Rivoluzione Lambrusco: dal Sorbara doc Bianco ai Lambrusco Boys
L'evoluzione del Lambrusco non si arresta: tra integrazioni dei disciplinari, produzioni innovative e il contributo delle giovani generazioni
VINI E DINTORNI - C’è fermento in casa Lambrusco, ma questa, si potrebbe dire giocando con le parole, non è una novità. Da diversi anni il tessuto produttivo è impegnato in un lavoro di riposizionamento di uno dei simboli del Made in Italy enoico muovendosi su più piani, dalla ricerca e l’impiego di nuove tecniche di vinificazione, alla valorizzazione delle sue produzioni attraverso la comunicazione, con una narrazione che viaggia sulle gambe delle nuove generazioni, in grado di evidenziare potenzialità e relegare nelle pieghe del passato i luoghi comuni.
Un combinato disposto vincente se è vero che l’attenzione a livello internazionale nei confronti dell’universo Lambrusco è cresciuta esponenzialmente, complice l’evoluzione delle preferenze di consumatori ed appassionati che consentono inevitabilmente di potersi giocare più di una cartuccia nello snocciolare i punti di forza di queste produzioni: pronta beva coniugata alla grande qualità, bollicine e bassa gradazione alcolica sono infatti coordinate che coincidono con le direttrici dei consumi in crescita a livello globale.
Da dicembre scorso l’evoluzione in atto nel mondo Lambrusco ha trovato spazio anche in termini formali grazie al grande lavoro portato avanti dal Consorzio di Tutela: sono stati infatti pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entrando così in vigore, i disciplinari aggiornati delle DOC con alcune modifiche minori e qualche novità di rilievo.
In Lambrusco di Sorbara DOC potrà essere proposto anche in bianco nella versione Spumante, riconoscendo il percorso avviato dai produttori che già da diversi anni realizzavano questa tipologia di prodotto con ottime risposte da parte del mercato e degli addetti ai lavori.
La scelta ribadisce la volontà di puntare sulla poliedricità del vitigno e delle sue espressioni nel calice come valore anche in termini di sfumature cromatiche, un plus da giocarsi negli abbinamenti e nello stimolare la scelta da parte del consumatore finale.
Anche l’introduzione della sottozona Monte Barello all’interno della denominazione Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC per la produzione di vini frizzanti risponde alla volontà di ribadire il carattere identitario e distintivo che le etichette di Lambrusco possono esprimere.
La sottozona in questione comprende un areale posizionato in un territorio prevalentemente collinare che abbraccia il borgo di Castelvetro (MO) e dovrà rispondere a specifici requisiti, tra cui una resa per ettaro più bassa, la raccolta a mano delle uve e l’uso di Lambrusco Grasparossa in purezza.
Questi riconoscimenti formali del cambiamento di pelle in atto non sono cosa da poco, un impegno che rinnova e rafforza la fiducia rispetto al percorso intrapreso.
E poi ci sono le nuove generazioni che rappresentano oggi la grande forza che sostiene il cambiamento. C’è chi li chiama Lambrusco Boys, a rievocare le esperienze di un grande territorio del vino italiano, ed hanno in comune la volontà di lasciare il segno e di contribuire a cambiar passo, nel rispetto di identità e radici.
Sono giovanissimi, impegnati in tutti i settori, dal vigneto alla cantina, dalla comunicazione alla distribuzione, alcuni di loro ancora fuori dagli organigrammi aziendali ma impegnati in percorsi di studio specialistici all’estero.
Viaggiano in tutto il mondo, osservano, vivono le tendenze e sono ambasciatori delle produzioni di padri e nonni. Il loro occhi, la loro vista e il taglio di prospettiva rappresentano la vera linfa del nuovo sistema Lambrusco pronto ormai ad abbracciare una sua dimensione contemporanea.
Foto: Marco Parisi
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