Niko Romito al Giffoni Film Festival per una masterclass rivolta ai giovani
Al Giffoni Film Festival lo chef stellato Niko Romito è stato protagonista di una Masterclass "powerd by In Cibum" rivolta ai giovai dai 18 ai 25 anni
Niko Romito (tre stelle Michelin in soli 7 anni) è stato il protagonista al Giffoni Film Festival dell’incontro formativo “Powered by In Cibum”, all’interno del percorso Impact, pensato per celebrare i 50 anni dell'evento dedicato al cinema.
Il talk, in Sala Blu, è stato moderato da Paolo Vizzari gastronomo ed esperto di marketing territoriale ed era rivolto ai giovani giffoner di età compresa tra i 18 ed i 25 anni.
L’evento formativo ha tracciato il profilo delle diverse professioni legate al mondo del food avendo come focus tematico i concetti cari a Romito: dal ruolo sociale di un cuoco moderno alla correlazione tra alimentazione e salute; dal cibo inteso come nuovo linguaggio fino al suo potere socio economico.
Quattro asset che rappresentano anche la chiave di volta del percorso di chef Romito che ha portato a risultati importanti: ad oggi il suo gruppo conta 100 collaboratori, impegnati nei ristoranti tra Castel di Sangro, Roma e Milano senza considerare quelli impiegati nei ristoranti Niko Romito all’interno degli hotel Bulgari. Romito ha parlato del rapporto tra cibo e salute, di come trasformare un alimento rispettando le sue proprietà ed il suo patrimonio nutrizionale.
Niko Romito ha preso parola parlando del suo percorso umano e professionale: «Vivevo a Roma, mi stavo laureando in Economia e Commercio, desideravo entrare nel mondo della finanza. Poi un lutto in famiglia. Mio padre gestiva una trattoria in Abruzzo ed è venuto a mancare. A quel punto ho deciso di trasferirmi per vendere e dare una destinazione a quell’attività. La mia vita è cambiata totalmente. Dopo pochi giorni all’interno del ristorante mi ero reso conto che c’era qualcosa che mi appassionava, quasi come una forza che mi legasse a quelle mura e a quel territorio. Quindi decisi di lasciare il mio progetto universitario per iniziare da zero la carriera di cuoco e gestore di un ristorante. Il percorso è stato molto lungo. Era il 2000, quest’anno festeggiamo vent’anni di attività. Ho deciso di iniziare questo lavoro senza neanche saper fare un ciambellone. Però c’era qualcosa che mi spingeva. I primi anni sono stati pieni di letture, prove, esperimenti, di studio, avviando una cucina domestica, quasi casalinga, piatti di montagna, semplici, che si trovano nelle trattorie locali. Poi ho iniziato a cambiare l’offerta gastronomica di allora. Cambiamenti non facili. Stavo cercando la mia identità».
Non si è risparmiato neanche sulle nuove generazioni e sul tema legato al rapporto sanità-cibo: «Sono molto legato ai giovani – ha raccontato lo chef – Ho un centro di formazione, una scuola per i giovani e con i giovani. Ho creato format gastronomici gestiti e frequentati da ragazzi. La cucina è un linguaggio. Il mio modo di dialogare verso l’esterno. Alimentazione, stile di vita e impegno sono i tre pilastri per portare avanti un progetto. Tra l’altro fare attenzione all’alimentazione sarà una tematica sempre più importante per l’economica mondiale. Il 40% delle malattie nascono per malnutrizione. La spesa pubblica nel settore della sanità se ne va per curare questa malnutrizione. Il Covid ha accentuato molto queste tematiche portandosi dietro il discorso della sostenibilità, dell’ambiente, della buona alimentazione. Il Coronavirus ci ha fatto capire che mangiare è importante. Il sistema immunitario è influenzato da come si mangia. Per questo abbiamo avviato il progetto “Intelligenza nutrizionale” che nasce in collaborazione con il Dipartimento di Nutrizione de La Sapienza e il Cristo Re di Roma. Ci abbiamo lavorato per due anni, l’idea è di riscrivere il paradigma della ristorazione collettiva, cercando di dare un’offerta gastronomica che oltre ad avere una estetica e un gusto palatale migliori, si porti dietro anche valori nutrizionali importanti in ambito ospedaliero. Stiamo cercando di creare un modello che possa essere applicato anche a scuole e mense».
In Cibum (di cui vi abbiamo parlato anche in questa news) è la Scuola di Alta Formazione Gastronomica del Mezzogiorno d’Italia, situata nel cuore della Campania e dedicata alla formazione professionale nel settore enogastronomico sotto la guida di chef stellati e dei migliori professionisti della cucina italiani e internazionali. «Guardando al mondo del lavoro ci siamo accorti che c’era un gap tra presenza di figure professionali e richiesta di mercato – ha spiegato Maria Guarracino di Incibum – Abbiamo cercato di formare figure altamente qualificate. Dopo un anno, molti dei ragazzi che abbiamo mandato in giro in stage sono rimasti e hanno ricevuto offerte di lavoro. Quello che auguriamo ai giovani è di trovare la strada giusta e seguirla nel modo migliore possibile».
Grazie alla collaborazione con l’Agenzia per il Lavoro del Gruppo Fmts, specializzata nella ricerca di personale per il settore enogastronomico, la Scuola supporta tutti i partecipanti ai corsi professionalizzanti attraverso i servizi dell’Ufficio Placement, indispensabile per muovere i primi passi nel settore e trovare lavoro nel campo enogastronomico.
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