grandi aziende dell’alimentare e l’abbiamo chiamata #ilsolito. Perché dopo tante incertezze e difficoltà, abbiamo tutti voglia di un po’ di normalità”.

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