Franciacorta riparte da un nuovo logo e dalla sua prima carta dei vigneti e delle zone

Dal Restlyling del logo alla pubblicazione della prima carta dei vigneti e delle zone, la Franciacorta punta a rafforzare l'identità della denominazione

23 Febbraio 2024 - 12:19
Franciacorta riparte da un nuovo logo e dalla sua prima carta dei vigneti e delle zone

Valorizzare il territorio individuandone e regolamentandone nomi e luoghi partendo da basi storiche preziose quanto solide, proiettarlo nel futuro e portarne l’essenza a divenire brand forte, riconoscibile attraverso codici specchio del suo prestigio. 

Sono questi gli obiettivi alla base dell’impegno messo in campo negli ultimi anni dal Consorzio Franciacorta, al primo posto tra le denominazioni di origine italiane dedicate al metodo classico con 19,5 milioni di bottiglie vendute ed un 2023 di crescita in valore del 2,8% sul 2022. 

Sforzi che sono culminati nella presentazione della prima carta della Franciacorta che ne identifica con precisione 134 zone, e nel contestuale lancio di una nuova brand identity, due percorsi sviluppati in parallelo e uniti dalla volontà di dare un nuovo volto alla denominazione, che sappia raccontarne e valorizzarne il paesaggio, la storia, la toponomastica e la tradizione da un lato, il carattere, l’attitudine e la visione dall’altro.     

Il lavoro di ricostruzione delle vigne e delle zone ha richiesto tre anni ed è stato affidato alle mani esperte di Alessandro Masnaghetti, storico collaboratore di Veronelli, grande degustatore e critico enologico, cartografo di fama mondiale e noto per aver curato anche le ricognizioni di Chianti Classico e Barolo. 

Il suo lavoro, a differenza dei precedenti, è partito però da una base preziosa, il catasto napoleonico redatto tra il 1807 e il 1809, realizzato nello stesso periodo anche in Francia e tradotto nei famosi lieux-dits, i cru di Borgogna. 

Una fonte unica, quella cui ha potuto attingere Masnaghetti, riportata alla luce e digitalizzata dieci anni fa da Paolo Oscar del Centro Studi e Ricerche di Bergamo che attraverso i rilievi delle registrazioni catastali di inizio Ottocento, aveva ricostruito la consistenza storica di un territorio in trasformazione, fornendo uno strumento conoscitivo per contribuire alla sua salvaguardia. 

La cartografia catastale, consentendo di restituire sia un rilevo preciso del territorio, sia un insieme di informazioni sul suo utilizzo in ambito non solo agronomico, ma anche dal punto di vista della struttura della proprietà, degli insediamenti, dell’infrastrutturazione e della toponomastica, è stata quindi il punto di partenza per arrivare alla definizione delle 134 zone identificate all’interno della DOCG bresciana, espressioni di un paesaggio che trova riscontro anche nei costumi e nelle tradizioni locali. 

L’individuazione delle delimitazioni e dei confini ha richiesto cura ed elasticità, mediando tra storia, toponomastica e situazioni attuali, minimizzando gli sconfinamenti da un comune ad un altro a meno di testimonianze storiche precise e cercando di evitare che la demarcazione tra zone adiacenti finisse per frammentare i singoli vigneti, insomma un lavoro certosino ispirato dal buon senso dove tra i criteri di classificazione è stata esclusa la geologia, considerata anche la forte variabilità dei suoli su brevissime distanze che avrebbe reso ostica l’individuazione di linee di separazione. 

La mappa dei vigneti e delle zone della Franciacorta, che si appresta ad essere la base per un aggiornamento del disciplinare, si offre come rappresentazione coerente del territorio che possa aiutare i produttori a raccontarsi in un contesto utilizzando un comune linguaggio e potendo attingere a comuni punti di riferimento di matrice identitaria perché, come sostiene Masnaghetti, la valorizzazione di un vino può e deve passare anche attraverso la valorizzazione delle terra e la valorizzazione della terra non può prescindere dal riconoscimento di nomi e luoghi.  
 
Questo significa che in futuro potremmo aspettarci una rapida crescita di etichette di Franciacorta caratterizzate da una forte connotazione territoriale, riconducibili ad una microzona o al singolo vigneto, alla parcella come espressione di unicità dove ad aver valore non è solo la tecnica produttiva ma anche i luoghi e le persone che, con il proprio pensiero e la propria filosofia, ne hanno cura. 

Nella stessa direzione si è mosso il progetto di revisione dell’identità visiva coniugando contemporaneità ed eleganza, guardando all’eredità storica di Franciacorta ma anche al futuro. Due gli elementi chiave, la brand essence “Excellence in the making” che enfatizza la propensione di Franciacorta all’innovazione e all’evoluzione, e la nuova visual identity dove il metodo franciacorta diventa elemento centrale della narrativa assumendo un duplice significato, modo in cui ogni bottiglia viene prodotta e modo di vivere, come attitudine fatta di scelte coraggiose, ricerca della qualità e voglia di superarsi continuamente.   

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