Le donne del vino resistono agli effetti del gender gap ma bisogna agire per evitare la fuga dei talenti dal settore
Una ricerca condotta nel Regno Unito conferma che quasi la metà delle professioniste del mondo del vino avrebbe preso in considerazione l’idea di abbandonarlo
È una vera e propria resistenza quella messa in campo dalle donne impegnate professionalmente nel mondo del vino per far fronte a una condizione che assume sempre più il profilo della sfida. È quanto conferma un recente studio portato avanti nel Regno Unito da Curious Vines, piattaforma on line nata per creare connessioni tra operatrici del settore che ne condividono l’impegno e la passione.
Secondo la ricerca, realizzata con il supporto dell’istituto Proof Insight, quasi la metà delle donne che lavorano in ambito enoico (44%) avrebbe preso in considerazione l’idea di abbandonarlo a causa delle criticità che non accennano a ridimensionarsi: sessismo, pregiudizi di genere e molestie sono solo alcuni tra i problemi principali che affliggono le professioniste del Regno Unito e che dal 78% degli intervistati sono considerati come una questione chiave da affrontare con urgenza.
La maggior parte delle risposte al sondaggio alla base della ricerca è arrivata da donne di età compresa tra i 25 e i 44 anni e quasi la metà di coloro che hanno partecipato alla survey ha lavorato nel settore per più di dieci anni, tempo più che rappresentativo per poterne toccare con mano l’evoluzione ed interiorizzarne i meccanismi.
La mancanza di donne in ruoli di leadership e retribuzioni e condizioni discriminatorie sono stati individuati come elementi che non solo caratterizzerebbero il settore ma ne influenzerebbero fortemente gli equilibri: il 76% degli intervistati riterrebbe infatti che le donne siano sottorappresentate nelle stanze dei bottoni, e la metà (50%) considererebbe il dato retributivo un elemento che inciderebbe fortemente sulla percezione del posizionamento delle figure femminili e sulle prospettive di carriera, oggi estremamente limitate.
La ricerca ha anche evidenziato le difficoltà che le donne sono chiamate ad affrontare quando rientrano dal congedo di maternità sottolineando la mancanza di apertura verso soluzioni come il lavoro flessibile che potrebbero sostenere l’impegno di chi è chiamato a responsabilità assistenziali. Questa condizione di chiusura rispetto alle esigenze delle lavoratrici madri spingerebbe ad allontanarsi da un mondo che non supporta e non tutela i loro percorsi.
Il tema delle molestie non è da meno, più di una donna su tre ne avrebbe subite mentre lavorava, problema che sembra manifestarsi in maniera particolarmente amplificata nel mondo dell’ospitalità concentrandosi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni che nel 50% dei casi avrebbe già subito comportamenti abusanti: commenti, atteggiamenti, battute a sfondo sessuale indesiderate, per arrivare ad approcci di tipo fisico e contatti, sono solo alcune delle difficoltà che le operatrici e professioniste del mondo del vino sono chiamate a gestire quotidianamente con inevitabili ricadute negative sul proprio benessere psico-fisico.
La preoccupazione è che in questo contesto la mancanza di interventi e azioni finalizzati a porre un freno alle derive potrebbe favorire una fuga di talenti verso altri settori con una maggiore apertura e in grado di offrire prospettive di crescita oltre che di più equilibrato inserimento. Non è infatti un caso che il 44% delle donne intervistate avrebbe dichiarato di aver preso in considerazione l’idea di lasciare il mondo del vino a causa delle difficoltà e criticità affrontate e da affrontare.
Una condizione che al di là dei risultati dello specifico studio relativo al Regno Unito è senz’altro riscontrabile in molti altri paesi, dagli Stati Uniti all’Europa, e che richiede un significativo impegno per un chiaro riconoscimento delle barriere esistenti. Insomma bisognerebbe parlarne sempre di più e in modo chiaro ed esplicito per poter poi agire e arrivare alla loro rimozione.
In questo percorso fondamentale diventa il lavoro di sensibilizzazione e formazione delle stesse donne per poter scardinare una serie di nodi nevralgici che si frappongono alla piena realizzazione in un mondo che, piaccia o no, è ancora limitato e condizionato dal gender gap.
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