La crescita del settore vitivinicolo italiano attraverso le Merger & Acquisition

Le aziende vitivinicole si trovano ad affrontare un periodo dalla grande complessità di scenario dove le aggregazioni di impresa, le cosiddette Merger & Acquisition, possono rappresentare una grande opportunità di crescita.

1 Marzo 2022 - 10:14
La crescita del settore vitivinicolo italiano attraverso le Merger & Acquisition
[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/03/La-crescita-del-settore-vitivinicolo-italiano-attraverso-le-Merger-Acquisition.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio"] Le aziende vitivinicole si trovano a dover affrontare un periodo dalla grande complessità di scenario con contingenze che vanno dagli strascichi di una pandemia presumibilmente in via di ridimensionamento al conflitto russo ucraino e i relativi effetti devastanti sui mercati. Ci sono riflessioni che per gli imprenditori diventano quanto mai urgenti dal momento che la sopravvivenza delle proprie realtà è legata alle scelte che metteranno in campo in risposta a tali forti sollecitazioni. In questo contesto una posizione di rilievo la stanno assumendo le operazioni di Merger and Acquisition, in crescita nell’ultimo decennio ma secondo gli analisti destinate ad un ulteriore sviluppo come opportunità da cogliere per traghettare le proprie aziende in una dimensione che non sarà più quella che abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa. Cresciute esponenzialmente negli ultimi due anni, queste attività tendono ad aggregare diverse realtà aziendali attraverso fusioni e acquisizioni con lo scopo di aumentarne il valore migliorando le quote di mercato, consentendo una espansione geografica o una diversificazione delle attività in nuovi mercati.  width= Il loro successo è stato determinato dalla capacità di andare ad incidere su un elemento di debolezza strutturale e storico del settore vitivinicolo del Belpaese, l’eccessiva frammentazione, una condizione che l’Italia sconta in termini di potenziale inespresso del suo tessuto produttivo e anche in termini di competitività rispetto a realtà come la Francia, l’America e l’Australia. Ma sono anche altri i punti di forza delle M&A vitivinicole: la possibilità di confrontarsi e dialogare con imprenditori che operano su mercati o in settori diversi rappresenta una grande opportunità per accrescere le competenze, diversificare i canali distributivi e per aprire a nuove opzioni di business, considerato che il Made in Italy, nonostante la crisi, continua ad esercitare una forte attrattiva sugli investitori e potrebbe stimolare abbinamenti come quello della produzione di vino con l’ospitalità. Va detto che ad oggi ad essere coinvolti sono soprattutto grandi brand che cercano nelle sinergie un elemento per rafforzare le proprie posizioni sul mercato. È il caso dell’ingresso nel gruppo Marchesi Antinori di Jermann, brand vitivinicolo del Friuli Venezia Giulia che nel marzo 2021 è passato sotto il controllo della famiglia toscana intenzionata ad ampliare il portafoglio di tenute in Italia e che oggi detiene una maggioranza qualificata delle quote societarie dell’azienda goriziana. Le due nuove cantine, a Dolegna del Collio e Farra d’Isonzo, con oltre 170 ettari vitati, sono andate a completare gli asset di un gruppo che controllava già Tignanello, Pian delle Vigne, Prunotto e Guado al Tasso, per un giro di affari di 200 milioni di euro. Altro protagonista delle operazioni di M&A è stato Renzo Rosso, imprenditore fondatore del marchio di abbigliamento Diesel, che nell’aprile del 2021 ha aumentato la propria partecipazione in Masi Agricola conquistando un altro posto in consiglio di amministrazione. Con la sua Red Circle Investments è salito al 7,5% del capitale sociale diventando quarto singolo azionista, dopo Sandro, Bruno e Mario Boscaini, appartenenti alla famiglia fondatrice, con una quota del 24,5% ciascuno. Ancora il Gruppo Frescobaldi nel settembre 2021 ha acquisito la Tenuta Corte della Flora, realtà di 90 ettari di terreno di cui 35 vitati di proprietà dell'imprenditore romano Sergio Cragnotti, ampliando il suo raggio di azione in uno dei pochissimi territori vitivinicoli della Toscana dove ancora non era presente: il Nobile di Montepulciano.  width= E queste sono solo alcune delle operazioni portate a termine, con un trend destinato a migliorare ulteriormente anche se il mercato ha poca massa critica e la cultura manageriale ha ancora ampi margini di sviluppo non essendo né diffusa né radicata nelle compagini sociali. In più sono poche le aziende vitivinicole di dimensioni adeguate a divenire appetibili, quelle che rispondono a tale requisito spesso non sono in vendita né aperte alle compartecipazioni perché saldamente guidate dalle famiglie fondatrici. Ma le opportunità per il business vitivinicolo nostrano ci sono, bisogna solo creare le giuste condizioni, come testimonia la diffusione di fondi di investimento specializzati. È il caso di Made in Italy Found, che ha investito nel settore con la Prosit Spa, una holding di aziende vitivinicole a gestione⁣ familiare nata con l’obiettivo di creare un polo di cantine di alta gamma da cento milioni di fatturato complessivo, operazione iniziata con Torrevento, azienda pugliese, cui si sono aggiunte la veneta Collalbrigo e la abruzzese Cantina Nestore Bosco. Se è vero che la pandemia ha accelerato una tendenza già in atto, anche se prerogativa di una nicchia ben precisa, quella delle aziende best in class, dalle migliori performance, da qui ai prossimi mesi si vedranno ancora tante operazioni che coinvolgeranno sia imprese a capitale privato che cooperative, tutte volte al conseguimento di migliori risultati sul piano organizzativo, gestionale, distributivo e dimensionale.  width= Si andranno a fondere realtà simili significative per volumi prodotti ma che non spiccano per asset tangibili come tenute, vigneti e cantine, ma ci saranno anche accorpamenti di realtà di grande prestigio che cercheranno di diversificare e integrare i territori di riferimento per rendere la propria offerta sempre più completa e rafforzare il proprio posizionamento lanciando nuovi prodotti o linee, magari di fascia premium. In previsione anche integrazioni tra filiere diverse dell’agroalimentare con imprese del food che investiranno nel vino per condividere e mettere a fattor comune mercati obiettivo, canali distributivi e competenze manageriali. Mai come in questo momento al tessuto produttivo del nostro paese è richiesta una capacità di adattamento, visione ed uno spirito resiliente, oltre ad un impegno per la crescita delle competenze che possono trovare nelle aggregazioni la naturale evoluzione futura. Potrebbe trattarsi della migliore risposta di fronte ad una scelta quasi obbligata di revisione dei modelli di business, sollecitata dai cambiamenti radicali nei comportamenti di consumo, così come dai nuovi equilibri di forza tra i canali distributivi e dalla difficoltà di dare continuità ed efficacia alle politiche di internazionalizzazione.  width=
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