Il Sannio Vitivinicolo nel racconto del press tour di Anteprima Vitigno Italia 2024

Anteprima Vitigno Italia 2024 ha dedicato una giornata ad un press tour nel Sannio vitivinicolo con l’obiettivo di far conoscere le sue bellezze

5 Dic 2023 - 13:50
Il Sannio Vitivinicolo nel racconto del press tour di Anteprima Vitigno Italia 2024

Gli eventi del mondo del vino sono sempre più occasione da un lato per presentare al mercato le novità della produzione vitivinicola, dall’altro per promuovere la scoperta diretta dei territori che rappresentano il cuore pulsante della produzione enoica. 

Non fa eccezione l’Anteprima di Vitigno Italia 2024, kermesse dedicata alla Campania e in senso più ampio ai luoghi del vino d'Italia, dall'Alto Adige alle colline di Valdobbiadene, dal Chianti Classico all'Etna fino alle Langhe, che anche quest'anno ha confermato Napoli come punto di riferimento per gli appassionati e professionisti del settore e per questa edizione - tenutasi il 27 e 28 novembre scorsi - ha voluto dedicare un’intera giornata ad un tour nel Sannio con l’obiettivo di farne conoscere le bellezze ai professionisti dell’informazione e della comunicazione nazionale ed internazionale, un viaggio esperienziale attraverso un paesaggio e un territorio ricco di risorse culturali e dalla consolidata tradizione enogastronomica. 

Prima tappa il Borgo Medioevale di Sant’Agata dei Goti con visita alle Cantine Mustilli, una realtà che ha segnato il corso della viticoltura sannita già a partire dagli anni Sessanta grazie alla volontà di Leondardo Mustilli di promuovere il territorio attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni. 

L’ingegnere si dedicò dalla metà degli anni Settanta in poi al rilancio di una varietà fino a quel momento poco considerata, la Falanghina, un impegno che in poco tempo diede i suoi frutti facendole riconquistare la ribalta tre le uve a bacca bianca campane insieme a Greco e Fiano.

Oggi condotta dalle figlie Anna Chiara, che segue la coltivazione delle vigne e la produzione del vino, e Paola, che si occupa della gestione commerciale e della comunicazione, l’azienda rappresenta un modello territoriale per l’approccio bio e sostenibile. 
 
Particolarmente suggestive le antiche cantine, costruite nel sottosuolo del pieno centro storico del paese, dove in passato venivano portati avanti vinificazione ed affinamento. Oggi in quei luoghi ammantati dal fascino di tecniche produttive arcaiche, viene conservato lo storico dell’azienda, con bottiglie di ogni annata prodotta.

Ma il racconto del Sannio vitivinicolo si intreccia indissolubilmente con quello del suo patrimonio storico e architettonico, espressione di una stratificazione culturale frutto delle dominazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli: Greci, Sanniti (Pentri, Carricini, Caudini, Irpini), Romani, Goti, Bizantini, Longobardi, Normanni, e ancora Stato Pontificio, Regno delle Due Sicilie, Stato sabaudo, che insieme hanno contribuito a delinearne il paesaggio locale e il tratto identitario di una comunità.

 Motivo per il quale non poteva mancare una visita al Museo Archeologico di Montesarchio dove spicca tra i reperti il famoso vaso di Asteass, artista originario di Paestum che visse intorno al IV secolo a.C la cui opera è nota come “il più bel vaso del mondo”, e quella al Teatro Romano di Benevento eretto nel settore sud-occidentale della città, presumibilmente sotto l’imperatore Traiano. 

Un passaggio importante, quello tra le bellezze storico artistiche, per introdurre poi il racconto sulla dimensione enoica del territorio, un approfondimento condotto dal Consorzio di Tutela Vini del Sannio con un focus sulle denominazioni e una degustazione delle varietà più significative. 

Il Sannio, come ha spiegato il direttore del Consorzio Nicola Matarazzo, è una delle aree della Campania tra le più vocate per la coltivazione della vite. Lo conferma il suo paesaggio che si sviluppa nella zona nord orientale della regione, tra il Monte Taburno a sud e i monti del Matese a nord, dove i filari disegnano il profilo della valle Telesina, attraversata dal fiume Calore. I rilievi collinari che si dipanano dalla piana di Telese verso i versanti delle montagne sono stati la culla della viticoltura locale dalle epoche più antiche, a sud nella zona di Solopaca e Sant’Agata de’ Goti e a nord tra Castelvenere e Guardia Sanframonti. 

La valle del Calore, dove oggi si concentra la maggior parte delle aziende vitivinicole, era originariamente un areale lacustre, il che conferisce ai suoli una struttura di formazione terziaria, composti da stratificazioni ghiaiose, ammassamenti di ciottoli misti a calcare ed arenaria. I terreni sono così costituiti in massima parte da elementi argilloso - calcareo - silicei, su cui si innesta la componente di matrice vulcanica. Il clima è fresco e continentale caratterizzato da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, i venti soffiano in modo quasi costante, prevalentemente da ovest o da est, mentre i monti del Matese rappresentano una barriera naturale contro le correnti fredde provenienti da nord. 

In questa cornice pedoclimatica si inseriscono i numeri del Vigneto Sannio con i suoi 10mila ettari vitati curati da 7.900 vignaioli; 100 le aziende imbottigliatrici per oltre 1 milione di ettolitri di vino prodotto, 3 le denominazioni di origine (Aglianico del Taburno DOCG, Falanghina del Sannio DOC, Sannio DOC) e una indicazione geografica (Bnevento IGP) per più di 60 tipologie di vini, con un potenziale di 100 milioni di bottiglie. Cifre che consentono alla provincia beneventana di attestarsi al primo posto nel comparto vitivinicolo della Campania con circa il 50% della superficie viticola e della produzione vinicola regionale.

La produzione privilegia i vitigni autoctoni, in particolare l’aglianico, (che rappresenta il 28% sul totale) e la falanghina (che rappresenta il 12%), cui si aggiungono sommarello, piedirosso, sciascinoso, agostinella, cerreto, coda di volpe, grieco, malvasia, fiano, passolara di San Bartolomeo, olivella, carminiello, palombina, moscato di Baselice, che sono solo alcune delle altre varietà coltivate.  

Caratteristica del tessuto produttivo del Sannio è la presenza di Cantine Sociali cui si sommano pochi piccoli produttori, mentre mancano imprese private di grandi dimensioni. A gestire il 40% delle vigne del Sannio sono 4 realtà, vera e proprie locomotive del territorio, sia a livello di capacità produttiva e commerciale, che di immagine: La Guardiense, fondata nel 1960, composta da 1.000 soci con 1.500 ettari in gestione; la Cantina di Solopaca nata nel 1966, con 600 soci per un totale di 1.300 ettari; la Cantina del Taburno fondata nel 1972 con 300 soci e 600 ettari, Vigne Sannite, che ha riunito la Cantina di Castelvenere e la Cooperativa Viticoltori Sanniti con 300 soci e un patrimonio vitato di 500 ettari. 

È grazie al lavoro delle Cantine sociali se le grandi potenzialità del Sannio riescono ad essere ad oggi in parte interpretate potendo contare su investimenti per migliorare la qualità delle produzioni, elemento di sostegno anche per quei piccoli produttori che faticano a conquistare spazi sul mercato.

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