Caso Prošek. Istituzioni, consorzi e organizzazioni in difesa del Prosecco Italiano

Si è svolta oggi a Venezia l’ultima riunione del gruppo di opposizione alla domanda di riconoscimento della menzione Prošek.

2 Nov 2021 - 14:10
Caso Prošek. Istituzioni, consorzi e organizzazioni in difesa del Prosecco Italiano

Si è svolta oggi a Venezia l’ultima riunione del tavolo di coordinamento tra Ministero delle Politiche Agricole, Regione Veneto, Regione Friuli-Venezia Giulia, consorzi di tutela e organizzazioni della filiera vitivinicola. L’incontro aveva il compito di definire la strategia e la posizione italiana da assumere per contrastare la richiesta croata di riconoscere “Prošek” come menzione tradizionale, un atto che minerebbe il sistema di tutela delle denominazioni protette europee e comporterebbe un grave danno al Prosecco. Per conoscere più a fondo la questione, leggi il nostro articolo: Pubblicata in Gazzetta la domanda per la registrazione della menzione Prosék. L'Italia pronta ad opporsi.La battaglia contro il Prošek non è solo un confronto tra Croazia e Italia, tra chi intende approfittare del successo della denominazione italiana per ritagliarsi un angolo di mercato e chi, come il nostro Paese, intende difendere con le unghie e con i denti la legittimità dei propri diritti – dichiara Vittorio Cino, direttore generale di Federvini – è questo, ma è anche una questione di principio che dovrebbe allarmare non solo l’Italia ma tutti i Paesi europei che hanno un patrimonio di denominazioni da difendere”.

Sulla vicenda Prosek, Unione italiana vini (Uiv) – che con i suoi associati rappresenta circa il 75% della produzione e imbottigliamento di Prosecco – è particolarmente sorpresa e preoccupata dall’approccio ‘bicefalo’ assunto dalla Commissione nel suo compito di difensore del sistema delle indicazioni geografiche che essa stessa ha contribuito a creare. Da un lato, infatti, Bruxelles conduce un importante lavoro a livello internazionale per proteggere le denominazioni di origine europee negli accordi con i Paesi terzi, dall’altro, vorrebbe consentire il riconoscimento di una menzione omonima che evoca la denominazione Prosecco proprio in ambito comunitario. Con il risultato di indebolire la protezione e la reputazione di una delle Dop di maggiore successo, che da sola rappresenta un terzo delle importazioni mondiali di vino spumante e oltre l’80% degli sparkling imbottigliati in Italia (525 milioni di bottiglie). Unione Italiana Vini ritiene che l’eventuale riconoscimento del vino croato con menzione tradizionale omonima non rappresenterà solo un inganno ai consumatori, ma avrà anche l’effetto di diluire e sfruttare la reputazione e il riconoscimento creati negli anni da un'indicazione geografica anche attraverso ingenti investimenti, compresi quelli effettuati per proteggere il nome dalle violazioni, sia in ambito comunitario che nei Paesi terzi. Un lavoro, quello del Prosecco, che ha determinato un effetto traino nell’export del made in Italy enologico con una crescita delle vendite degli spumanti tricolori del 400% negli ultimi 20 anni. L’Osservatorio del vino Uiv registra inoltre un’impennata dell’export nei primi 7 mesi di quest’anno, con il Prosecco che è cresciuto a valore del 32% per un corrispettivo vicino ai 700 milioni di euro.

Uiv, che plaude al ministero dell’Agricoltura, al sottosegretario, Gian Marco Centinaio, e al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per il metodo di lavoro e di condivisione adottati, sottolinea infine come tutti i soggetti istituzionali coinvolti siano riusciti a far squadra, a lavorare come sistema Paese. Segnale che l’immagine del vino come settore frammentato e diviso, figlio di 100 campanili e oltre 500 denominazioni, non corrisponde alla realtà e appartiene a una narrativa che fa comodo a chi vuole il comparto debole. Da parte sua, Uiv è impegnata, come concordato con il Mipaaf, a manifestare direttamente questa contrarietà al commissario all’Agricoltura Wojciechowski, anche coinvolgendo i propri partner internazionali, in primo luogo il Comité Vins che rappresenta le imprese vitivinicole europee. “Siamo in prima linea nel sostenere la procedura di opposizione alla richiesta di riconoscimento del «Prošek», istanza che riteniamo lesiva per le filiere e per i territori viticoli delle tre produzioni Prosecco Doc e per le due Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco e Asolo Prosecco, un segmento di assoluto valore economico e territoriale nel quale la cooperazione esercita un ruolo di primo piano sia a livello produttivo che sotto il profilo commerciale”. Lo ha dichiarato Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentare.

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Luca RIgotti, coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentare.
L’Alleanza Cooperative Agroalimentari ci tiene ad evidenziare come il caso Prošek violi i principi stabiliti a livello europeo, perché potenzialmente in grado di ingenerare confusione e di indurre in errore i consumatori che in taluni casi, ha ricordato Rigotti, “pur non conoscendo le caratteristiche dei prodotti Prošek e Prosecco, riconoscono, o credono di riconoscere, la notorietà del nome, corrispondente alla sua letterale traduzione”.

Il fatto che il Prošek sia un vino ottenuto da uve appassite e non un vino spumante o frizzante non esclude pertanto – ha proseguito Rigotti – che tale circostanza non possa ingenerare confusione nel consumatore, anche considerando le recenti pronunce della Corte di Giustizia europea che in più occasioni ha garantito un ampio raggio di tutela delle Dop e delle Igp, esteso a tutti gli usi, compresi tra l’altro i servizi e non solo i prodotti, come indicato nella sentenza Champanillo, che sfruttano la notorietà dei nomi protetti”.

Il caso Prošek – ha concluso Rigotti – potrebbe rappresentare un precedente pericoloso ed un grimaldello per indebolire in futuro altre filiere territoriali Dop e Igp. Per questo abbiamo apprezzato l’azione unitaria e coordinata tra il Governo, il Ministero delle politiche agricole, che ha attivato uno specifico tavolo di lavoro, nonché le Regioni, i Consorzi di tutela e le altre associazioni ed organizzazioni del settore vitivinicolo”. “L’eventuale approvazione da parte della Commissione UE della menzione tradizionale per il vino croato Prosek, oltre al concreto rischio di ingenerare una pericolosa confusione nei consumatori, in particolare quelli stranieri, rappresenterebbe un grave precedente, in quanto porterebbe a un generale indebolimento del sistema di protezione delle DOP e IGP”, ha sottolineato Copagri.

Accogliendo una simile richiesta, infatti, si legittimerebbe il principio secondo cui il luogo geografico non sarebbe più l’elemento prioritario da tutelare, con tutta una serie di ulteriori potenziali pericoli derivanti da altre richieste provenienti da paesi terzi; a farne le spese non sarebbe solamente il Prosecco, ma la stessa credibilità del sistema di protezione delle DOP e delle IGP, che rappresenta un patrimonio di credibilità costruito faticosamente in tanti anni”, continua la Copagri.

A tutto ciò, andrebbero poi ovviamente aggiunte le ripercussioni economiche su un prodotto che è a tutti gli effetti uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy enogastronomico del mondo”, continua la Confederazione, ricordando che “le vendite dei vini delle tre DOP Prosecco, ovvero ‘Prosecco’, ‘Conegliano Valdobbiabene Prosecco’ e ‘Asolo Prosecco’, ammontano a oltre 600 milioni di bottiglie l’anno e trainano significativamente l’export agroalimentare nazionale, tanto che anche nella fase pandemica hanno sostenuto tutta la filiera produttiva delle regioni interessate”. “In ragione di quanto esposto, ribadiamo la nostra totale contrarietà all’approvazione della domanda di protezione della menzione tradizionale Prosek, presentata dalla Croazia all’inizio di settembre, in quanto la riteniamo fortemente lesiva per la filiera produttiva del Prosecco; auspichiamo, pertanto, che tale richiesta venga bloccata dalla ferma ed efficace opposizione del Governo e di tutti i soggetti interessati, che si sono prontamente attivati e con grande sinergia hanno lavorato assiduamente per arrivare alla formulazione di una formale opposizione, che sarà inviata a breve alla Commissione Europea”, conclude la Copagri. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]

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