Vino: volumi in calo e prezzi in salita in GDO
Anche il mondo della Grande Distribuzione Organizzata si prepara a rivedere al rialzo i listini dei vini nonostante il tentativo degli ultimi mesi di difesa di un segmento considerato strategico per la crescita.
Negli ultimi mesi e tenere banco nel dibattito relativo alle prospettive di crescita per il vino nella Grande Distribuzione è l’aumento dei prezzi che colpisce ormai tutti i fronti ed è una spina nel fianco con cui fare i conti.
I produttori vitivinicoli, già dalla fine del 2021, hanno visto crescere i costi vivi del 20-30%, con rincari non solo delle bollette di luce e gas, ma anche di materie prime come vetro, cartoni, tappi, rispetto ai quali si è dovuta affrontare la difficoltà negli approvvigionamenti, per non parlare dei trasporti e delle relative quotazioni in salita che hanno prodotto i loro effetti anche sull’Export.
E mentre i consumatori giorno dopo giorno vedono ridursi il loro potere di acquisto, il Trade, che risente della revisione dei margini dell’intera filiera, è in sofferenza nel tentativo di arginare l’impennata dei prezzi.
I volumi sono in calo, il 2022 si è aperto con il segno meno. Nelle prime 11 settimane le perdite per i vini fermi e per le bollicine si sono attestate intorno al 10%. In parte questa tendenza era stata anticipata dagli analisti, considerato che all’inizio del 2021 c’era stato un forte rimbalzo determinato da una nuova fase calda dell’emergenza sanitaria, con una crescita che si intuiva sarebbe stata difficilmente replicabile.
Ma quello che non poteva essere previsto, a differenza dell’ondata inflattiva, era il conflitto tra Russia e Ucraina che ha fatto precipitare la situazione incidendo indirettamente sullo scenario.
Produttori e distributori hanno fatto fronte comune, anche in virtù della nuova emergenza, per ritenere in parte gli aumenti che inevitabilmente si sarebbero dovuti palesare in ritocchi ai listini, ma la crescita dei prezzi è un fenomeno già in essere e che, nonostante la difficoltà nell’elaborazione delle stime e delle previsioni, sembra destinata a non avere battute d’arresto.
Mentre la GDO ha opposto maggiore resistenza, nel canale HORECA di fatto gli operatori hanno già da tempo accettato la tendenza, con i ristoratori che non si sono tirati indietro di fronte alla revisione dei prezzi dei vini. Ma arrivati a questo punto nessun canale potrà sottrarsi di fronte all’inevitabile.
Si attenderanno le statistiche del dopo Pasqua per comprendere l’entità dei rincari e, seppure la Grande Distribuzione ha approcciato il tema con estrema cautela considerando strategico il segmento enoico per la sua crescita, dovrà cedere, individuando soluzioni in termini di pricing che non mettano a rischio l’appetibilità degli scaffali destinati al mondo del vino.
Ma come affrontare questo momento critico? Sicuramente partendo dalla consapevolezza che l’approccio del consumatore all’acquisto del vino in GDO sta cambiando, come evidenziato dalla recente ricerca di IRI per Vinitaly “Vino e Bollicine nella Distribuzione Moderna”.
Chi acquista vino in GDO tende a prediligere bottiglie da 0,75, a denominazione d’origine con un prezzo medio che continua a crescere: 5,5 euro per bottiglia nel 2021 con un aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente per un valore globale di un miliardo e mezzo di euro.
Sono tornati a crescere a doppia cifra sia a valore che a volume i vini di fascia premium, sopra i 10 euro. Tra i vini a maggior tasso di crescita ci sono il Lugana (7,42 euro), l’Amarone (17,68 euro), il Valpolicella ripasso (7,22 euro) il Nebbiolo (6,70 euro), il Sagrantino (9,35 euro), il Brunello di Montalcino (20,44 euro) e il Lagrein (7,18 euro).
Per quanto riguarda le bollicine nel 2021, trainate dal Prosecco, sono cresciute a volume del 17,9% e a valore del 20%. Si attendono i dati di Pasqua per comprendere se il trend possa essere confermato anche nel 2022, ma in generale si può riconoscere che il loro successo è legato a cambiamenti nei comportamenti di consumo che difficilmente verranno meno: il mondo sparkling è ormai entrato con forza nel rito degli aperitivi italiani, preferito soprattutto dai giovani e sdoganato anche come soluzione a tutto pasto.
Sono aumentate le referenze complessive presenti sia nelle grandi superfici che nelle piccole con una media di circa 500 per le prime e circa 250 per le seconde, ma se ci si sposta negli ipermercati si arriva anche a 800-1000. Questo significa che negli ultimi due anni, complice la pandemia e il fermo dell’HORECA, molte cantine che avevano snobbato il canale hanno scelto di presidiarlo e per farlo ancora nei prossimi mesi dovranno garantire la competitività della loro offerta.
In questo contesto a rischio ci sono alcune denominazioni che potrebbero perdere appeal nei confronti dei consumatori a causa del ritocco dei prezzi in salita, per questo la revisione dei listini sarà una operazione particolarmente delicata che prima di ogni altra cosa richiederà agli attori del mondo del vino di fare fronte comune, condividere e confrontarsi costantemente in totale trasparenza per poter affrontare un momento così complesso, soprattutto perché quella da preservare è la fiducia dei consumatori ai quali va garantita la massima chiarezza su quanto sta accadendo e potrà accadere in un prossimo futuro.
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